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Far la morale a Morales

Risulta un po' troppo facile, col senno di poi, fare la morale a Evo Morales, ormai ex-Presidente della Bolivia: ora i giornali e le pagine web son piene di commenti sui suoi brogli elettorali, sulla sua fuga in Messico, sui messaggi che continua a inviare ai suoi supporter, sul caos che questi ultimi contribuiscono a creare nel Paese.

Io Evo l'ho visto un po' nascere, almeno come Presidente: ero in Bolivia quando ci sono state le proteste per cacciare il presidente precedente, ed ero in Bolivia quando ci sono state le elezioni che l'hanno visto trionfare. E negli anni ne ho seguito la traiettoria politica, e gli innegabili successi. Ruspante, rappresentante (e membro) della parte indigena della popolazione, sindacalista, cocalero (non nel senso di sniffatore, ma di produttore di piante di coca), con i suoi metodi a volte drastici e a volte folcloristici (riunioni tenute all'alba, per non perdere tempo; orologi che vanno in senso antiorario, per ricordare al mondo che, almeno in Bolivia, poteva esistere un altro modo di pensare; poncho indossato sopra camicia e cravatta; e la lista potrebbe andare avanti a lungo) ha rivoltato la Bolivia come un calzino, migliorandone l'economia, l'alfabetizzazione, i trasporti, la cultura e molto altro ancora.

Ma, come molti altri leader, grandi e piccini, non ha voluto ammettere che il tempo passava anche per lui, e che la Bolivia non era il suo giocattolo personale, per quanta cura ne avesse. Si è fatto prendere la mano dal potere (e sappiamo quel che ha detto Andreotti al riguardo...), e non ha permesso ad una nuova generazione di politici di crescere, di prepararsi, di prendere il suo posto. E quando il popolo (nel referendum del 21 febbraio 2016) gli disse che no, non lo volevano ancora presidente, si appellò persino alle corti sui diritti umani per ricandidarsi, per la quarta volta. Il resto è storia recente.

Ora è lontano, Evo. Lontano da quella Bolivia che sicuramente ama, e per la quale ha fatto molto, ma che non è stato capace di lasciar camminare sulle proprie gambe. E il risultato finale è che, in poche dissennate settimane, è riuscito a rovinare non solo gran parte dell'immagine che si era - a fatica - guadagnato, ma anche la situazione sociale di un Paese che ancora ama scioperare un giorno sì e l'altro pure: ora la Bolivia è polarizzata, son tutti o sostenitori o oppositori di Evo, e ci vorrà tempo perché le acque si calmino.

Che spreco!


Commenti

Il giorno 17/11/2019, Daniele ha scritto:
Il giorno 18/11/2019, massielena ha scritto:
E tutto sommato Evo Morales è stato messo da parte; si può dire che infine la democrazia ha vinto.
Ma quanti sono i leader politici di alto livello che sono lì da non so quanti anni e continuano a dettar legge e nessuno li manda a casa? E se pensiamo a nazioni come Russia o Cina, per dirne un paio, mi vengono i brividi a pensare come i loro "Presidenti" possano ancora essere lì a comandare senza che nessuno dica nulla (o qualcuno ha detto qualcosa ed è stato zittito?).
Sono stato assessore nel mio comune, un piccolo comune di provincia, eppure il potere si sente, ti prende, ti affascina, ti viene davvero voglia di tenertelo stretto. Non aggiungo altro; solo che per me ogni democrazia sana dovrebbe mandare a casa i suoi comandanti dopo un po' indipendentemente dal fatto che abbiano agito bene o male, ma proprio perchè la politica corrode chiunque e restare equilibrati col tempo che passa ed il potere fra le mani diventa sempre più difficile.

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inserita il 17/11/2019
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