Nandu 2020 - ultimo tango a Buenos Aires
(qui termina il nostro viaggio virtuale in Sud America)
Buenos Aires, querido!
Dopo un vagabondaggio durato 3 settimane, siamo giunti alla tappa finale, la grande città delle Buone Arie che soffiavano e ancor soffiano.
Il traffico è quello di sempre (non c'è una vera ora di punta, in questa città di 3 milioni di abitanti), i viali sono grandi come sempre, i giardini sono in fiore come sempre... per me è sempre bello ritornare, è una città che mi piace nonostante i suoi mille problemi e problemucci: girare con il naso all'aria per vedere i palazzoni, ascoltare quel bizzarro dialetto che è un misto tra lo spagnolo ed il genovese di chi per primo arrivò qui a costruire il germe della capitale argentina, notare i lavori che non si concludono mai, ascoltare delle note di tango... questo ed altro ancora è, per me, Buenos Aires.
Ho scelto un hotel non eccezionale ma centralissimo, in modo da poter girare facilmente. E così infatti facciamo. Al nostro arrivo è venuta a prenderci anche la guida Mariana, consigliatami dalle mie guide preferite perché brava e perché parla italiano, così cominciamo a scoprire la città già mentre andiamo verso l'hotel, ottimizzando i tempi.
La prima tappa è Recoleta ed il suo cimitero, dove molti famosi argentini sono sepolti, compresa la più famosa di tutti, Eva Duarte Peron, detta Evìta. Le statue degli angeli affascinano i ragazzi, la storia della giovane morta a cui il padre ha scritto una lettera d'addio in esperanto fa scendere qualche lacrima, la musica di Madonna (che non manco mai di suonare) davanti alla tomba della prima dama argentina fa scattare in Leila e Anna la voglia di far musica. Singolare, visitare un cimitero; ma se chi te lo fa visitare ti racconta le sue storie, diventa davvero interessante.
Poi via verso l'obelisco, la Casa Rosada, la Plaza de Mayo e la cattedrale. E mentre Mariana porta in giro il gruppo, io arrivo all'hotel con l'autista e scarichiamo i bagagli, in modo da non portarceli appresso per tutto il pomeriggio.
Le strade bohemienne di San Telmo, poi la Bomboniera del quartiere della Boca con un pellegrinaggio ai monumenti sorti per ricordare il grande Diego Maradona, e infine i colori e le note di Caminito ci introducono a varie parti della storia di questa città. La parte moderna è invece quella di Puerto Madero, dove anche riusciamo a fare quattro passi, mentre scopriamo che si può di fatto trasformare qualcosa di vecchio e quasi in disuso in un luogo bello e affascinante.
Per la cena, ovviamente, bisteccone come se non ci fosse un domani (era proprio previsto nel programma, alla voce "immancabili"): porto il gruppo ad uno dei miei ristoranti preferiti, dove i camerieri son più vecchi delle mura ma va bene così perché loro sì sanno leggerti negli occhi e capire cosa ti piacerà gustare. La classe non è acqua, d'altronde.
Il giorno successivo, che è anche l'ultimo dell'anno, il tempo è libero per visitare la città. Per chi è interessato all'opera e all'architettura ho prenotato visite al Teatro Colòn e studiato un itinerario apposito che li porti a vedere il Palazzo Barolo e l'interno delle gallerie Pacifico; altri preferiscono tornare a piedi fino a San Telmo per esplorarne meglio i dintorni. Di musei ce n'è in abbondanza, peccato solo che la Casa Rosada non sia aperta anche quella, ma per il resto c'è solo l'imbarazzo della scelta: Arte Moderna, Arte Latino Americana, Eva Peron, Storia della Città, Cabildo, ecc. ecc.
C'è un bel sole, e quindi al pomeriggio molti vanno a visitare i giardini, o a farsi un giro in bicicletta nell'oasi al di là di Puerto Madero; ma, tutti, ci ritroviamo in hotel verso le 17, ché rassettatici raggiungiamo la casa di Carolina, una nostra amica di tanti anni fa e con la famiglia della quale abbiamo deciso di trascorrere l'ultimo dell'anno. Barbeque in giardino, i ragazzi che giocano, birre come se piovesse, racconti, foto, una gran festa, e poco importa se la comunicazione a tratti risente delle differenze tra le due lingue, "italiani ed argentinos una fazza una razza".
Tiriamo tardi, molto tardi. Così, il primo gennaio trascorre in parte a letto, ma poi la voglia di uscire è tanta e allora via, a prendere il treno fino al Tigre e là un giro in barca lungo i canali di questa strana Venezia del nuovo mondo. Riesco a convincere qualcuno a provare la pizza da Ugi's, soliti due gusti (pomodoro e mozzarella, con o senza cipolla), nessuno rimane deluso. Le intellettuali del gruppo fanno un giro tra Corrientes e il teatro dell'opera a caccia di bancherelle di libri, dischi, spartiti musicali; altri si dilettano in un più classico shopping lungo Florida e la zona pedonale, mentre io e Max portiamo Marco e Adele al planetario, a vedere i meteoriti raccolti nel parco e il bello spettacolo proiettato all'interno della cupola.
La nostra ultima sera finisce col botto: cena e spettacolo di tango, con ballerini e ballerine talmente snodati che solo a vederli ti viene male alle giunture. Il fatto che il vino sia incluso nel prezzo rende ovviamente la serata ancor più sciolta, la passiamo a ricordare tutte le cose che abbiamo fatto e visto in questo viaggio ed il tempo davvero non basta.
Poi, un'ultima mattinata in città, per gli ultimi "appuntamenti", e il trasferimento verso l'aeroporto di Ezeiza per il volo che riporterà il gruppo in Spagna e poi in Italia.
Un'altra avventura finisce; ma le scintille che si sono accese negli occhi di tutti noi mi fanno capire che non sarà l'ultimo viaggio per nessuno :)
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Una sempre grande emozione.
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inserita il 03/01/2021
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