Nandu 2020 - tanti condor, ma niente puma, sotto le Torri
(continua il nostro viaggio virtuale in America del Sud)
Organizzare un tour cercando di restare dentro un certo budget ti porta a dover fare delle scelte: da qualche parte devi pur tagliare, se vuoi aggiungere. Io, che di mio aggiungerei di tutto per rendere l'esperienza dei miei viaggiatori ancor più coinvolgente, mi sono ovviamente trovato a dover decidere sui tipi di alloggi, di trasporti, su dove utilizzare guide ecc. Fino ad ora, l'equilibrio trovato pare davvero soddisfacente, ma il vero banco di prova sarebbe stato il parco nazionale Torres del Paine, dove avevamo deciso di ... campeggiare.
Gli hotel costano un sacco, e con famiglie di 4 o 6 persone la spesa ovviamente andava alle stelle; l'ostello c'era, ma non tanto più economico, e comunque tutti hanno deciso che tre notti in tenda si sarebbero potute fare senza problemi. E così è stato.
Dopo un volo da Puerto Montt a Punta Arenas, ci siamo spostati a Puerto Natales, villaggio "di frontiera" dove tutti annusano l'odore del parco, così vicino, nell'aria. Pomeriggio passato a camminare tranquillamente, ad esplorare questo "avamposto di civiltà", a fare scorte di cibo per i nostri pranzi al sacco (e di cioccolata e birre, ovviamente, ché a comprarle nel parco costano un botto). Cena luculliana al ristorante gestito da un amico, e si comincia a mangiare cordero, ovvero agnello, che da queste parti ti propongono in ogni salsa (e anche senza).
Al mattino incontriamo Iza, la nostra guida, e partiamo assieme alla volta della grotta del Milodonte, dove Hermann Eberhard scoprì i resti del mitico animale preistorico e Bruce Chatwin ne cercò ancora per raccontarlo nel suo famoso libro "In Patagonia". La grotta è enorme, e le storie che ci racconta la nostra bravissima guida ci fanno rivivere quello che in passato vi accadeva.
Ma tutto viene quasi dimenticato quando arriviamo al primo punto panoramico del parco, e ci godiamo la vista dei "corni" in una giornata che più limpida non poteva essere. Quei colori, legati alle varie componenti rocciose delle montagne, sono semplicemente magici. Marco dice che assomigliano a dei biscotti Ringo, e Leila gli da ragione... da quel momento, ogni volta che li vediamo qualcuno griderà "biscotto"...
Arriviamo alla spiaggia del lago Grey, siamo fortunati e ci sono molti iceberg; nonostante il vento riusciamo a raggiungere la punta della penisola, dove ne vediamo altri ancora, e da dove scorgiamo il ghiacciaio omonimo in lontananza. La navigazione sul lago è una di quelle cose che abbiamo saltato: costa troppo e ci porterebbe via troppo tempo; ma gli iceberg arenati bastano a riempire la nostra fantasia, con quelle mille sfumature di blu date dal quantitativo di ossigeno che il ghiaccio imprigiona.
Ripartiti, arriviamo al campeggio Pehoue in tempo per un picnic, poi ci fermiamo a tutti i punti panoramici lungo il percorso che ci porta al campeggio, riuscendo persino a vedere vari gruppi di guanaco, alcuni con dei cuccioli. Sembrano mettersi in posa per noi, sempre con quella testa alta delle sentinelle mentre gli altri, abituati agli umani, continuano a brucare (gli adulti) e a giocare (i giovani).
Nel tardo pomeriggio siamo al campeggio, le tende sono già montate, i cuochi stanno già preparando la cena, ognuno si rilassa. Il meteo per i prossimi due giorni si preannuncia buono, così con Iza pianifichiamo il programma delle escursioni mentre qualcuno va a farsi la doccia e qualcun altro si diverta a guardare i leprotti che, timidamente, tornano padroni dei prati attorno a noi.
Io dormo assieme a Paolo, sono un po' a rischio ma l'ho avvertito che al primo segno di esalazione lo butto fuori in pasto ai puma, e lui per fortuna si contiene. Il puma, nel dubbio, gira al largo.
Al mattino, dopo colazione partiamo per il cammino lungo il lago Nordenskjöld. Iza è proprio brava a farci scoprire la geologia, la flora e la fauna locale; le ho chiesto di parlare in spagnolo, così che quasi tutti possano capire, e mi limito a tradurre i concetti più complicati (le alternative erano l'inglese e il polacco: nonostante siamo amici ed un preavviso di due anni, non sono riuscito a convincerla ad apprendere l'italiano)... l'unico che ha qualche difficoltà è Max, d'altronde lui è "fluente" in castigliano puro, non capisce le inflessioni locali :)
Il gruppo cammina bene, anche i bambini non hanno problemi e non sono necessarie lunghe pause per recuperare il fiato; piuttosto, le allunghiamo in certi posti per goderci il panorama. Solito picnic nel solito punto ventoso, ma la fortuna ci sorride e mentre siamo lì restiamo a bocca aperta al vedere due condor che, uno dietro l'altro, ci passano a qualche decina di metri di distanza (troppo rapidi, ci hanno fregato: riusciamo a fotografarne solo la coda). Quando il vento comincia a salire, noi siamo già di ritorno, dopo aver visto i "corni" da ancora più vicino ("biscotto!"); ci sono comunque un paio di punti in cui dobbiamo accucciarci, e fare mucchio, per non essere spinti dalle raffiche. Il campeggio ci offre rifugio sicuro, ma dopo cena andiamo all'ostello, e ci sediamo all'aperto per goderci un favoloso tramonto, che tinge di rosso le tre "torri".
Davanti ad una grande mappa del parco abbiamo proposto le opzioni per il giorno successivo, e il gruppo - come quasi sempre succede - si divide: i più valenti, la maggior parte, decidono di andare con Iza alla base delle "torri", una camminata di 4 ore in salita e 4 ore di ritorno in discesa, stancante ma con un premio stupendo se si è abbastanza fortunati con le nuvole (e, come detto, il meteo prometteva bene); gli altri verranno con me, lungo quello che è chiamato il "cimitero dei guanaco", con qualche possibilità di vedere un puma...
Il gruppo di Iza arranca un po', la salita tira, ma ci si aspetta, e tutti ce la fanno, e alla fine la visione di quelle colonne enormi di granito che si rispecchiano nel laghetto alla base è qualcosa di eccezionale (lo vediamo nelle foto che ci riportano, e lo sentiamo dai loro racconti). Noi invece abbiamo un'escursione più semplice, e anche se il grande felino non si fa vedere vediamo invece ancora tanti guanaco, una volpe, un altro paio di condor e le grotte con le pitture rupestri. Arriviamo prima al campeggio, docce calde per tutti, poi aspettiamo i nostri amici oziando e la sera a cena è tutto uno scambiarsi racconti e memorie. Il tempo ci è stato propizio, qui così vicino alle montagne non si mai come andrà a finire, e tutti sono contenti.
Domani lasceremo il Cile, ed entreremo in Argentina (sempre che non ci facciano problemi alla frontiera...)
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inserita il 22/12/2020
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