Suda Merica, missione compiuta!
Il viaggio Suda Merica, cominciato tre settimane fa, è appena terminato: i miei amici, vecchi e nuovi, sono tornati a casa in Italia, ed io mi sono rifugiato in una località a nord di Rio de Janeiro, Buzios, per qualche giorno di relax e mare. Sperando nel bel tempo, ovviamente.
È stato un viaggio interessante, divertente, lungo. Se l'atmosfera era più rilassata (dopotutto, nessuno mi pagava uno stipendio, per cui potevo pure permettermi di tirare il fiato o essere stanco ogni tanto), dall'altro lato non c'era un qualche ufficio che mi supportasse con il lavoro logistico, e quindi tutte le gatte da pelare le dovevo appunto pelare io. Come quando siamo quasi rimasti bloccati in Bolivia, a causa di un improvviso sciopero con conseguenti blocchi stradali che ci avrebbero impedito di raggiungere Uyuni da La Paz; per fortuna, siamo stati avvisati in tempo dal nostro contatto in loco, e siamo riusciti ad acquistare dei biglietti aerei e a prolungare il soggiorno nell'hotel della metropoli boliviana.
Alla fine, abbiamo fatto tutto quello che ci eravamo ripromessi, e se anche le nuvole ci hanno tolto il piacere di un tramonto su Rio dal Pan di Zucchero, devo dire che non ci siamo fatti mancare niente: dalla costa del Pacifico e la capitale peruviana, abbiamo raggiunto la magica Cusco e le sue vestigia Inca; poi la Valle Sacra, dove Pisac ha raccolto molti consensi, e l'ascesa alla cittadella di Machu Picchu, comprensiva di scalata alla montagna omonima, con i suoi milioni di gradini che la mia lombosciatalgia ha affrontato con molto coraggio; un viaggio fatto di visite a chiese barocche spagnole e templi inca e vasti panorami ci ha condotto al lago Titicaca, dove abbiamo messo piede (e Paolo anche qualcos'altro... ah, i doni del mal d'altitudine!) sulle isole galleggianti degli Uros, per poi passare la notte sulla Isla del Sol, con una volta stellata superba; La Paz ci ha accolto con il suo caos controllato e i suoi saliscendi e i suoi mercatini, tutto il contrario di quel che abbiamo trovato nei deserti verso il confine con il Cile, dove le sole folle erano di fenicotteri che, a migliaia, coloravano letteralmente le lagune altiplaniche; Santa Cruz come sosta intermedia, piovosa e addormentanta nella sua domenica, e poi Asuncion, con ancora una pioggerella non troppo fastidiosa e un curioso mix di cultura Guaranì e di lusso architettonico che ormai sembra un vago ricordo; le cascate di Iguazù, potenti come sempre, anche sotto un velo di nubi (e qui bisognerebbe parlare della famosa "maledizione Cattani", che vede il sole sparire ogni volta che un membro della Sacra Famiglia di Creazzo si avvicina...), e poi Rio de Janeiro, la musica, il samba, le spiagge e un povero Cristo che, a furia di far miracoli, finalmente ha mostrato il suo volto.
Tre settimane, dunque. L'anno scorso, con mia madre, il passo è stato più lento, ma direi che non ci siamo stancati troppo, e sicuramente quel che abbiamo visto, sentito, provato e mangiato ci ha ben ripagati.
Ora, però, un po' di vacanza, prima di cominciare a lavorare seriamente...
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Ora abbiamo la tripletta: una foto con il sole, una foto con la tempesta tropicale ed una con le nuvole; direi che la collezione si sta completando in maniera eterogenea.
Per quanto riguarda il viaggio, con calma Francesco ci parlerà delle sue avventure con gli amici, ma soprattutto con l'avuelo con palo (così mi hanno descritto lo sciancato Daniele in macchina tornando da Venezia) che tanto ha faticato per donare alla combriccola una così gustosa e ricca vacanza.
Sarà l'inizio di altri progetti per il futuro?
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inserita il 04/09/2016
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