Di Spotify, e perché lascerò presto i loro servigi
Diciamocelo: ascoltare musica è uno dei piaceri della vita (ce ne sono altri, magari prima o poi ne scriverò). Ed ognuno ha le sue musiche preferite, le sue canzoni preferite, i suoi dischi preferiti, persino i suoi artisti preferiti.
Da un po’ di tempo avevo pensato che sarebbe stato simpatico offrire, nel sito, la possibilità di ascoltare la musica che piace a me (giusto perché il sito è mio, e già quello che c’è dentro esce dalla mia testa e dai miei gusti, mica perché sono particolarmente narcisista...). Ora, non è che serva poi molto: basterebbe inserire i file in una cartella del sito, e poi pubblicare nelle pagine un qualche sistema per ascoltarli. Però, non essendo proprio convinto che fosse corretto nei confronti dei detentori dei copyright, e non volendo vedermi arrivare a casa i tristi rappresentanti della SIAE, che chissà perché mi immagino avvolti in impermeabili e con un cappellaccio calcato in testa, ho deciso di fare un’indagine tra tutti i servizi che offrono musica in streaming, lasciando a loro l’onore del problema dei diritti d’autore.
Tra i tanti servizi disponibili su internet, avevo scelto Spotify, che mi pareva quello corretto: a fronte dell’inserimento di un po’ di pubblicità, ogni tanto, tra un brano e l’altro, promettevano l’ascolto di tutto quello che si voleva (1), e la possibilità di condividere le proprie liste musicali tramite i siti web (2).
Promesse, sempre promesse, voi direte... ed avete ragione.
Il punto (2) è andato a farsi benedire quasi subito: è ben vero che puoi creare una lista di brani preferiti, e condividerla (le mie sono musiche per pecorElettriche e voci per pecorElettriche, per i curiosi) con chi ti pare; ma questo "chi ti pare" non può ascoltarla direttamente dal tuo sito, perché il widget messo a disposizione da Spotify obbliga l’utente a scaricare prima di tutto il software della stessa Spotify. Capirete che, specie per il visitatore occasionale, è una idea davvero idiota; ovvero: streaming una ciuffola, e servizio inutile.
Avevo comunque tenuto le due liste, perché mi piaceva poter ascoltare le mie musiche ogni volta che ero collegato ad internet, senza dover scaricare tutti i file sul mio computer occupando così un sacco di spazio inutilmente. Ebbene, l’altro giorno anche il punto (1) è andato nello stesso posto del punto (2), ovvero in c*#o ai gestori di Spotify: mi hanno inviato un’e-mail nella quale mi informano che han cambiato le regole del gioco, e che potrò sentire gratis la musica solo per i primi 6 mesi, dopodiché dovrò accontentarmi di 10 ore al mese o pagare per acquistare la licenza illimitata. 10 ore al mese sono circa 20 minuti al giorno, nell’ipotesi che ascoltiate musica ogni giorno; a 3 minuti e mezzo per canzone, di media, fanno tra le 5 e le 6 canzoni al giorno. Un CD ne contiene di più (sempre di media)...
Di che cosa si sono fatti, quelli di Spotify? Anche se la licenza costa poco, perché dovrei pagare per un servizio che non mi serve a quello che volevo (2) e che tenevo più per la pigrizia di trovare di meglio da qualche altra parte?
Io li ho già avvertiti che allo scadere dei sei mesi (forse, pure prima) mi perderanno; prima di farlo, ovviamente, farò un backup dei titoli dei pezzi nelle liste, in modo da non dover ricominciare daccapo da qualche altra parte (mi era già successo, in passato, con Last.fm). Spero gli scrivano in tanti, così forse Spotify comincerà ad usare un po’ più la testa invece di divertirsi a promettere e non mantenere...
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inserita il 18/08/2013
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