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Cronache della colecisti, episodio 7: le ali della libertà

Le ultime ore sono le più terribili: stai per essere scarcerato, lo sai, e quindi temi che il giudice emetta una nuova sentenza e non ti faccia uscire. Nel frattempo, per precauzione, seghi le sbarre della finestra e cominci ad annodare le lenzuola.

È proprio mentre mi accingo a questo compito che l'infermiera passa e mi buca un po' a casaccio per fare un altro prelievo di sangue. "Hai le vene difficili da trovare", mi dice. "No, è che si nascondono perché sono stufe di farsi infilzare", le rispondo.

Colazione, con i due soliti yogurt magrissimi ai quali io aggiungo una cucchiaiata di miele che li rende simili al nettare degli dei (beh, almeno di quelli ricoverati in ospedale), e poi attesa.

Nel frattempo arriva FintoGiovane (ha 8 anni più di me e sembra mio nonno - da morto), che presto sparisce verso la sala operatoria ma non per un'operazione al naso (ecco il perché del nuovo soprannome), non prima però di averci frastagliato i maroni con i mille messaggini che si scambia con... cucciolona?!... magari: i colleghi di lavoro (uno dei quali passa a trovarlo, in un orario che definire irregolare è poco, ma tanto qui son così preoccupati del coronavirus che lasciano spalancate le porte ai visitatori tutto il giorno).

E arriva il chirurgo, accompagnato dall'anestesista: "così ci prendiamo avanti per l'operazione", mi dice. I valori sono nella norma - no, non completamente a posto, ma nella norma -, quindi mi dimettono e mi mettono in lista per la chirurgia, ma non prima di altre 2-3 settimane almeno. Mercanteggiamo un po': io ho un tour che parte ai primi di aprile e, dopo essermi perso quello in Messico, non vorrei ripetere la cosa; lui dice che faranno il possibile per darmi una certa priorità, proprio per questa ragione ha portato l'anestesista così mi fa già la visita. Mi spiega per filo e per segno come procederanno con la laparoscopia, e cosa dovrebbero fare nel caso ci fossero complicazioni; quando comincia a parlare di aprirmi in due come una mela sto pensando di ritrattare, ma "ormai ha firmato per il consenso, l'abbiamo in pugno!", e se ne va con un ghigno che ricorda quello del Joker dopo essere stato ospite nel suo programma televisivo preferito (altra citazione!). O, almeno, così mi piace ricordarlo.

Attendo allora che mi portino le carte, pranzo, assisto al ritorno di FintoGiovane, ascolto l'ansimare di Nasello2 e Nasello3, leggo (interessante il libro regalatomi da Max, un'analisi dei riferimenti storici e leggendari della serie Game of Thrones).

Attendo.

Attendo.

Torna il chirurgo con un sacchetto della spesa, penso sia andato a comprarsi il radicchio fresco ed invece mi ha già recuperato le medicine che dovrò prendere nei prossimi giorni; gentilissimo, davvero. Quando poi mi da il foglio con la dieta da seguire, compresi i cibi che non dovrei toccare, vi scopro metà delle cose che mi han dato da mangiare in questi ultimi giorni, compresi quei deliziosi grissini sul cui pacchetto c'era scritto "non temete, qui non c'è olio di palma, solo buon olio di oliva in quantità" e che ora mi sono vietatissimi; la cosa ti fa venire qualche dubbio, ovviamente, e ti domandi pure come fai ad essere ancora vivo (sarei peraltro il primo caso di essere umano, dopo milioni di tonni, ad essere ucciso con un grissino).

Saluto il dottore, e tronfio delle mie carte di dimissione attendo che mi vengano ad estrarre l'ago che ho ancora infilato nel braccio destro. Arriva invece, dopo un po', un'inserviente, dicendomi che se volessi raccattare le mie cose avrebbero da rifare il letto per il prossimo paziente. "Scusi, ma non mi tolgono prima questa freccia metallica inserita nelle vene?" "No, quello per ultimo, quando proprio se ne sta andando", è la risposta. Hmmm. Chiamo quindi a casa, per vedere se posso contare su un trasporto, e poi mi metto a fare i bagagli, verificando di non dimenticare nulla (ieri han trovato un paio di jeans di Nasello1, e l'infermiera ha espresso a voce la domanda che tutti si stavano facendo: "Ma dove ca**o è andato, senza pantaloni?"). Abbandono la stanza, mi faccio tirar via gli ultimi orpelli e poi corro verso la libertà prima che mi fermino di nuovo. All'esterno, con il motore acceso, mi aspetta mia sorella. Balzo in macchina e via!


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inserita il 01/03/2020
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