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Sogni infranti
Partiti da Curtis Springs, abbiamo viaggiato a velocità luce verso est e poi verso sud, lasciando il Northern Territory ed entrando nel South Australia.
Unica sosta, la stazione di rifornimento di Marla, per un pò di benzina ed un pò di cibo. Riesco a bloccare le due tedesche volanti per 5 minuti alla Dog Fence, barriera di 5000 km costruita per tenere i dingo lontani dalle pecore, giusto per scattare una foto; ma nulla le convince a visitare i favolosi Breakaways, con il loro panorama lunare utilizzato per film come Mad Max III e Red Planet, a causa della solita preoccupazione per le gomme.
Giungiamo a Coober Pedy, e decidiamo di attuare quello che era nell'aria: ci separiamo. Onestamente, non riesco a viaggiare a questa velocità, dove l'unico momento in cui la si prende comoda è quello della sveglia, sempre più tarda... meglio che ognuno vada per la sua strada, anche se questo costicchierà un pò di più.
Ma, intanto, sono a Coober Pedy. Fin da giovane, quando avevo visto un documentario su questa zona, sognavo di visitarla (in realtà, sognavo di venirci ad abitare: sottoterra, come molti dei locali, che hanno ricavato le loro case nelle miniere in disuso). Capitale dell'opale australiano (e, con un buon 70% della produzione, mondiale), è più bucata di un formaggio emmenthal che si droghi: tunnel ed ancora tunnel, ovunque; e negozi che vendono opali, solitamente affidabili (ma occhio alle fregature!), e gente che cerca di ripararsi dai rigori dell'inverno e dell'estate state allargando un pò (a colpi di dinamite, o di piccone) i vecchi tunnel e riempiendoli con mobilio e attrezzature moderni o - talvolta - in stile con quelli di Bedrock (Wilma, dammi la clava!). La prima notte la passo nell'unico ostello che pare aperto, gestito da una francese e da un greco e da un altro paio di soci. Il posto è carino, anche se costicchia ben 21 sacchi, ma quello che me lo rende speciale è la chiacchierata di un paio d'ore con i titolari, che culmina nell'offerta di un tipico dolce greco (galattoqualchecosa) già assaporato qualche anno fa: parliamo di film che vengono girati qui, di posti interessanti in Australia, del lasciare tutto e venire a vivere qui, di come si gestisce un ostello sotterraneo, etc. etc.
La mattina dopo, riesco a contattare Graeme e Jean, facendo un pò di indagini; si tratta di due ospiti iscritti a due delle mie associazioni, che via internet non ero riuscito a raggiungere (o, meglio, che non erano riusciti a rispondermi, come scopro succesivamente); mi ospiteranno la
prossima notte. Turisteggio per la città, visitando soprattutto chiese sotterranee e gallerie d'arte; il pomeriggio, invece, è tutto per il Wildlife Park, una fattoria dove una signora ha deciso di prendersi cura di
un pò di animali abbandonati (o feriti durante incidenti); tra gli altri, 7 canguri di varie razze e dimensioni, con i quali passiamo dei momenti divertenti e polverosi (tendono a raschiare nella sabbia per portare allo scoperto zone meno scaldate dal sole). È troppo tardi per raggiungere a
piedi (non ci sono mezzi pubblici, qui) altre due mete che avevo, e ritorno al negozio dei miei nuovi amici; nutriti il pitone, il pappagallo ed i molteplici ragni (è un hobby locale, quello degli animali strani), e recuperate le 3 figliolette, partiamo alla volta della casa. Normale... o,
meglio, non sottoterra; perché la casa, con i muri di legno e fogli di giornale, e qualche insettuccio grazioso che corre ovunque sul pavimento, non è proprio quella che mi aspetterei per dei commercianti in pietre preziose.
Tra una sistemata e l'altra ai due computer di casa (devo smetterla di dire che facevo il programmatore!), riesco a cucinare (carbonara, iperabbondante... d'altronde, morivo di fame, per aver risparmiato negli ultimi due giorni) e ceniamo tutti e 6 allegramente. Andate a letto le piccole, Graeme ed io parliamo ancora a lungo, ma poi la stanchezza mi vince e vado a tuffarmi nel lettone che mi hanno offerto.
Colazione veloce, e poi camminata attraverso la periferia fino al centro, con sosta alla scuola per lasciare le studentesse; lascio i miei bagagli al negozio e mi sparo in sequenza: filmato e visita guidata nelle vecchie miniere (con finta esplosione di dinamite... sensaz!), dimostrazione di taglio e pulizia delle pietre, visita guidata a casa sotterranea (bella fresca, ma la piscina l'hanno costruita in superficie... a proposito: mi han spiegato che gli scarichi dei sanitari convergono tutti in pozzi profondi tanto da durare 30 anni - il che, per un costo di circa 200 dollari, pare molto ragionevole se contrapposto alla costruzione di fognature -, sui quali poi vengono piantati degli alberi che ne traggono mooolto giovamento; pare che la temperatura e la roccia impediscano la diffusione di malevoli odori).
Il resto del tempo, è un patetico tentativo di trovare qualcuno che vada ai Breakaways, o ancora meglio mi porti fino ad Adelaide; nessun successo, mi mangio un pò di pollo fritto e poi compro il biglietto del bus per il sud; saluto tutti, e mi imbarco alle 7:25 con una copia di Stranger in a
Strangeland di Heinlein ed un paio di mele nello zainetto.
Unica sosta, la stazione di rifornimento di Marla, per un pò di benzina ed un pò di cibo. Riesco a bloccare le due tedesche volanti per 5 minuti alla Dog Fence, barriera di 5000 km costruita per tenere i dingo lontani dalle pecore, giusto per scattare una foto; ma nulla le convince a visitare i favolosi Breakaways, con il loro panorama lunare utilizzato per film come Mad Max III e Red Planet, a causa della solita preoccupazione per le gomme.
Giungiamo a Coober Pedy, e decidiamo di attuare quello che era nell'aria: ci separiamo. Onestamente, non riesco a viaggiare a questa velocità, dove l'unico momento in cui la si prende comoda è quello della sveglia, sempre più tarda... meglio che ognuno vada per la sua strada, anche se questo costicchierà un pò di più.
Ma, intanto, sono a Coober Pedy. Fin da giovane, quando avevo visto un documentario su questa zona, sognavo di visitarla (in realtà, sognavo di venirci ad abitare: sottoterra, come molti dei locali, che hanno ricavato le loro case nelle miniere in disuso). Capitale dell'opale australiano (e, con un buon 70% della produzione, mondiale), è più bucata di un formaggio emmenthal che si droghi: tunnel ed ancora tunnel, ovunque; e negozi che vendono opali, solitamente affidabili (ma occhio alle fregature!), e gente che cerca di ripararsi dai rigori dell'inverno e dell'estate state allargando un pò (a colpi di dinamite, o di piccone) i vecchi tunnel e riempiendoli con mobilio e attrezzature moderni o - talvolta - in stile con quelli di Bedrock (Wilma, dammi la clava!). La prima notte la passo nell'unico ostello che pare aperto, gestito da una francese e da un greco e da un altro paio di soci. Il posto è carino, anche se costicchia ben 21 sacchi, ma quello che me lo rende speciale è la chiacchierata di un paio d'ore con i titolari, che culmina nell'offerta di un tipico dolce greco (galattoqualchecosa) già assaporato qualche anno fa: parliamo di film che vengono girati qui, di posti interessanti in Australia, del lasciare tutto e venire a vivere qui, di come si gestisce un ostello sotterraneo, etc. etc.
La mattina dopo, riesco a contattare Graeme e Jean, facendo un pò di indagini; si tratta di due ospiti iscritti a due delle mie associazioni, che via internet non ero riuscito a raggiungere (o, meglio, che non erano riusciti a rispondermi, come scopro succesivamente); mi ospiteranno la
prossima notte. Turisteggio per la città, visitando soprattutto chiese sotterranee e gallerie d'arte; il pomeriggio, invece, è tutto per il Wildlife Park, una fattoria dove una signora ha deciso di prendersi cura di
un pò di animali abbandonati (o feriti durante incidenti); tra gli altri, 7 canguri di varie razze e dimensioni, con i quali passiamo dei momenti divertenti e polverosi (tendono a raschiare nella sabbia per portare allo scoperto zone meno scaldate dal sole). È troppo tardi per raggiungere a
piedi (non ci sono mezzi pubblici, qui) altre due mete che avevo, e ritorno al negozio dei miei nuovi amici; nutriti il pitone, il pappagallo ed i molteplici ragni (è un hobby locale, quello degli animali strani), e recuperate le 3 figliolette, partiamo alla volta della casa. Normale... o,
meglio, non sottoterra; perché la casa, con i muri di legno e fogli di giornale, e qualche insettuccio grazioso che corre ovunque sul pavimento, non è proprio quella che mi aspetterei per dei commercianti in pietre preziose.
Tra una sistemata e l'altra ai due computer di casa (devo smetterla di dire che facevo il programmatore!), riesco a cucinare (carbonara, iperabbondante... d'altronde, morivo di fame, per aver risparmiato negli ultimi due giorni) e ceniamo tutti e 6 allegramente. Andate a letto le piccole, Graeme ed io parliamo ancora a lungo, ma poi la stanchezza mi vince e vado a tuffarmi nel lettone che mi hanno offerto.
Colazione veloce, e poi camminata attraverso la periferia fino al centro, con sosta alla scuola per lasciare le studentesse; lascio i miei bagagli al negozio e mi sparo in sequenza: filmato e visita guidata nelle vecchie miniere (con finta esplosione di dinamite... sensaz!), dimostrazione di taglio e pulizia delle pietre, visita guidata a casa sotterranea (bella fresca, ma la piscina l'hanno costruita in superficie... a proposito: mi han spiegato che gli scarichi dei sanitari convergono tutti in pozzi profondi tanto da durare 30 anni - il che, per un costo di circa 200 dollari, pare molto ragionevole se contrapposto alla costruzione di fognature -, sui quali poi vengono piantati degli alberi che ne traggono mooolto giovamento; pare che la temperatura e la roccia impediscano la diffusione di malevoli odori).
Il resto del tempo, è un patetico tentativo di trovare qualcuno che vada ai Breakaways, o ancora meglio mi porti fino ad Adelaide; nessun successo, mi mangio un pò di pollo fritto e poi compro il biglietto del bus per il sud; saluto tutti, e mi imbarco alle 7:25 con una copia di Stranger in a
Strangeland di Heinlein ed un paio di mele nello zainetto.
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inserito il 10/08/2004
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