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La storia (in)finita di Rat-Man

Tutte le cose hanno una fine. Specialmente quelle buone. È questo il sentimento che mi ha accompagnato nel leggere l'ultimo numero di Rat-Man Collection, il 122; ed è con un senso di tristezza, ma anche di gratitudine, che ho salutato il fumetto che mi ha tenuto compagnia per più tempo.

Chissà, forse neppure Leo Ortolani, il suo creatore / sceneggiatore / disegnatore / inchiostratore (se gli davi una ramazza ti puliva persino per terra), all'inizio pensava che le avventure del "topo dal muso di scimmia" sarebbero andate avanti per così tanto tempo, e soprattutto che la sua storia avrebbe preso le pieghe e direzioni che, invece, l'hanno portato fino a qui.

Le storie, come pesci nel mare, bisogna trovarle, pescarle e, poi, faticare per tirarle su. Specie quelle grandi, ché quelle brevi le pescherebbe anche Sampei, tanto sono facili. Uno parte con un'idea, e cerca di tenere la barra a dritta; ma poi magari la storia stessa fa saltare fuori qualche nuova idea, ed allora o le ignori del tutto o le metti da parte per un po' o prendi il coraggio a due mani e trovi la maniera di includerle.

Un po' come viaggiare, quando sei pronto a fermare il veicolo e a seguire una nuova strada che qualcuno ti ha consigliato e non sai realmente dove ti porterà ma l'istinto ti dice "vai, prova!".

Sarà questo il motivo per cui ho sentito Rat-Man, e il lavoro del suo "fumettiere", così vicino, in tutti questi anni? Da che lo incontrai, nella biblioteca del fratello di un compagno di università, ogni due mesi, immancabilmente, l'ho acquistato in fumetteria, o alle aste di eBay se si trattava di numeri ormai esauriti. L'ho persino sceneggiato in una storiella breve, disegnata dall'amico Andrea Rossetto e inclusa nell'albo in lingua Esperanto che pubblicammo nel 2007 (e di cui spesso Leo si dimentica, quando parla delle versioni in altre lingue della sua creatura... peccato, perché anche se 1000 copie non sono una gran tiratura, per chi è abituato a ben altri numeri, l'Esperanto ha fatto conoscere ed apprezzare Rat-Man in tutto il mondo); un onore ed un piacere, per me, riuscire a coniugare due grandi passioni. Come passionale è stata la partecipazione al Rat-Man Fans Club, non solo per quando abbiamo sudato le tradizionali sette magliette gialle nel gestire il servizio d'ordine per il nostro amico Leo alle fiere di fumetti (Lucca Comics & Games in primis), ma per le giornate trascorse assieme, il lavoro per realizzare le raccolte di fondi da destinare a progetti di microcredito e di beneficienza, le incredibili mangiate durante le t-rat-toriate, e via discorrendo. Ho conosciuto persone straordinarie nel club, e di alcune mi pregio di essere amico, ché anche se non ci si sente spesso - molto per causa di questo mio lavoro che mi porta ad essere sempre via, con il corpo e con la testa - il rapporto di amicizia è lì, solido, come uno spartano alle Termopili, lancia e scudi pronti, e quei nomignoli incredibili che ci siamo scelti per testimoniare il nostro attaccamento al Ratto.

Ora Rat-Man se ne va nello spazio, e comparirà sicuramente in altre storie e le immancabili parodie; ma questa storia, la storia sua e di noi suoi accaniti lettori, è ormai conclusa, ed è bello vederla lì, ben accomodata, sul ripiano nobile della libreria e pensare di averne fatto parte.

Grazie Leo, per questo viaggio speciale, e alla prossima t-rat-toriata.


Ed ora, muskolflekse, mi ekflugas!
Daniele il pecoRatto

p.s.: sì, la storia è conclusa, ma c'è ancora qualcosa che dobbiamo leggere, ed è il motivo per cui quel grande collage in bianco e nero giaceva sul pavimento della mia camera alcuni giorni fa; ora il collage è stato inviato alla Panini, e mi auguro che, per il mio ritorno dall'America Latina, l'albo con il finale alternativo sia lì ad aspettarmi; in caso contrario, sarà "metallo" per tutti!


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inserita il 15/11/2017
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