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Parenti e serpenti
Sao Paulo è la città più popolosa del Brasile (qualcuno parla di 18 milioni di abitanti); in questa stagione, credo sia anche la più nuvolosa...
Arrivato 4 giorni fa per un soggiorno leggermente più lungo del mio ultimo, ho avuto la fortuna di trovare un alloggio per soli 26 reales (con colazione e bagno privato) in una delle vie principali (Sao Joao), a due passi dal centro; anzi, praticamente, in centro. Mai l'abitudine di portare con me l'ombrellino è stata più azzeccata: dal primo pomeriggio fino all'ultima sera, il cielo spesso plumbeo ha scaricato svariati centimetri di acqua sui corpi umani e sui loro grigi grattacieli... San Paolo sembra una Milano troppo cresciuta, che già Milano è bruttina assai (próvinosi a smentirmi), piena di torri che i colori non sanno neppure dove stanno di casa, e con torrenti di persone che vanno e vengono, vengono e vanno... io cerco di ritagliarmi qualcosa da ricordare con piacere, e in parte ci riesco: salgo in cima alla torre Banespa, copia dell'Empire State Building, per guardare dall'alto questa estensione di cemento che pare quasi fatta col Lego; una mostra su Santos-Dumont, nel centenario del suo famoso primo volo a Bagatelle in Francia; il monastero di Sao Bento, con la sua bella messa domenicale cantata in latino e recitata in portoghese; la piazza in cui fu costruita la prima parte di questa (ormai) megalopoli, e quella in cui sorge l'enorme (per niente, a mio parere) cattedrale; il MASP, o Museo d'Arte di Sao Paulo, noto a tutti per essere il migliore dell'America del Sud ed invece enormemente sopravvalutato per me (ma dai, come si fa a scrivere Gauguin con la M e a esibire un sarcofago italiano che nessuno sa da dove viene e come è arrivato lì?); il quartiere di Libertade, dove immigranti giapponesi e cinesi mantengono parte delle loro tradizioni senza per questo cercare di isolarsi dalla società brasileira (e il museo dell'Immigrazione è davvero interessante); il parco di Ibirapuera, dove vado per visitare il planetario e invece (trovandolo chiuso da tempo per restauri) assisto ad un bello spettacolo di danze tribali e poi a quello della sinfonia di luci della grande fontana in mezzo al laghetto artificiale.
Con l'amica Lea, molto presa dal lavoro e dall'influenza, visito la Fiera Biennale del Libro (enorme, altro che quella di Vicenza: più di 800000 visitatori in una settimana!) e alcune zone del centro. Da solo, invece, dato che non sono riuscito a reincontrare Edoardo (l'italiano conosciuto in Minas Gerais), vado a visitare quello che forse è il luogo più noto di San Paolo: l'istituto Butantan.
Onestamente, non sono mai riuscito a capire completamente la passione di mio cognato per i serpenti: pur essendo animali sicuramente interessanti, non sono il massimo come compagni (avete mai provato a lanciare un bastoncino ad un boa? non è che proprio scatti per riportarvelo...), e il fatto che passino la maggior parte del tempo a digerire i rattoni che si mangiano me li ha sempre fatti mettere un gradino più in basso - nella scala dell'affettività - di altre bestie come i gatti o i paguri Bernardo. Ma nessuno puó negare che l'Istituto Butantan non renda attraenti anche questi rettili senza zampe: nato circa un secolo fa come luogo di produzione di sieri, ha raggiunto con gli anni un altissimo grado di tecnologia e produttività coprendo oggigiorno gran parte del fabbisogno interno del Brasile; nel frattempo, ha allargato i suoi orizzonti e anche la sua collezione di animali velenosi, che vengono munti ogni mattina per preparare le magiche pozioni che possono salvare la vita a migliaia di uomini che in loro s'imbattono fortuitamente. Nel Museo di Biologia, il più interessante di quelli aperti al pubblico, sono esposti nelle loro belle teche di vetro decine di serpenti, scorpioni, ragni e altri essere più o meno grandi che forniscono a chi li tocca (o a chi ne viene morso o beccato) dal semplice prurito alla morte rapida; i bimbi si affollano divertiti davanti alle vetrine, i genitori pure, mentre dall'altra parte i crotali e i cobra sonnecchiano oziosi sognando il prossimo topo... difficile dire chi fa la vita migliore...
Arrivato 4 giorni fa per un soggiorno leggermente più lungo del mio ultimo, ho avuto la fortuna di trovare un alloggio per soli 26 reales (con colazione e bagno privato) in una delle vie principali (Sao Joao), a due passi dal centro; anzi, praticamente, in centro. Mai l'abitudine di portare con me l'ombrellino è stata più azzeccata: dal primo pomeriggio fino all'ultima sera, il cielo spesso plumbeo ha scaricato svariati centimetri di acqua sui corpi umani e sui loro grigi grattacieli... San Paolo sembra una Milano troppo cresciuta, che già Milano è bruttina assai (próvinosi a smentirmi), piena di torri che i colori non sanno neppure dove stanno di casa, e con torrenti di persone che vanno e vengono, vengono e vanno... io cerco di ritagliarmi qualcosa da ricordare con piacere, e in parte ci riesco: salgo in cima alla torre Banespa, copia dell'Empire State Building, per guardare dall'alto questa estensione di cemento che pare quasi fatta col Lego; una mostra su Santos-Dumont, nel centenario del suo famoso primo volo a Bagatelle in Francia; il monastero di Sao Bento, con la sua bella messa domenicale cantata in latino e recitata in portoghese; la piazza in cui fu costruita la prima parte di questa (ormai) megalopoli, e quella in cui sorge l'enorme (per niente, a mio parere) cattedrale; il MASP, o Museo d'Arte di Sao Paulo, noto a tutti per essere il migliore dell'America del Sud ed invece enormemente sopravvalutato per me (ma dai, come si fa a scrivere Gauguin con la M e a esibire un sarcofago italiano che nessuno sa da dove viene e come è arrivato lì?); il quartiere di Libertade, dove immigranti giapponesi e cinesi mantengono parte delle loro tradizioni senza per questo cercare di isolarsi dalla società brasileira (e il museo dell'Immigrazione è davvero interessante); il parco di Ibirapuera, dove vado per visitare il planetario e invece (trovandolo chiuso da tempo per restauri) assisto ad un bello spettacolo di danze tribali e poi a quello della sinfonia di luci della grande fontana in mezzo al laghetto artificiale.
Con l'amica Lea, molto presa dal lavoro e dall'influenza, visito la Fiera Biennale del Libro (enorme, altro che quella di Vicenza: più di 800000 visitatori in una settimana!) e alcune zone del centro. Da solo, invece, dato che non sono riuscito a reincontrare Edoardo (l'italiano conosciuto in Minas Gerais), vado a visitare quello che forse è il luogo più noto di San Paolo: l'istituto Butantan.
Onestamente, non sono mai riuscito a capire completamente la passione di mio cognato per i serpenti: pur essendo animali sicuramente interessanti, non sono il massimo come compagni (avete mai provato a lanciare un bastoncino ad un boa? non è che proprio scatti per riportarvelo...), e il fatto che passino la maggior parte del tempo a digerire i rattoni che si mangiano me li ha sempre fatti mettere un gradino più in basso - nella scala dell'affettività - di altre bestie come i gatti o i paguri Bernardo. Ma nessuno puó negare che l'Istituto Butantan non renda attraenti anche questi rettili senza zampe: nato circa un secolo fa come luogo di produzione di sieri, ha raggiunto con gli anni un altissimo grado di tecnologia e produttività coprendo oggigiorno gran parte del fabbisogno interno del Brasile; nel frattempo, ha allargato i suoi orizzonti e anche la sua collezione di animali velenosi, che vengono munti ogni mattina per preparare le magiche pozioni che possono salvare la vita a migliaia di uomini che in loro s'imbattono fortuitamente. Nel Museo di Biologia, il più interessante di quelli aperti al pubblico, sono esposti nelle loro belle teche di vetro decine di serpenti, scorpioni, ragni e altri essere più o meno grandi che forniscono a chi li tocca (o a chi ne viene morso o beccato) dal semplice prurito alla morte rapida; i bimbi si affollano divertiti davanti alle vetrine, i genitori pure, mentre dall'altra parte i crotali e i cobra sonnecchiano oziosi sognando il prossimo topo... difficile dire chi fa la vita migliore...
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Commenti
Il giorno 15/03/2006, Lidia ha scritto...
Non ci posso credere.... hai alloggiato in Avenida Sao Joao!! Cantata persino da Caetano Veloso assieme a Rua Ipiranga...! A quanto pare anche Veloso aveva avuto un primo impatto negativo con Sao Paulo... ma poi si è ricreduto dicendo che all'inizio di questa città non aveva capito niente. Cambierai idea anche tu?
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inserito il 12/03/2006
visualizzato: 2779 volte
commentato: 1 volta
totale racconti: 562
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