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Guidare in spiaggia per miglia e miglia
Hervey Bay è un posto che si può dimenticare: un sacco di ostelli, ma niente vita in giro dopo le 11 di sera (ne ho avuto la prova tornando a piedi per 4 km dopo la visione di Farheneit 9/11). Dimenticarla, quindi... se non fosse per un piccolo particolare: è il punto di lancio per l'avventura a 4 ruote motrici sull'isola Fraser, dove si danno convegno tutti i granelli di sabbia della costa orientale australiana.
È andata così: l'ostello Koala, che mi avevano raccomandato, raccoglie i miei denari, e mi associa ad un gruppo di altri 9 sciamannati (maschi e femmine, senza distinzione); ci danno una lista di cibi vari consigliati, un'altra di alcoolici, ci fanno vedere un video sull'isola e poi l'appuntamento è per le 5:45 del mattino. È allora che ci danno la macchina, un Toyotone bianco latte, e tutto il materiale da campeggio; noi lo controlliamo, carichiamo, carichiamo i nostri miseri bagagli, la spesa fatta il giorno prima e poi partiamo. Un traghetto ci porta fino a Frase, e lì comincia l'avventura: a turno, chi può e vuole condurrà il mezzo tra dune sabbiose e strade gibbose, alla scoperta di un mondo assai strano.
Primo giorno: William guida, e arriviamo fino ad Eurong dove cerchiamo inutilmente di fare provvista di legna da ardere (se la son già fregata tutta); entriamo in spiaggia, quella lunga 75 miglia, ma ne facciamo solo 6 e poi rientriamo per andare a vederci un bel laghetto semicircolare che una duna sabbiosa sta lentamente inghiottendo. Rotoliamo giù per la duna nell'acqua fredda, poi pranziamo a base di panini e, lungo una strada tortuosa quanto sobbalzina, arriviamo ad un altro laghetto, più carino ma senza sole fa troppo freddo per farci il bagno, così allestiamo il campo e cuciniamo un abbondantissimo barbeque. Il dopocena è in spiaggia, a guardar le stelle cadenti e parlare delle rane che cantano dal cielo (e non abbiamo ancora toccato alcool!).
Sveglia, colazione e partenza: raggiungiamo la spiaggia, e cominciamo (alla guida c'è Sebastian) a percorrerla fermandoci a vedere il relitto della Maheno, nave in secca sul bagnasciuga, ed alcune formazioni rocciose degne di rilievo (!). Raggiunta il promontorio di Indian's Head, lo scaliamo e tentiamo di avvistare la fauna marina di sotto (risultato: 2 squali e 3 tartarughe, non c'è male ma c'è chi ha visto balene e delfini); camminata di un paio di chilometri (siamo gli unici stolti che rispettano il divieto di guidare veicoli noleggiati in questo tratto) e raggiungiamo le "Champagne Pools", dove le onde infrantesi sulle rocce raggiungono delle pozze trasformandole in idromassaggi naturali. Ripartiamo verso sud (ora guido io), e dopo una sosta-doccia in uno dei campeggi pubblici raggiungiamo Eli Creek, meta per la notte (nel pomeriggio non si può guidare causa alta marea). Pranziamo, tiriamo su le tende, e poi visitiamo il torrente di cui sopra (il famoso "Creek") nel quale se ci fosse un pò più d'acqua si potrebbe pure nuotare... Coloro che vorrebbero guidare ma non si fidano si sbizzarriscono un pochettino nel tardo pomeriggio, e il risultato sono due begli insabbiamenti (dal secondo ci salva un pescatore di passaggio, con jeeppone e corda da traino). La cena è a base di pasta con salsa di pomodoro e funghi (indovinate chi è il cuoco?!), più patate bruciate nei loro cartocci (incompetenti!) e marshmallow arrostite. Quattro chiacchiere intorno al fuoco, tentando di mostrarsi incuranti delle pioggerelle temporanee, e poi nanna (quando finisce la legna).
Al mattino di venerdì mi alzo alle 5 e mezza, voglio provare ad avvistare i dingo sulla spiaggia. Macché, nenache l'ombra. Così mi faccio 6 km a piedi, per tornare al relitto e fare un pò di foto in luce ottimale. Tornato al campo, do una mano a Sebastian a smontare la nostra tenda, e poi caricato tutto si sale in macchina. Guida Will, che viene beccato dopo 100 metri dalla polizia per guida senza cintura di sicurezza (e per fortuna che ha smaltito le 10 birre di ieri sera!)... da queste parti sono inflessibili, al riguardo. Li convinco a fare una sosta all'imboccatura della Rainbow gorge, che visito solo io (lazzaroni), e mi godo la vista delle dune sabbiose e di un pitone di un metro e mezzo che si riscalda sul sentiero. Arriviamo ad Eurong, facciamo colazione, e poi raggiungiamo il lago McKenzie dove ponziamo e nuotiamo fino all'ora di pranzo (che facciamo in tre... gli altri sono dei lazzaroni...). Ultimo pezzo, guido io e torniamo al traghetto, reincontriamo tutte le altre fuoristrada e le riportiamo all'ostello, dove puliamo l'attrezzatura e poi ci facciamo una bella e meritata doccia.
La sera, serata "tutto quello che puoi mangiare per 7,50 dollari" messicana, e poi grandi feste e fiumi di birra per tutti gli equipaggi scampati alla morte.
È andata così: l'ostello Koala, che mi avevano raccomandato, raccoglie i miei denari, e mi associa ad un gruppo di altri 9 sciamannati (maschi e femmine, senza distinzione); ci danno una lista di cibi vari consigliati, un'altra di alcoolici, ci fanno vedere un video sull'isola e poi l'appuntamento è per le 5:45 del mattino. È allora che ci danno la macchina, un Toyotone bianco latte, e tutto il materiale da campeggio; noi lo controlliamo, carichiamo, carichiamo i nostri miseri bagagli, la spesa fatta il giorno prima e poi partiamo. Un traghetto ci porta fino a Frase, e lì comincia l'avventura: a turno, chi può e vuole condurrà il mezzo tra dune sabbiose e strade gibbose, alla scoperta di un mondo assai strano.
Primo giorno: William guida, e arriviamo fino ad Eurong dove cerchiamo inutilmente di fare provvista di legna da ardere (se la son già fregata tutta); entriamo in spiaggia, quella lunga 75 miglia, ma ne facciamo solo 6 e poi rientriamo per andare a vederci un bel laghetto semicircolare che una duna sabbiosa sta lentamente inghiottendo. Rotoliamo giù per la duna nell'acqua fredda, poi pranziamo a base di panini e, lungo una strada tortuosa quanto sobbalzina, arriviamo ad un altro laghetto, più carino ma senza sole fa troppo freddo per farci il bagno, così allestiamo il campo e cuciniamo un abbondantissimo barbeque. Il dopocena è in spiaggia, a guardar le stelle cadenti e parlare delle rane che cantano dal cielo (e non abbiamo ancora toccato alcool!).
Sveglia, colazione e partenza: raggiungiamo la spiaggia, e cominciamo (alla guida c'è Sebastian) a percorrerla fermandoci a vedere il relitto della Maheno, nave in secca sul bagnasciuga, ed alcune formazioni rocciose degne di rilievo (!). Raggiunta il promontorio di Indian's Head, lo scaliamo e tentiamo di avvistare la fauna marina di sotto (risultato: 2 squali e 3 tartarughe, non c'è male ma c'è chi ha visto balene e delfini); camminata di un paio di chilometri (siamo gli unici stolti che rispettano il divieto di guidare veicoli noleggiati in questo tratto) e raggiungiamo le "Champagne Pools", dove le onde infrantesi sulle rocce raggiungono delle pozze trasformandole in idromassaggi naturali. Ripartiamo verso sud (ora guido io), e dopo una sosta-doccia in uno dei campeggi pubblici raggiungiamo Eli Creek, meta per la notte (nel pomeriggio non si può guidare causa alta marea). Pranziamo, tiriamo su le tende, e poi visitiamo il torrente di cui sopra (il famoso "Creek") nel quale se ci fosse un pò più d'acqua si potrebbe pure nuotare... Coloro che vorrebbero guidare ma non si fidano si sbizzarriscono un pochettino nel tardo pomeriggio, e il risultato sono due begli insabbiamenti (dal secondo ci salva un pescatore di passaggio, con jeeppone e corda da traino). La cena è a base di pasta con salsa di pomodoro e funghi (indovinate chi è il cuoco?!), più patate bruciate nei loro cartocci (incompetenti!) e marshmallow arrostite. Quattro chiacchiere intorno al fuoco, tentando di mostrarsi incuranti delle pioggerelle temporanee, e poi nanna (quando finisce la legna).
Al mattino di venerdì mi alzo alle 5 e mezza, voglio provare ad avvistare i dingo sulla spiaggia. Macché, nenache l'ombra. Così mi faccio 6 km a piedi, per tornare al relitto e fare un pò di foto in luce ottimale. Tornato al campo, do una mano a Sebastian a smontare la nostra tenda, e poi caricato tutto si sale in macchina. Guida Will, che viene beccato dopo 100 metri dalla polizia per guida senza cintura di sicurezza (e per fortuna che ha smaltito le 10 birre di ieri sera!)... da queste parti sono inflessibili, al riguardo. Li convinco a fare una sosta all'imboccatura della Rainbow gorge, che visito solo io (lazzaroni), e mi godo la vista delle dune sabbiose e di un pitone di un metro e mezzo che si riscalda sul sentiero. Arriviamo ad Eurong, facciamo colazione, e poi raggiungiamo il lago McKenzie dove ponziamo e nuotiamo fino all'ora di pranzo (che facciamo in tre... gli altri sono dei lazzaroni...). Ultimo pezzo, guido io e torniamo al traghetto, reincontriamo tutte le altre fuoristrada e le riportiamo all'ostello, dove puliamo l'attrezzatura e poi ci facciamo una bella e meritata doccia.
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inserito il 10/09/2004
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