Amistad

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Negli ultimi giorni, mi sono concesso un po’ di vacanza, visitando amici che avevo conosciuto durante la mia precedente permanenza in Sud America e con i quali, in alcuni casi, ero rimasto in contatto.

Ho cominciato da Guayaquil, dove la porta della casa di Alegria e (don) Antonio era rimasta aperta per me da quel lontano 2005. Sempre lì, dietro la finestrella aperta in quel loro muro arancione, a vendere caramelle e cocacola per guadagnare quel tanto che gli basta a vivere; con qualche acciacco in più, dovuto all’età che avanza (Antonio ha problemi di respirazione, e dorme con una maschera che gli passa un po’ di ossigeno, ossigeno che ha anche in una bombola che si porta in giro quando deve uscire) o alla sbadataggine (Alegria aveva un braccio ingessato, a causa di una caduta mentre tornava dalla spesa), ma con la solita voglia di vivere che me li fa amare così tanto. E, questa volta, c’era pure Karina, la loro figlia, "colpevole" di averci presentati, in visita per qualche settimana.

Il fatto di conoscerci già, di sapere chi siamo e di non doversi ripresentare, è stato sicuramente l’elemento più apprezzabile di questo reincontro: come quando cammini su una strada che hai già fatto, vai più tranquillo, e ti godi di più ogni momento, potendo rivolgergli la tua piena attenzione. Un esempio semplicissimo: dopo neanche mezz’ora che ero arrivato, Alegria mi avverte che i vicini stanno per cominciare il bingo, e mi chiede se ci andiamo. "Certo", rispondo io, pronto a dilapidare un dollaro per vedere se la fortuna ci arride... non lo farà, ma non è certo quello che conta: il fatto di sedersi sugli sgabelli di fronte alla casa dei vicini, insieme con tutto quelli che abitano intorno, senza domande o occhiate incuriosite, e persino con qualcuno che vagamente si ricorda di te, è impagabile, altro che mastercard!

E così, nei quattro giorni che ho passato con loro, siamo andati a vedere le fontane colorate al Malecon del Salado, a visitare il Parque Historico - che si è rivelato una gran sorpresa, gratuito e ben fatto e con un fantastico percorso attraverso le mangrovie per vedere decine di animali caratteristici della costa ecuadoriana -, a votare (nel senso che abbiamo accompagnato Alegria al seggio per le elezioni presidenziali, dove io mi sono spacciato per uno dei volontari che accompagnano le persone affette da qualche invalidità, e dove ho assistito ad un caos ben diverso dalla spensierata organizzazione di alcuni anni fa in Bolivia), a mangiare il gelato, un toast, a fare la spesa... cose normali, insomma, e ne avevo ben bisogno per staccare un po’. Una sera, poi, Karina ha invitato un po’ di suoi ex-compagni di scuola, alcuni dei quali sono arrivati con partner e figli, riempiendo letteralmente prima il salotto e poi il giardino, in un’atmosfera allegra, lieve, nella quale tutti erano benvenuti.

E’ stato difficile staccarsi, alla fine, ma la speranza è che questa volta l’arrivederci sia più a breve termine. E, poi, avevo da prendere un aereo, per tornare in Cile, dove tra qualche giorno comincerò un altro tour. Ma, prima, altra visita, questa volta a Marcos e Tatiana, di Valdivia. Atterrato a Santiago, mi sono diretto immediatamente al terminal dei bus, dove mi sono imbarcato sul mezzo che mi avrebbe portato per molte ore verso sud, lungo la costa. E, arrivato nella bella città universitaria, ho trovato l’amico Marcos ad attendermi, per portarmi a casa sua. Anche questa, nel frattempo, non è cambiata: le anatre sono ancora nel giardino, i remi sono ancora appesi al soffitto, e l’abbraccio con la sua famiglia era ancora caloroso. Le figlie Paola e Carla sono cresciute ancora un po’, rispetto a qualche anno fa quando erano venuti a farmi visita a casa mia, in quel di Villaganzerla, ma è forse l’unico cambiamento.

Anche qui, stesso discorso: niente cose speciali da fare, loro erano in vacanza ed io pure, la città la conoscevo già... e, allora, siamo andati a fare una scampagnata al lago, anche se il tempo non è stato clementissimo (ma Marcos il bagno l’ha fatto lo stesso, cercando di convincermi fino all’ultimo che non era poi così fredda, l’acqua!); a mangiare tailandese in un minuscolo ristorantino dove un tipo fa tutto da solo, e ci sorride quando gli diciamo "sauadiicrap!"; a visitare il lungofiume con i preparativi per la festa cittadina; e a fare un giro nel kayak di legno che Marcos si era costruito più di vent’anni fa, lungo i molti canali che danno, tra i loro canneti, rifugio a decine di uccelli acquatici, per non parlare dei leoni marini che continuano a regnare indisturbati nelle acque di questa città solare, giovane e abbastanza tranquilla. Le sere poi le si son passate parlando di tante cose, o guardando un film proiettato su un grande schermo nella sala d’ingresso o, ancora, semplicemente intorno ad un tavolo, sgranocchiando cibarie.

Sono questi i piaceri della vita, altro che amaro lucano...


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inserito il 22/02/2013
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