Tutto cambia, nulla cambia
Valparaiso non è cambiata molto, da che ci son venuto l'ultima volta; e, considerando che di mezzo c'è stato il terremoto di due anni fa, che non ha avuto epicentro qui ma che la sua scossetta l'ha ben data, e che molte delle case sono abbastanza fatiscenti, direi che è tanto. Gli ascensori sono ancora lì, anche se ora son pochi quelli che vanno su e giù perché gli alti costi di mantenimento hanno convinto gran parte dei proprietari a metterli "in riparazione", aspettando che il Comune si decida a sborsare un pò di fondi per garantirne la sopravvivenza. Ma il Comune non ne ha molta voglia, essendo già impegnato in grosse spese per l'ammodernamento delle strade, la costruzione di nuovi edifici scolastici, e chi più ne ha più ne metta. Le case vistosamente colorate, ricoperte di disegni murali che colpiscono di continuo gli occhi a colpi di cromaticità consapevoli (ed allitteranti!), che in certi casi sono stati tracciati o terminati da artisti famosi, sono anch'esse ancora lì. Come i gatti, che sono dappertutto come 7 anni fa, e che paiono essere più impegnati a godersi il sole sulle scalinate che a cacciare i topi che, in teoria, in una città portuale dovrebbero abbondare.
Al molo ci sono ancora decine di capitani, che aspettano i gruppi di turisti per proporgli passaggi in barca all'interno del porto, più che altro per arrivare al punto panoramico migliore, che secondo molti è proprio la baia, da dove si può apprezzare la moltitudine di colline ricoperte di case colorate che sembrano arrampicarsi una sull'altra; non lontano, leoni marini assonnati (tanto per cambiare) russano e ogni tanto litigano su una spiaggetta, incuranti di chi li fotografa e, soprattutto, dei gabbiani, che continuano a vociare striduli.
È un gabbiano, o forse più d'uno, a svegliarmi dopo la notte passata sulla brandina che Lesly, couchsurfer di Valpo (come lo chiamano in zona... Valpo... sembra il nome di una pastiglia, o di un dandy della Versiglia... "hey, Valpo, come va?!" "eh, fapeffi cofa mi è succeffo, cavo Ambvogio..."), mi ha messo a disposizione. È stata davvero carina, considerando che è assai incasinata con il lavoro, e che sta poco a casa. Ma a me va bene così questa volta, ho un bel pò di lavoro da sbrigare per il tour che sta per partire e per quello successivo, quindi approfitto delle sue ore produttive per infilarmi in un ufficio turistico che sta all'interno di quello che sembra un istituto professionale (o, forse, una facoltà universitaria) e che ha internet agratis, accendere Wall-e (il mio netbook) e navigare la rete. Le cose si complicano un poco quando la batteria si sta per scaricare, ché il posto sembra essere stato progettato da un elettricista scemo, che ha coperto tutte le prese che ci potevano essere nei muri. Dopo un pò di ricerche, ne trovo una dietro un pannello pubblicitario, e mi siedo sul pavimento collegando il cavo di alimentazione. Non passano neppure cinque minuti, e prima arriva un buttafuori che gentilmente mi offre una sedia, per stare più comodo, poi una cameriera che mi offre un pasticcino anche se le dico che non c'entro niente col banchetto che stanno servendo ("fa niente", mi dice), infine un altro tipo che mi dice che se voglio posso pure sedermi ai tavolini del bar, ché non disturbo. Il primo giorno, e poi la mattina successiva, passano così. Ma al pomeriggio mi faccio un bel giro, seguendo l'itinerario lungo cui in teoria dovrei accompagnare i clienti domenica (dico in teoria perché, essendo l'escursione facoltativa, può anche essere che ci vogliano andare in pochissimi, o addirittura nessuno), e la sera mi incontro con Karina e Gaston, la coppia ecuador-cilena che mi aveva ospitato durante la precedente visita e grazie alla quale avevo poi conosciuto Alegria e Antonio a Guayaquil, in Ecuador. Andiamo a mangiare chorrillana, un piatto di carne uovo e cipolla adagiati su una montagna di patate fritte, nel locale dove forse è stata inventata, il casino sociale J Cruz. E si chiama "casino" perché il casino è davvero molto: tra i bambini mascherati per Halloween, e i musici che passano tra un tavolo e l'altro a cantare a squarciagola, fatichiamo a parlare, ma la cosa è divertente; e quando arriviamo a parlare di affari, con Gaston (anche lui coinvolto nel turismo, ma da molto più tempo di me) che rapidamente analizza le mie potenzialità in relazione alle necessità della rete di amicizie che ha costruito in Cile, preferiamo lasciare il ristorante per poterne parlare con più calma. Ma la calma, si sa, è passeggera, e non facciamo a tempo a salire in macchina che lui riceve una chiamata per un lavoro per il giorno dopo, e deve cominciare ad organizzare un pò di cose. Karina ed io, nel frattempo, ne approfittiamo per chiamare al telefono i suoi genitori, che sono felicissimi di sentirmi, specialmente Alegria (don Antonio è già quasi nel mondo dei sogni) che mi ricopre di una caterva di benedizioni; devo dire che mi auguro mi venga assegnato un qualche tour in Ecuador, in modo da poterli andare a trovare (e, ovviamente, ricadere nel torbido vizio del bingo parrocchiale!!!).
A casa di Lesly c'è una piccola festa di compleanno per una sua amica; quando arrivo, aggiungono un posto a sedere, ed eccomi automaticamente invitato. Ma non resisto troppo a lungo, sono ancora un pò fuso per il fuso orario, quindi verso l'una e mezza mi chiamo fuori e vado a dormire, e devo essere ben stanco perché non li sento continuare a chiacchierare.
Giovedì riparto per Santiago, e qui per un paio di giorni continuo con le piccole e grandi cose organizzative (ci sono un sacco di dettagli da sistemare, mi sento un pò come uno scolaretto prima del suo primo giorno di scuola, le cose sono molto diverse da come ero abituato a fare con le altre compagnie con cui ho lavorato), ospite di Daniela e dei suoi coinquilini, che abitano a due passi dall'hotel dove mi trasferirò sabato mattina. C'è tempo per un giro in centro, ovviamente, a verificare itinerari e a inseguire ricordi, o per un giro nel quartiere di Bellavista con tutta la cricca, per un pranzo abbondante e succulento in un ristorantino che pare dimenticato dalle torme di turisti che si fermano un incrocio più indietro; ma la maggior parte la passo al computer, a cercare di trovare alloggi lungo l'itinerario o a contattare chi ci fornirà i servizi in loco (tipo trasferimenti in auto, visite guidate, ecc.). Chiederete: come mai non lo fa l'ufficio, per te? La mia risposta: lo sto ancora cercando di capire, le motivazioni ci sono ma... boh, vediamo come va, intanto è tutta esperienza in più...
Sul sito internet del J Cruz (che ci si stupisce davvero che c'abbiano un sito internet) c'è una bella pagina dedicata al loro piatto più famoso: www.jcruz.cl/chorrillanas.html
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Informazioni
inserito il 03/11/2012
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