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Ti telefona o no, ti telefona o no...
Manaus.
Giornate lunghe, passate al fianco del telefono di casa Lorenzo, aspettando che qualcuno della Olympus Imaging chiami dagli USA (come promessomi) per dirmi come risolveranno l'impiccio della macchina fotografica.
Non posso uscire, perché non so quando chiameranno, e così passo il tempo a trafficare sul sito, a leggere i libri di filosofia di Junior (Kafka e Machiavelli, in portoghese... mica bao-bao-micio-micio...), a stendere la roba che Deborah incessantemente lava (ma quanta roba sporca producono, in questa casa?!), a recuperarla quando si scatena il diluvio (durante uno di questi, un ramo di un albero dei vicini si abbatte sul muro di cinta e su parte del tetto, danneggiandolo... i prodi soldatini arrivano in poche ore, per ripulire - senza riparare...), a provare a produrre dei pasti con i pochi ingredienti a disposizione (ho provato le crocchette di riso, per esempio... ora, non so se voi ci avete mai provato, ma non sono così facili da farsi... a me l'impasto è venuto troppo liquido, l'olio mi ha quasi bruciato vivo, non sono riuscito a capire come vanno impanate... oddio, alla fine mangiabili erano mangiabili, ma devo esercitarmi prima di diventare Gran Gourmet...), e a sperare di poter andare a vedere il nuovo film di Harry Potter.
Giorni interminabili, passati così senza fare niente di utile, e confidando nella cortesia di chi non mi ha mandato via dopo qualche giorno.
Uniche eccezioni, i fine settimana: essendo chiusi i vari Call Center, ne ho approfittato per uscire all'aria aperta. La mia meta favorita è stata la antemenzionata piazza di Sao Sebastiao, dove teatro all'aria aperta e concerti all'aria condizionata hanno innalzato il mio livello di conoscenza della lingua portoghese e culturale in generale. Ma, seppur condizionato dall'assenza di un atto mezzo fotografico, ci ho messo dentro anche qualche escursioncina: come quando sono andato a vedere l'INPA, una sorta di parco in cui animali piante e cultura amazzonica sono mostrati e/o riprodotti (ho quasi pianto al pensiero di non poter fotografare quei benedetti lamantini, così placidi nella loro acqua); o quando, prendendo un bus e poi un traghetto lento lento, ho attraversato il grande fiume passando per l'incontro delle acque (dove Rio Negro e Maranhon scorrono affiancati per chilometri senza mescolare le rispettive acque di colore differente, finché il marrone Maranhon vince...) e arrivando a vedere alcune delle enormi ninfee (Victoria Regia) sulle quali potrebbe sedersi un ranocchio di dimensioni ragguardevoli...
Alla fine, dopo giorni e giorni, una tale signora Messeder della Olympus mi confessa che in realtà, essendo io in Brasile, non mi avrebbero mai telefonato... ! Io allora richiamo UPS a Sao Paulo, mi faccio spiegare per benino le cose e poi ricontatto Olympus dicendo che, dato che hanno pensato bene di incorrere in 300 dollari di imposte per errori nel confezionamento e spedizione della macchina, vedano di pagarle loro che io non ho intenzione di cacciare un quattrino; allo stesso tempo, mi organizzo per proseguire il viaggio: prenderó martedì un battello per Porto Velho, a circa 4 giorni e 900 chilometri, e là, dopo aver incontrato gli esperantisti locali, viaggeró verso sud, verso il Pantanal...
Giornate lunghe, passate al fianco del telefono di casa Lorenzo, aspettando che qualcuno della Olympus Imaging chiami dagli USA (come promessomi) per dirmi come risolveranno l'impiccio della macchina fotografica.
Non posso uscire, perché non so quando chiameranno, e così passo il tempo a trafficare sul sito, a leggere i libri di filosofia di Junior (Kafka e Machiavelli, in portoghese... mica bao-bao-micio-micio...), a stendere la roba che Deborah incessantemente lava (ma quanta roba sporca producono, in questa casa?!), a recuperarla quando si scatena il diluvio (durante uno di questi, un ramo di un albero dei vicini si abbatte sul muro di cinta e su parte del tetto, danneggiandolo... i prodi soldatini arrivano in poche ore, per ripulire - senza riparare...), a provare a produrre dei pasti con i pochi ingredienti a disposizione (ho provato le crocchette di riso, per esempio... ora, non so se voi ci avete mai provato, ma non sono così facili da farsi... a me l'impasto è venuto troppo liquido, l'olio mi ha quasi bruciato vivo, non sono riuscito a capire come vanno impanate... oddio, alla fine mangiabili erano mangiabili, ma devo esercitarmi prima di diventare Gran Gourmet...), e a sperare di poter andare a vedere il nuovo film di Harry Potter.
Giorni interminabili, passati così senza fare niente di utile, e confidando nella cortesia di chi non mi ha mandato via dopo qualche giorno.
Uniche eccezioni, i fine settimana: essendo chiusi i vari Call Center, ne ho approfittato per uscire all'aria aperta. La mia meta favorita è stata la antemenzionata piazza di Sao Sebastiao, dove teatro all'aria aperta e concerti all'aria condizionata hanno innalzato il mio livello di conoscenza della lingua portoghese e culturale in generale. Ma, seppur condizionato dall'assenza di un atto mezzo fotografico, ci ho messo dentro anche qualche escursioncina: come quando sono andato a vedere l'INPA, una sorta di parco in cui animali piante e cultura amazzonica sono mostrati e/o riprodotti (ho quasi pianto al pensiero di non poter fotografare quei benedetti lamantini, così placidi nella loro acqua); o quando, prendendo un bus e poi un traghetto lento lento, ho attraversato il grande fiume passando per l'incontro delle acque (dove Rio Negro e Maranhon scorrono affiancati per chilometri senza mescolare le rispettive acque di colore differente, finché il marrone Maranhon vince...) e arrivando a vedere alcune delle enormi ninfee (Victoria Regia) sulle quali potrebbe sedersi un ranocchio di dimensioni ragguardevoli...
Alla fine, dopo giorni e giorni, una tale signora Messeder della Olympus mi confessa che in realtà, essendo io in Brasile, non mi avrebbero mai telefonato... ! Io allora richiamo UPS a Sao Paulo, mi faccio spiegare per benino le cose e poi ricontatto Olympus dicendo che, dato che hanno pensato bene di incorrere in 300 dollari di imposte per errori nel confezionamento e spedizione della macchina, vedano di pagarle loro che io non ho intenzione di cacciare un quattrino; allo stesso tempo, mi organizzo per proseguire il viaggio: prenderó martedì un battello per Porto Velho, a circa 4 giorni e 900 chilometri, e là, dopo aver incontrato gli esperantisti locali, viaggeró verso sud, verso il Pantanal...
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inserito il 07/12/2005
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