Schegge di Roma
Sono appena tornato dall'Argentina: ieri, ero ancora in volo; oggi, m'aggiro per le strade di Roma, come un qualsiasi turista; domani, parteciperò alle selezioni per lavorare per un tour operator abbastanza grossetto, Grand Circle Coorporation.
Parrà incredibile, ma è l'oggi che mi interessa, e mi ci concentro. Antonietta, la mia ospite di Couchsurfing, è andata a fare una gara podistica, lasciandomi le chiavi di casa e il suggerimento di andare al mercato di Porta Portese. Prendo le prime, e seguo il secondo...
Il mercato di Porta Portese è la cosa più simile al caos che abbia visto nelle ultime settimane; al suo confronto, l'uscita dell'aeroporto Ezeiza di Buenos Aires sembra un santuario buddista. Le bancherelle s'affiancano creando stretti corridoi lungo i quali la gente s'accalca, quasi non avesse mai avuto la possibilità di comprare scarpe o mutande. Un venditore di utensili da cucina dimostra la loro funzionalità con una verve e una comicità formidabili, che affascinano i passanti; chiedo ad una signora se poi la gente compri qualcosa, e lei mi dice "eccerto!". Vari personaggi, probabilmente provenienti dal Bangladesh (almeno, così credo) e dal Medio Oriente, offrono camicie e libri, giocattoli e stivali, giacche in pelle ed annaffiatoi, "in offerta solo oggi che tra poco me ne vado mi raccomando donne ciao ciao!". Un tale prova a passare con la bicicletta, ma i vigili all'ingresso del viale lo fermano, spiegandogli che "proprio non si può". Il venditore di panini con la porchetta si guarda intorno, è ancora presto e nessuno compra, ma lui il profumo lo sparge comunque ché prima o poi qualcuno arriva. Trovo una sola bancherella di fumetti, cerco qualcosa di Rat-Man senza successo, alla fine compro un albo dedicato a Will Eisner ed al suo Contratto con Dio. Senza porchetta, ovviamente.
Passo per la porta, e arrivo al Lungotevere. Un tale ha lasciato su una panchina calzini, scarpe vecchie e la scatola di quelle nuove, appena comprate; si sarà buttato nel fiume? Non lo vedo, e proseguo. In lontananza delle cupole, mentre il fiume scorre vivace ma senza increspature. Scendo al livello dell'argine, lungo rampe semichiuse da transenne e sporche di fango seccatosi; arrivo alla pista ciclabile e subito me ne scosto, per non essere d'impiccio a chi la percorre. Cammino sulle larghe pietre dell'argine. Una coppia di anatre si allontana verso il centro del fiume, il maschio più a monte, la femmina un pò dietro; magari, sono anatre musulmane. Un padre in bicicletta si ferma a sistemare il seggiolino su cui porta il figlio più piccolo, mentre l'altro si guarda intorno facendo le bolle con la gomma da masticare. Trovo dei vetri rotti sulla pista, e li allontano con il piede, prima che qualcuno ci lasci la camera d'aria. Qualcuno fa jogging, altri camminano, altri ancora fanno fotografie. Le rapide vicino al ponte dell'Isola Tiberina trattengono dell'immondizia, presa in una specie di circolo vizioso. C'è immondizia anche sui rami di alcuni alberi lungo il fiume, chissà se ce l'ha messa il vento o ce l'ha gettata qualcuno o ce l'ha portata una piena del fiume. Risalgo al livello stradale, e giro a sinistra, verso piazza San Pietro.
Il Papa già non c'è, non mi ha aspettato; gli ultimi fedeli e turisti stanno lasciando la piazza dopo la messa domenicale, qualche suora si aggira di nero vestita tra le transenne. Alcuni hanno afferrato le seggioline più vicine ai passaggi e vi ci si sono seduti a riposare un po'. Un'auto della polizia è parcheggiata al centro della piazza, non lontana dall'obelisco; un poliziotto la raggiunge con passo rapido. La statua di San Pietro è enorme, davanti all'ingresso della chiesa, ed un maxischermo fatica a nasconderla. Mi viene l'idea di visitare l'interno, ancora una volta, ma la scarto subito vedendo la coda infinita sotto il loggiato del Bernini. Venditori ed accattoni m'aspettano al varco, e ti s'avvicinano non appena lascio il terreno sacro, puntando verso piazza Navona.
Da una parte, vi trovo artisti e non che espongono quadri, spesso non loro, mentre i turisti stranieri si innamorano delle vedute della capitale e dei paesaggi in bianco e nero illuminati da una Vespa colorata. Costeggio la fontana, dove due gabbiani galleggiano perfettamente a loro agio, e mi imbatto in un clown, che sta intrattenendo il pubblico; è bravo, alterna le scenette al coinvolgimento della gente che lo segue, applaudendolo, cercando di non mettersi troppo in mostra per paura di essere utilizzati per uno sketch. Non lontano, una ragazza suona l'arpa, con fare leggermente aggressivo ma con risultati del tutto apprezzabili.
Al Pantheon, con il suo grande oculo che illumina l'intera sala, c'è una manifestazione di ucraini che chiedono solidarietà per il loro paese; una banda suona per loro, mentre sventolano bandiere gialloazzurre e rieccheggiano voci slave. Un'altra banda, che non c'entra nulla con la manifestazione, aspetta con pazienza che la prima abbia finito, e poi attacca le sue musiche da film, con alcuni ucraini che tentano inutilmente di farsi sentire con il megafono. Due centurioni si aggirano nei pressi, qualcuno mi ha detto che a volte chiedono fino a 50 (!) euri ai turisti per farsi una foto assieme, e che questi glieli danno... davvero, la madre degli stupidi è sempre incinta.
Arrivo al viale dei Fori Imperiali, e mi siedo di fronte alla Colonna Traiana, che sale verso l'alto con la sua storia in rilievo. Noto per la prima volta che il nastro non si srotola regolarmente sui suoi fianchi, ma che in certi punti pare allargarsi, slabbrato. Mi incammino lungo il viale, libero da mezzi a motore se non per dei piccoli monopattini elettrici, mentre tanti romani e turisti lo percorrono spensieratamente, e bambini giocano con migliaia di pezzetti di legno messi a disposizione da una qualche associazione.
Antonietta mi raggiunge mentre ascolto un anziano chitarrista, che ripropone classici della musica rock (!); assieme torniamo a Trastevere, dove mi fa visitare un'antica panetteria, e finalmente riesco a mangiarmi un buon trancio di pizza; poi, in un pub di amici suoi aspettiamo l'ora di cena, quando in motorino in una serata fredda e umida raggiungiamo il ristorante che la sera prima non aveva potuto accoglierci, non avendo noi prenotato... stavolta sì, e il cibo è davvero buono, anche se forse un pò caro.
Sono in Italia, di nuovo. Devo farci l'abitudine.
Mustafà, il venditore di Porta Portese, compare in vari video caricati su YouTube, come http://www.youtube.com/watch?v=KbPBN6kvnCU e http://www.youtube.com/watch?v=esrSfajBlNU
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inserito il 16/03/2014
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