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Peloponnesi

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Premessa: questo diario di viaggio nasce da appunti presi durante ilviaggio stesso da Federica, raccolti in prima stesura da Daniele esottoposti ad una revisione finale di Federica.

Informazioni generali:

Costi del viaggio (per 2 persone)
alloggio € 564,45
automezzi € 274,86
traghetti € 326,56
ingressi € 98,00
vitto € 497,57
bar € 39,40
varie € 27,20
totale € 1828,03
  • cisiamo avvalsi, per la prenotazione del traghetto e del solo albergo adAtene, dell'aiuto del CTS di Vicenza; vorremmo qui ringraziare Stefania per il grande aiuto datoci e per gli utilissimi consigli (specie sulle isole);
  • nell'organizzazione del viaggio abbiamo saccheggiato a piene mani i siti internet di esperienze di viaggio in Grecia; ci hanno inoltre aiutato gli amici esperantisti Efthimios Mavrogeorgiadis e Angelos Tsirimokos;
  • abbiamopreso in biblioteca e portato con noi le due guide Grecia 1 e Grecia 2di Mondadori, comode ed utili per informazioni aggiornate e chiare, ela Guida alla Grecia del Touring Club Italiano, indispensabile per laparte storica/culturale;
  • un riassunto dei costi e delle spese del viaggio lotrovate qui accanto; servirà per avere un'idea delle somme utili incaso vogliate ripetere l'iniziativa (tenete conto però che noi abbiamovoluto girare un pò per tutta la Grecia; se decidete per una localitàin particolare, potrete abbattere almeno i costi di viaggio); ah,dimenticavamo: è stato un piacere usare gli euri, e non dovercontinuamente cambiare moneta!
  • tra il materiale indispensabile consigliamo sicuramenteun cappellino, un costume da bagno, una borraccia (in alternativa,vanno bene le bottiglie acquistate in loco e riciclate); inutili, pernostra esperienza, i repellenti per zanzare, in quanto pare non vi siatraccia di tali bestiacce;
  • la guida Touring e l'esperienza sul campo ci hanno insegnato alcune utili parole e frasi.

Ed ora, buon viaggio in Grecia!


2 agosto

E'sera, abbiamo finito da poco di lavorare, e partiamo alla volta diVenezia, dove siamo ospiti del fratello di Federica, Massimo, e delladi lui ragazza.


3 agosto

Lamattina andiamo al terminal dei traghetti e, mentre Federica munita dicartello cerca un passaggio da Igoumenitsa a Meteora, io mi metto infila per fare il checkin; qui, scopro la disorganizzazione dellacompagnia Blue Star: cartelli appesi troppo in alto o troppo in bassoper dire (in inglese… ma siamo in Italia, o dove???) che staisbagliando la fila, due soli sportelli aperti con un traghetto interodi gente da far salire, poca cortesia da parte del personale… insomma,due ore di coda (e non sono neppure l'ultimo!); unica nota positiva, untale con cui mi metto a parlare mi suggerisce di posizionarmi sul pontepiù basso, alle spalle del ristorante, in quanto si tratta della zonapiù tranquilla per noi saccopelisti. Ringrazio, e corro con Federicaall'arrembaggio. Per fortuna, tutti hanno puntato il ponte alto, alsole, e noi troviamo posto di fianco ad un quartetto di tedeschiproprio nel luogo suggeritoci. Puliamo un po' di superficie (altra notanegativa per la Blue Star: visto che vendono il passaggio ponte, esanno che c'è gente che ci dormirà, potrebbero degnarsi di dargli unalavata ogni tanto!), stendiamo poncho (utilissimo per isolare dalmetallo del ponte sul quale si è attaccata la fuliggine dei secoli) edasciugamani, recuperiamo un paio di sedie e ci mettiamo – a turno – adesplorare la nave. Il viaggio passa placido, tra chili di sole e doccerinfrescanti, panini e succhi di frutta, metodi per evitare lafuliggine che per qualche strano vortice cade come neve su di noi,sguardi al mare e occhiatacce a chi si avvicina troppo alle 'nostre' due seggioline. Funzionasse almeno il cinema (ennesima nota negativaper i soliti!), lo si potrebbe andare a vedere … a turno!


4 agosto

Arriviamoad Igoumenitsa nel primo pomeriggio, e svelti svelti ci proiettiamofuori dal traghetto per posizionare i nostri cartelli daautostoppisti... Tanti sorrisi, ma niente, pare che nessuno vada nellanostra direzione, o che siano già tutti strapieni (non abbiamo maivisto tanta roba in macchine così piccole!). Ok, si va in bus. Trovatala stazione dei bus, e aiutati da alcuni ragazzi del luogo che parlanoanche inglese ed italiano, riusciamo a scoprire e ad acquistare duebiglietti per il nostro primo KTEL (la compagnia nazionale diautotrasporti), direzione Kalambaka. Salutiamo una coppia italianaconosciuta alla stazione, che sceglie di prendere il primo busdisponibile e poi fare un cambio per Kalambaka, e ci mettiamo allaricerca – sotto un sole che comincia a cuocerci – di cibo e bevande.Alle 19 ci imbarchiamo sul bus, abbandoniamo senza alcun rimpiantoIgoumenitsa e ci addentriamo nella Grecia continentale, tra un sonno eduno sguardo al panorama. Una sola sosta in una specie di autogrill(tutto legno e verande, sembra di essere in AltoAdige) su stradastatale, in cima ad un passo montano, e poi di nuovo in marcia fino aKalambaka. Arriviamo trenta minuti dopo la mezzanotte, lasciamo alcuniragazzi spagnoli alla ricerca di un luogo per dormire e ci incamminiamoper Kastraki (2 km ca), col naso all'insù: già si vedono i monti diMeteora. Troviamo una domatia (stanza in affitto), la meglio tenuta chevedremo, con aria condizionata e televisione in camera, gestita da unasignora che non parla niente tranne il greco… mmm, cominciamo bene, eci industriamo a gesti e con le poche frasi (“Telo ena domatia”) cheabbiamo imparato dalla guida del TCI.


5 agosto

Lasciandogli zaini alla domatia, partiamo a piedi per andare a vedere imonasteri abbarbicati su spuntoni di roccia, "sospesi nell'aria" (diqui il nome "Meteore"). Il primo che troviamo è Agious Nikolaous,piccolo ed in cima ad una salita e ad una scala che già lì pensiamo ditornarcene indietro. All'ingresso, troviamo in prestito pantaloni perlui e vesti lunghe per lei, per tutti coloro che arrivano vestiti inmodo un pochettino troppo irrispettoso; noi, previdenti, ci eravamoattrezzati… a saperlo, potevamo portare meno roba nello zaino. Paghiamoil biglietto (2 euri a cranio, prezzo standard nei monasteri) edentriamo. Le cellette sono belle, fresche ed affrescate, ma quello chepiù ci piace sono la pace e la vista magnifica che si godono daiterrazzini alti, e la fontanella d'acqua fresca (c'è il refrigeratoreincorporato) che da ora innanzi ci accompagnerà in tutti i sitiarcheologici greci. Certo, pensiamo, che i monaci dovevano fare unabella fatica per portarsi fin quassù tutto quel che gli serviva, ma poidovevano aver trovato il luogo ideale per i loro esercizi spirituali.Riprendiamo il cammino, in salita, col pollice fuori, e finalmente dueragazzi spagnoli ci danno un passaggio fino al monastero di Varlaam.Più grande e più in alto del precedente, ci mostra una comunità piùsviluppata, e la chiesetta e il porticato all'ingresso sono veramenteben fatti. Svicoliamo proprio in tempo, mentre comincia a salire unafolla immensa, portata fin là da pullman sovraccarichi; sulle scaleincontriamo i due ragazzi italiani salutati a Igoumenitsa, che cisconsigliano di salire fino a Megalo Meteoro (dove c'è gente in filapersino sulla scala prima dell'ingresso). Raccogliamo il suggerimento,e riscendiamo, fermandoci a Roussanou; questo è un convento di monache,e la cosa si vede bene nella cura dei giardini e degli ambientiinterni; peccato che la visita guidata sia solo in greco e tedesco.Mangiamo un boccone, recuperiamo gli zaini e sotto il sole cocente ciaffrettiamo alla fermata del bus (che pigliamo al volo) per Trikala; daqui proseguiamo per Lamia, e infine per Delfi, dove arriviamo alle 21.Cerchiamo un alloggio, e seguendo le note che ci eravamo presinavigando in internet troviamo la Pansion Odysseus, seminascosta. Perfare la doccia dobbiamo intimare alla padrona di aprire l'acqua calda,ma poi riusciamo a lavarci e a trovare un ristorante per concederci ilnostro primo pasto caldo greco, con souvlaki a go-go!


6 agosto

Cisvegliamo alle 6 e mezza per andare al sito archeologico, che è subitofuori dal paese, per evitare le masse e per approfittare del fresco delmattino. Con la tessera CTS riesco a farmi fare lo sconto studenti, edentriamo. Certo, ci vuole molta immaginazione per farsi un'idea deimonumenti di cui ora vediamo miseri resti, ma le colonne del tempio diApollo e i gradoni dell'anfiteatro ci fanno avvicinare un po' allacultura ellenica. Mentre il sole comincia ad illuminare il sito diDelfi, ci lanciamo in una corsetta nell'antico stadio, ancora benconservato su un lato, e poi ci dirigiamo verso il museo, incrociando iprimi gruppi organizzati. Nel museo scopriamo la prima regola stupidagreca, che impone di non fare fotografie a monumenti e persone assieme:o il monumento, o la persona… mah? Niet! Dentro troviamo la famosastatua dell'Auriga, una sfinge, due colossali fratelli (che pareavessero recuperato il corpo della madre da un campo di battagliaincuranti del pericolo) ed un toro ricostruito con lamine su di unoscheletro metallico. Usciti, erroneamente prendiamo due succhi difrutta (arancia per lei, limone per me, 5 euri l'uno!!! Ladri!), e poiandiamo verso la fonte Castalia (dove si bagnava la sacerdotessadell'oracolo, e delle cui acque si dice che scatenino la vena poeticadi chi vi si bagna… fandonie, certo). Mannaggia, è chiusa, rimane solouna fontanella… meglio che niente… t'amo, pio bove…

cend iamoancora un po', fino a vedere il tempio di Minerva, con una tholos(tempio a base circolare, teoricamente sovrastato da cupola) indiscrete condizioni. Lasciamo stare il Gymnasio, e schivando i pullmanturistici torniamo in paese. All'ufficio turistico ci dicono che èpraticamente impossibile arrivare al monastero di Agious Lukas conmezzi pubblici, e quindi decidiamo di andare un po' a zonzo –consiglio: non fate acquisti di cibo in negozi diversi daisupermercati, perché tendono a pelarvi… bhe, un po' come in Italia, no?

Tornatialla domatia, scopriamo che fuori dalla nostra portafinestra c'è unpatio con vista sul golfo, ombreggiato da tralci di vite… evvai!Asciugamani per stendersi, relax completo und assoluto. Federica,gentilmente, mi lascia sonnecchiare, cullato dal canto delle millecicale - che sarà poi il leit-motiv ossessivo di questa vacanza.Ceniamo nello stesso posto della sera prima, c'era piaciuto.


7 agosto

Partenzaper Atene alle 9, arrivo verso le 12 e trenta in un terminal sperduto(Atene ne ha due) da cui non sappiamo come raggiungere il centro; ciincamminiamo, e dopo un po' troviamo la linea della metro e vi saliamo.Troviamo facilmente l'hotel Jason, dove ci spartiamo gli incarichi: iosonnecchio, e Federica fa un po' di bucato e lo stende (1 ora dopo,complici il sole ed il vento caldo, sarà già asciutto, asciugamanicompresi). Usciamo a fare un sopralluogo, e camminando camminandoarriviamo ai piedi dell'Acropoli. È sera, cominciamo a salire i larghisentieri che portano in cima ad una delle colline più famose del mondo,e l'arietta fresca che ci dà il benvenuto è il miglior toccasana dopouna giornata calorosa; molti ateniesi, e anche turisti, sembranopensarla come noi; sbirciamo da un cancello dentro al Teatro di ErodeAttico, che è aperto solo al pubblico degli spettacoli che vi sisvolgono quasi ogni sera; saliamo persino sull'Areopago,vice-collinetta dove gli oratori ateniesi parlavano alle folle, e doveora i turisti si sdraiano per fotografare meglio la città ed imonumenti.


8 Agosto

Lasveglia ci richiama all'ordine alle 6:30, ed alle 7:30 già siamoall'Acropoli. Trovata la biglietteria - un casotto leggermentediscostato dall'ingresso, per permettere di gestire meglio le frotte divisitatori - acquistiamo un carnet scontato di 6 ingressi a 6 sitidiversi ad Atene: l'Acropoli stessa, il teatro di Dioniso, l'Agoràantica e quella romana, il tempio di Zeus Olimpio e il Kerameikos.Passiamo il cancello e ci avviamo ai Propilei, l'antico ingresso conscalinate e porticati dell'Acropoli. Sorpresa! Al posto del tempio diAtena Nike, che dovremmo trovare sulla destra, e che vediamo sucartoline e guide turistiche, c'è un enorme spazio vuoto! Una dellesolerti (ironia, solo ironia…) custodi ci dice che hanno terminato dismontarlo per pulirlo e restaurarlo, e dovrebbero ritirarlo su per leOlimpiadi del 2004… se credono che noi torniamo apposta per vederlo, sisbagliano di grosso! Entriamo, ed andiamo subito a gustarci ilPartenone, ingabbiato da impalcature per permetterne il restauro. Bhe,considerando che è saltato per aria a causa di un po' di polvere dasparo che vi avevano immagazzinato dentro i turchi, e grazie aicannoneggiamenti dei veneziani, è ancora in discrete condizioni (ma peri fregi bisogna fare un salto al British Museum di Londra). Sta moltomeglio l'Eretteo, tempio caratterizzato dalle famose Cariatidi, che nesorreggono il tetto con la testa. Riusciamo a goderci il tutto primadell'arrivo dei gruppi guidati, e poi entriamo nel museo dove vediamouna buona parte dei materiali originali rimossi per ovvii motivi.

Usciamo,aggiriamo la collina passando davanti al Teatro di Erode Attico escendiamo fino a quello di Dioniso, dove si possono vedere i resti diun anfiteatro con un mosaico al centro (chi in quel mosaico riesce aveder descritta la vita di Dioniso - e lo dice nelle guide - ècertamente un folle!). Poi facciamo un bel pezzo a piedi fino ad unasorta di parco, attorno al quale passano a velocità vertiginosa mezzi amotore di tutti i tipi, e che contiene uno spiazzo al cui centro sitrovano i resti del tempio di Zeus Olimpio; rimangono solo il basamentoe poche colonne, ma una di tali colonne è caduta complice un terremotoe il fatto che non l'abbiano più rialzata permette di vedere come eranofatte: praticamente, delle rondelle di sedano col buco al centro (cheserviva per impilarle correttamente con qualche attrezzo), solitamentepiù larghe verso metà dell'altezza della colonna. Torniamo all'AgoràRomana che, a parte la Torre dei Venti (così chiamata per avere suognuno degli otto lati raffigurato il vento che in quella direzionespira) - nota per aver dato asilo anche a danze dervisce (ma comefacevano, in quel bugigattolo, a girare sulle spine dorsali?), non èaltro che un insieme di ruderi come tanti, e poi ci dirigiamo versol'Agorà Antica… oooh, qua cominciamo a ragionare: lo spazio è piùgrande, ci sono templi (uno praticamente intero!) e resti di altrimonumenti, ma soprattutto c'è una Stoà (porticato) ricostruitafedelmente e trasformata in museo - dentro ci sono persino degliOstrakon, su cui venivano scritti i nomi delle persone che si volevanoesiliare da Atene. Sotto un sole cocente (è l'una, ormai) raggiungiamoil cimitero del Kerameikos, dove tra monumenti funebri e decine di vasie altri oggetti in ceramica sudiamo gli ultimi centilitri d'acqua cheabbiamo in corpo. Per fortuna i biglietti sono finiti, e noi possiamoandare un po' a zonzo… In un bar (Flocafè, vicino all'ufficioinformazioni turistiche - che questi dementi chiudono alle 16!)scopriamo la bevanda che ci accompagnerà per tutta la vacanza: ilNesFrapè (praticamente, un caffè freddo shakerato fatto con il caffèsolubile, con aggiunta di zucchero latte e cubetti di ghiaccio, eaccompagnato - nei locali ‘serì'- da continui rifornimenti di bicchierid'acqua fresca), una cosa che in Grecia paiono bere tutti e in ognimomento. Delizioso! Ahhhhh, si spalma sul gargarozzo… ma torniamo alnostro giro: raggiungiamo la sede del Parlamento, dinanzi al qualeavviene ogni ora il cambio della guardia; i soldatini presenti sonovestiti in maniera incredibile, zoccoli col ponpon compresi, ma sonosocievoli e accettano di essere utilizzati come sfondo delle pose piùincredibili (attenzione, però: durante la cerimonia, non guardano infaccia a nessuno, e se siete seduti sul selciato per guardare rischiateche vi travolgano!). A fianco del parlamento ci sono i GiardiniNazionali, un parco la cui particolarità risiede nel fatto che è lasciato allo 'stato brado': nessuno può e deve occuparsene, solo laNatura; quindi, ci si può rinfrescare all'ombra, ma sempre con unocchio ai rami che potrebbero cadere.

A zonzo ancoraper Monastiraki, il quartiere dove c'è un famoso mercato delle pulci eduna serie infinita di negozietti acchiappaturisti e di luoghi diristorazione che i turisti se li contendono a volte duramente. Mangiamoromanticamente ai “5 Fratelli”, accanto alla Torre di Venti, poisaliamo sulla collina del Filopappo dove osserviamo un po' l'Atenenotturna e infine andiamo allo spettacolo di danze della scuola DoraStratou (un'istituzione, pare; lo spettacolo è bello, perché fa goderele musiche e i balli tipici di varie parti della Grecia, ma se cercateil Sirtaki resterete delusi: non lo fanno).


9 Agosto

Andiamoal museo di arte cicladica, dove ci innamoriamo delle statuette dipietra biancastra con i volti abbozzati e squadrati (ricordano quelledell'isola di Pasqua…), e poi saltiamo su di un bus per raggiungereCapo Sounion, dove è appollaiato il tempio di Poseidone. Mentrearriviamo, nel primissimo pomeriggio, adocchiamo una baietta pocolontana dal tempio, con acque di un blu mai visto e tre dicansi 3persone a prendere il sole. Verificato che il sito chiude al “tramontodel sole” (così sta scritto sul cartello d'entrata), andiamo agodercelo (il sole) e a fare il nostro primo bagno greco… ahhh, chegoduria! L'acqua è salata al punto giusto per galleggiare, l'arietta cirefrigera quel tanto che basta e le ore passano placide e serene. Versole 18, risaliamo, andiamo a farci un Nesfra (!), e poi entriamo nelsito. Del tempio, all'interno del quale non si può entrare, come inquasi tutti i monumenti greci, rimane in piedi abbastanza per intuirnela forma e la grandezza; ma è la vista della zona quella che più ciaffascina: il mare dal promontorio (da cui secondo la leggenda si gettòEgeo credendo morto a Creta il figlio Teseo), il sole che lentamente siinabissa dietro le isole ad ovest, gente di ogni nazionalità che è lìalla ricerca del posto ideale da cui fare una foto (hei, cercate forsequeste tre pietre alle quali Federica ed io siamo appoggiati damezz'ora???)… eccolo, è lui, il momento del tramonto – aspettandoquelli di Santorini!

Saliamo forzatamente su di unbus, nel senso che l'autista non voleva caricare persone che tornavanoad Atene, cercando di convincerle ad aspettare il bus che sarebbepassato un'ora dopo. Questa storia della KTEL è incredibile, passiamoda bus scassati ed autisti stronzi a corriere di prima classe e autistigentilissimi, consigliamo di informarsi sempre e tenere sempre più diun occhio aperto.


10 Agosto

Gironzoliamoper Monastiraki, alla ricerca di qualche affare (io prendo unacantonata, acquistando un libro sulla mitologia greca per 10 euri etrovandolo poi fino a 6,40 in altri negozi, e poi mi rifaccio trovando3 cd originali di Alan Parsons Project a 6 euri l'uno; Federica trovainvece delle mollettine per capelli di forma strana). Lasciatol'albergo, prendiamo la metro fino al Pireo, dove acquistiamo ilbiglietto per Creta (esattamente, per Chania) e poi attendiamo la nave(che arriva puntuale alcune ore dopo). Troviamo subito delle panchinesul ponte superiore, ma dopo un po' di navigazione ci accorgiamo chec'è troppo vento, e recuperiamo un po' di posto dove stenderci dietroil muro della discoteca, che ci ripara dall'aria dispensandoci musicadi sottofondo. Anche qua, niente cinema, niente piscina, e gente chedorme in ogni anfratto della nave.


11 Agosto

Arriviamoal porto, prendiamo il bus per Chania (l'antica Candia veneziana, cittàleggermente fuori dalla sfrenatezza turistica) e qui cerchiamoalloggio. O, meglio, Federica cerca alloggio, mentre io (che sonorimasto un po' più sveglio la notte per vegliare) faccio la guardiaagli zaini. Poca fortuna, ed allora ci si rimette in cammino neivicoletti, finché il classico colpo di fondoschiena non ci fa bussarealla porta di una certa Maro: sì, la stanza c'è, con tanto di lettomatrimoniale e ventilatore e vista sui tetti e frigo fuori dalla portae costa solo i soliti 30 euri (lo standard); e mentre siamo lì chetiriamo un attimo il fiato, Maro si presente con caffè e biscotti, enoi decidiamo di fermarci un po' più di quel che pensavamo!

Riposati,giriamo per le vie, vediamo una chiesa con campanile e minareto uno afianco dell'altro (ah, la convivenza pacifica, che bella cosa),troviamo un piccolo grande take away (ma eat inside, too) greco(“Babel”) dove ci abbuffiamo di Gyros e spremuta di arancia, troviamofacilmente informazioni sui bus che servono la regione (dopo averabbandonato l'idea di affittare una macchina, cosa che costerebbe unpo' troppo; e facciamo bene, perché da Chania partono un sacco di corseper molte località) e, con un po' più di fatica, troviamo anchel'ufficio informazioni (seminascosto in una ex moschea), dove ci dannodelle dritte sulle spiagge migliori da visitare.

Prenotiamoal ristorante Semiramidis, torniamo un po' in camera a ponzare e poiandiamo a cena. In una cascata di bouganvillee, allietati dalle musichedi due suonatori, a lume di candela mangiamo (bene) e alla fine cioffrono pure cubetti d'anguria e un goccino di quello che pensiamo siaOuzo (lo assaggiamo, ma è praticamente alcool puro! - e poi dov'è ilgusto di anice per cui si caratterizza??).


12 Agosto

Busper Elafonissi. Il tragitto dura circa un'ora e mezza, ci sono solo trebus al giorno e dobbiamo superare un po' di monti (e stiamo andando inspiaggia?!), ma ne vale la pena: la spiaggia è bella, con dei tratti disabbia rosa, l'acqua è cristallina, i colori della natura selvaggi edil sole piacevolmente caldo; guadiamo una piccola laguna dall'acquapoco profonda per cercare un posto con meno gente, e poi ci piazziamoal sole, assicurando gli asciugamani contro il forte vento. L'acquadella laguna, rinnovata da una breccia nel cordone di sabbia, è bassa efresca, ma non è soggetta alle onde del mare aperto che si vedono pocopiù in là. Alle 16, stremati dal vento, ci apprestiamo al ritorno conl'ultimo bus, che però deve prendere una strada alternativa, perché nelpomeriggio è scoppiato un incendio sui monti e la zona è pericolosa ebattuta dai mezzi aerei antincendio. Percorriamo nuovamente piccolestrade di montagna che si gettano scoscese nel mare. Il nostro autistadi tanto in tanto si ferma a salutare qualcuno e poi sfreccia col suobus, musica a palla. Arriviamo a Kastelli-Kissamou, che visitiamovelocemente (ma non c'è neanche niente da vedere, tranquilli!)attendendo la coincidenza; tornati a casa, andiamo a letto senza cena,letteralmente cotti dal sole.


13 Agosto

Busper Falassarna. Anche qui poche corse, spiaggia più esposta al mareesterno e quindi cavalloni superbi in cui gettarsi e giocare e nuotare.Arduo è il compito di trovare un po' d'ombra, ma ci riusciamo quandonon resistiamo più al sole, complice un albero d'olivo. Ceniamo in unristorantino seminascosto (“Ellatio”), scelto la sera prima mentregiravamo nel labirinto delle “calli” intorno al porto veneziano diChania, ristorantino da poco aperto da un ex-cameriere, dove ci portanoporzioni superabbondanti di cibo delizioso; non c'è l'atmosfera folkdella sera prima, ma non possiamo esimerci dal congratularci con ilgestore per quello che è riuscito a fare qui (e lui ci ringraziacontento delle nostre parole… quasi temiamo che ci adotti!). Tornatialla nostra pensione, cominciamo a cercare la signora Maro per pagarela camera, ma non la troviamo. Mmm, potrebbe essere un guaio, vediamocome va avanti la storia…


14 Agosto

Ilmistero di Maro scomparsa si infittisce: Maro ancora non si trova, enon c'è nessuno a cui carpire informazioni in un idioma comprensibile.Finalmente la sua vicina la chiama e si scopre che il suo taxi (lei nonvive qui) è in ritardo, noi lasciamo i soldi alla vicina e andiamo aprendere il bus per Heraklio. Due ore ed un quarto dopo, siamo nella 'capitale' di Creta; acquistiamo il biglietto del traghetto perSantorini, ci sistemiamo all'Ostello della Gioventù e poi andiamo almuseo archeologico, dove sono custoditi tutti i reperti della civiltàMinoica recuperati. E' molto grande, c'è molta gente (tanti gruppiorganizzati), e le parti più belle sono i vasi (hei, il famoso vaso‘polpo', che si vede in ogni libro di storia dell'arte!) ed i mosaicial piano di sopra. Lasciamo il museo e pigliamo un bus (ce n'è uno ogni30 minuti) al porto per andare al Palazzo di Cnosso; qui è già piùtranquillo, ed il fatto che durante le campagne di scavi parti delpalazzo siano state ricostruite (addirittura, ridipinte) ci permette diimmaginare più facilmente cos'era questo centro così importante per unintera civiltà. Passeggiamo tra le 'vie', cercando di riconoscerel'antico labirinto e di perderci in esso, restii a lasciare questoluogo pacifico per tornare alla confusione di Hiraklio.

Tornatiin centro, acquistiamo dei dolci in una pasticceria, e li mangiucchiamogirovagando. A cena andiamo in un ristorantino seminascosto (litroviamo tutti noi!), di nome “Embolo” – per fortuna non è dimalaugurio.


15 Agosto

Federicaci fa svegliare ad ore antelucane, arriviamo al porto che devono ancorasvegliarsi anche le navi (e la nostra non si vede!), così faccio ungiro per recuperare qualcosa per colazione. Partiamo alle 8, e dopo 3ore e mezza cominciamo a vedere isole ovunque: ce ne sono di più diquelle segnate sulle mappe delle guide, evidentemente sono davvero pocoimportanti. Entriamo lentamente nella caldera sommersa di Santorini, eattracchiamo al porto di Thira. Qui, scansando le torme diprocacciatori di alloggi, che si litigano ogni singolo viaggiatoresceso dal traghetto, saliamo su un bus che ci porta su in città (lecittà principali si affacciano sul bordo del cratere) e da quiprendiamo un altro bus per Oia. La ricerca di una domatia è estenuante,dopo un'ora e mezza sotto il sole torniamo alla prima che avevamotrovato e che, nel frattempo, ha pensato bene di alzare i prezzi (!);attenzione: le stanze con vista sul cratere costano molto di più, eonestamente non pensiamo ne valga la pena (tanto, quando fa buio non sivede più niente). Girovaghiamo tra le vie e le gradinate del paese,ammirando le case di un bianco abbagliante, gli scorci che aprono unafinestra sul mare e le macchie di colore che spuntano all'improvvisovivacizzando l'insieme; poi andiamo sulla punta più a ovest per goderciil tramonto (che tutte le guide ed i cataloghi dicono esserebellissimo); c'è un sacco di gente, ci facciamo largo un pochettino epoi io – in preda a raptus di intraprendenza italianesca – mi arrampicosu uno dei bassi tetti piatti per posizionarmi al meglio. Convienedavvero arrivare almeno un 30-40 minuti prima, ma lo spettacolo di unsole rosso rosso che si inabissa nel mare illuminandolo è davveroentusiasmante (come lo è lo spettacolo di tutte queste teste cheguardano in quella direzione, in silenzio quasi assoluto). Abbiamofame, e ci imbattiamo nel “Blue Sky”; cibo buono ed in gran varietà,prezzi ridotti a meno di due terzi dei concorrenti, servizio rapido edun simpaticissimo maitre lo fanno diventare il nostro approdo fisso,tanto più che Federica vuole provare la zuppa di fagioli giganti che ioho assaggiato a Chania e la chiederà ogni sera (fino a trovarlal'ultimo giorno; sospettiamo abbiano acquistato apposta i fagioli perlei!).


16 Agosto

Busdi prima mattina – con cambio a Thira – per raggiungere Akrotiri, postaall'alltra estremità dell'isola e nota per il sito archeologico(attenzione: è aperto solo fino alle 15) e le spiagge rossa e nera. Noiscegliamo la rossa, la raggiungiamo scendendo attarverso le roccefranate a formarla: è fatta di minuscoli frammenti di lava, vuotaquando arriviamo ma facile a riempirsi di accaldati personaggi incontinuo ricambio a mano a mano che il giorno avanza. Fa talmente caldoche anche il venditore di cocomeri e meloni si ripara spesso all'ombra;ma noi, che la frutta ce la siamo portata dal negozio sotto casa e cela siamo già pappata, scegliamo la frescura dell'acqua dalla qualeaffiorano degli scogli che sembrano fatti apposta per sdraiarcisisopra. Tornati a Oia, cerchiamo un posto nuovo per guardare il tramonto(vicino ad un mulino) e poi andiamo al “Blue Sky”.


17 Agosto

Laspiaggia prescelta è Perivolos, a lato della più chiassosa efrequentata Perissa. Qui c'è sabbia scura/nera, il fondale che siinabissa velocemente e il mare è forse un po' più fresco del giornoprima perché più esposto alle correnti. Qualche nuvola solca il cielo,scurendolo un po' nel pomeriggio. Decidiamo di andare a Thira agirovagare. Ci arrampichiamo per erte viuzze e scalinate (dove veniamosuperati da una comitiva di muli in fila indiana) tra le vecchie casedella città, ammiriamo la caldera e poi andiamo a piedi fino aImerovigli (il centro abitato più elevato dell'isola). Il tramonto loguardiamo da lì, dallo spiazzo dinnanzi ad una chiesetta, con pochepersone che come noi hanno scoperto questo punto di osservazione.Pigliamo il bus per Oia, che ci fa fare un giro pazzesco (scende erisale lungo i fianchi del vulcano, per strade che a stento cipasserebbe un motorino… a proposito di motorini: Santorini è un luogoin cui affittarli conviene e per il prezzo - 4 euri al giorno - e perl'utilità – si può girare liberamente senza aspettare le affollatecoincidenze degli autobus; l'unica accortezza è quella non andare inviaggio con una persona come Federica, che avrebbe paura anche di unmonopattino e che ci impedisce quindi di scorrazzare motorizzati lungoil cratere – Federica controbatte: perché privarsi di un simpaticoautista e rischiare di trovarselo di fronte contromano in uno deitornanti improvvisi? – ma conferma l'utilità del mezzo motorizzato adue ruote).


18 Agosto

Raggiungiamoin autobus il porto (il bus è pieno, e viaggia a porte aperte; io – inpiedi – devo fare di tutto per impedire agli zaini di cadere nelvuoto), e da qui pigliamo il ferry per Paros. Arrivati a Paroikia, ilcapoluogo, cerchiamo alloggio trovandolo in una casa un po' nascosta,dove ci danno una stanza con ampia terrazza. Visitiamo la città, con lasua chiesa dalle 100 porte (pare che, tra porte e finestre, siano 99, eche quando verrà trovata la centesima Bisanzio tornerà cristiana), lesue viuzze strette e bianche, i suoi abitanti (gentilissime, dueanziane signore che sorseggiano il caffè fuori di casa ci invitano adunirci a loro, e poi chiamano tutti i vicini per partecipare a questomomento di interculturalità… in realtà, le parole che scambiamo sonopoche, e solo con una di loro – che parla un buon inglese -; ma, quelche conta è lo spirito, no? Ceniamo in un ristorantino che riempie uncortile, e poi a nanna.


19 Agosto

Andiamofino a Naoussa, villaggio di pescatori caratterizzato dal porto e dauna piccola fortezza veneziana che si sta lentamente inabissando.Facciamo un giro veloce del porto, non c'è mare da pesca oggi: ipescatori rammendano le reti e le mettono ad asciugare, e si dedicano atutte le attività di manutenzione a cui li costringe una giornata diforzata sosta. Troviamo un passaggio a buon mercato per alcune spiagge,ne scegliamo una a caso (“Laggeri”) e saliamo sul barcozzo. Ragazzi,che culo! Arriviamo in una spiaggia dove ci sono 8 ombrelloni 8 dinumero, e poco più del doppio di esseri umani. L'acqua della baia èlimpida e tiepida, i pesci guizzano intorno a noi ed il sole scaldadavvero bene. La pace più totale… Io costruisco una piramide ed unasfinge di sabbia (i soliti castelli sono troppo soliti, vero?), e alritorno insisto pure per stare a prua del barcozzo nonostante il maresia abbastanza agitato. Una rapida occhiata alla parte di Naoussa chenon avevamo visitato al mattino (la parte più interessante ecartteristica rimane comunque il porto), torniamo a Paroikia e andiamoad esplorare il labirinto di vie della zona più vecchia della città.Ceniamo in un ristorante di derivazione italiana (‘Il sussurro delpino'): il cibo è buono, il servizio è scadente, ma l'ambientazione èbizzarra (con carabattole sparse in un giardino incolto e pieno digatti).


20 Agosto

Dopola consueta ricerca disperata della padrona di casa (sta diventando unacostante!) per saldare il conto, la troviamo e ci accordiamo perlasciare i bagagli fino a tarda serata (per un modico sovrapprezzo di10 euri). Prendiamo un bus per Lefkes, nel centro dell'isola, da quiproseguiamo a piedi lungo un'antica strada bizantina, dapprima ampia elastricata, poi ridotta ad un sentiero in pietra, fino a Marpissa, doveuno dei miei sandali mi comunica di non voler più proseguire; loconvinciamo con le buone e ripartiamo per Piso Livadi (lungo la strada,troviamo il NesFrappè più economico della nostra vacanza, in unsimpatico baretto che fa tanto Messico!). Scendiamo alla spiaggia diLogara, dove passiamo il pomeriggio. Tornando, ci fermiamo al porto diParoikia alla locanda “Egomio”, dove gustiamo una cena abbondante.Ritiriamo i bagagli, e andiamo al porto. Il traghetto, causa maregrosso, arriva con un'ora e mezza di ritardo; nel frattempo, assistiamoalle urla furibonde di una serie di turisti che hanno perso il loroferry per non aver capito bene il nome di quello che stava partendo. Lacorsa al posto migliore ci vede vincitori di due copritubi squadratisul ponte superiore, coperti da una tettoia; non facciamo a tempo asdraiarci e a imbozzolarci nei sacchi che il vento furioso che soffiain mare aperto ci costringe a chiudere tutte le cerniere e cordicellepossibili. È una lunga notte, passata a veder volare (letteralmente)le sedie di plastica e persino qualche indumento di turista disattento,e a mantenere la posizione nonostante le oscillazioni della nave.


21 Agosto

Arriviamoal Pireo alle 6 e un quarto, prendiamo la metro per Atene e un bus finoal terminal A; da qui, in bus fino a Corinto città, e poi un altro busper l'antica Corinto. Visitiamo il sito archeologico, con il museo el'unico tempio greco su cui si possa salire (e di cui si possanoabbracciare le colonne). Da Corinto partiamo alla volta di Micene,scendendo in realtà a Fixtia, la fermata di linea più vicina alla cittàdi Agamennone; qui, resici conto che non esistono corse regolari per ilsito archeologico - che dista qualche chilometro - dividiamo un taxicon una altra coppia di ragazzi, lasciando il nostro ingombrantebagaglio nel retro del bar di una gentilissima signora. I restidell'antica Micene sono molto belli e imponenti, e danno un'ideaapprossimativa di quel che era questa città (anche se dobbiamoringraziare la nostra precedente visita a Cnosso per esserci fattiun'idea generale della cosa); certamente la parte più interessante sonole tombe di Clitemnestra e di Atreo, con un lungo corridoio che conducead un tumulo circolare. Torniamo in autostop (grazie a due francesi) aprendere i bagagli, e saliamo su un altro bus per Nauplio. Federica,dribblate abilmente domatia costosissime arrampicate lungo gradinateimpervie, trova una vera bellissima casa fatiscente; ma a noi, didormire in una coloratissima stanza costruita col cartongesso su di unprecario balcone in legno non ce ne importa poi molto, e quindidisfatti i bagagli e fatta una doccia, andiamo a cenare nella stradaprincipale, da Tis Palias Voulis (o qualcosa del genere). Camminatacorta - data la stanchezza - sotto la luna, e poi a nanna.


22 Agosto

Giriamoper Nauplio, cercando souvenir per l'Italia, e nel pomeriggio (“mentreil sole ci nutriva”…) pigliamo un bus per Epidauro (attenzione:esistono una Epidauro antica ed una nuova, ma basta dire ‘teatrò e nonsi sbaglia). Il teatro meglio conservato dell'antica Grecia ciaccoglie, e come noi migliaia di turisti. È davvero incredibilel'acustica che c'è in questo luogo: dall'alto degli spalti riusciamo asentire benissimo gli strepiti del custode che cerca di allontanare ivisitatori dalle scenografie già allestite per uno spettacolo! Il sitoarcheologico che circonda il teatro è invece molto povero e, seconfrontato con quelli che abbiamo già visto, noioso.

Tornatiin città, assistiamo per un pò alle prove di un concerto che si terràla sera, facciamo un altro paio di acquisti (Federica mi compra persinouna camicia all'ultima moda, dopo aver contrattato un pò con lavenditrice), e poi andiamo a mangiare in un ristorantino trovato su unadelle guide.


23 Agosto

Risvegliolento, acquisto del cibo per il viaggio, e poi bus fino a Istmos (chein pratica corrisponde al ponte sullo stretto di Corinto); foto alcanale (nessuna grossa nave di passaggio, purtroppo; ma la sensazionedi scavo con un cucchiaino in un grosso tiramisù non gliela levanessuno lo stesso), e poi saltiamo sul bus che va a Patrasso (una dellepecche della KTEL: non si possono prenotare le coincidenze, ma solo ibus su cui si parte; perciò, ci facciamo più di un'ora di viaggio inautostrada in piedi pigiati contro altri sfortunati).

Confermatoil biglietto del traghetto, e nell'attesa che arrivino le 21 perimbarcarci, giriamo un pò a turno (gli zaini sono pesanti, megliolasciarli giù e custodirli) in cerca di cd di musica greca e non solo,e poi ci slurpiamo gli ultimi gyros in un fast-food (il sito è http://www.avlogyros.gr).

Graziea tecniche ormai collaudate saliamo sul traghetto per quarta e quinto,e quindi riusciamo ad accaparrarci il box 2x2m delle docce presenti alcentro del ponte (dopo esserci accertati che non verranno usate durantela traversata); la posizione è tattica, perché ci ripara dal vento e -abbastanza bene - dalla inesorabile fuliggine, e ci darà un pò d'ombraper parte della giornata successiva.


24 Agosto

Latraversata è tranquilla, ci cuociamo al sole (la nostra casupola dàdirettamente a sud) nell'ignavia totale (interrotta solo per tenere abada una masnada di sbarbatelli tedeschi che credono di essere iproprietari della nave).

Ci sorbiamo l'ultimoNesFrapè ammirando come due vecchi lupi di mare la costa greca che siallontana e guardando il disco giallo della nostra stella lontano soprala scia azzurra del traghetto, e incrociamo un gruppo di delfini cheguizza veloce via dalla mira della mia macchina fotografica. Pochegocce di pioggia (le uniche di questo viaggio) ci avvertono che stiamotornando a casa, e cominciamo a stendere gli appunti per questo diario.


25 Agosto

VedereVenezia dal mare e dall'alto del ponte fa un certo effetto, sembra cosìstrana per noi che la conosciamo col naso all'insù. Vabbè, siamoarrivati: incontriamo il fratello di Federica e la di lui ragazza, checi portano la macchina, e torniamo verso casa.


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inserito il 05/10/2006
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