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La bianca, la nera, la vergine ed il toro
La Cordillera Blanca è, a parte alcune vette argentine, l'insieme di montagne più alto dopo l'Himalaya (ben 10 cime sono sopra i 5000 metri); il suo nome deriva dalle vette innevate, che conservano il loro biancore grazie alla protezione offerta dalla Cordillera Negra (ovvero senza neve) contro i venti caldi del Pacifico. Ovviamente, si tratta di una meta appetita da scalatori, escursionisti, e sempli turisti... e dalle pecorElettriche!
Huaraz è convenientemente piazzata nel centro della valle, ed è quindi un ottimo luogo da utilizzare come base per esplorare. Non essendo interessato (e non avendo tempo sufficiente) a scalate incredibili, ho deciso di pianificare un'escursione che mi permettesse di vedere il più possibile di natura e storia, cultura e tradizioni. Ovviamente, come sempre succede, non tutte le cose vanno per il verso giusto...
Partito da Huaraz con lo zainetto piccolo, raggiungo Chavin e quello che forse è il sito archeologico più importante del nord del Perù: qui i resti di una cittadella, probabilmente un luogo spirituale, costruita dalla cultura Chavin, di cui tra l'altro si conoscono pochi dettagli, forniscono ogni anno agli studiosi dell'università statunitense di Stanford nuove scoperte, quando non nuovi ritrovamenti: solo una parte del sito è stato scavato, scoprendo agli occhi moderni il tempio della dualità (bianco e nero, femminino e mascolino, notte e giorno), le gallerie labirintiche dove probabilmente i sacerdoti divinavano, e alcuni monoliti finemente decorati dei quali il più famoso è il "lanzon" (sorta di coltello alto 4 metri e passa e infilato nel terreno all'interno del tempio, probabilmente costruitogli intorno). A Chavin c'è la festa locale, quella della Vergine di nonsochecosa, e mi dicono che per la sera son previsti grandi festeggiamenti; "culo!", mi dico, e decido di fermarmi, anche se ho un sonno della madonna perché la notte prima degli spagnoli arrivati alle 4 del mattino all'albergo avevano svegliato tutti col loro rumore e non ero riuscito a riprendere sonno (e la sera prima avevo festeggiato l'incontro con Alon, l'israeliano conosciuto in Bolivia nella riseva faunistica... è già la terza volta che ci incontriamo per caso, qui in Perù!)... bancherelle ovunque, venditori ambulanti e imbonitori, e operai che costruicono un castello di canne e fuochi artificiali... una banda, rintanata dietro la cancellata della chiesa, suona per il pubblico danzante musiche tradizionali, e a mezzanotte si da inizio alla baldoria: il castello viene incendiato, elicotteri su fili portano la fiamma ad altre piccole costruzioni, ed un piano dietro l'altro fino in cima girandole luminose rischiarano la notte e rischiano di bruciare vivi gli astanti... poi, mentre la banda continua, un'orchestra a 50 metri si mette a fargli concorrenza spietata, ed io decido che le tre ore di sonno che mi restano vanno godute appieno (ergo, me ne vo a nanna!): alle 4 mi alzo, e vado ad attendere il microbus per raggiungere Huari; uno è già partito, mentre attendiamo che si riempia il nostro ammiriamo estasiati un gruppo di ubriachi (per la cronaca: il complesso sta ancora suonando!) che litigano e si menano in mezzo alla strada per la rottura di due bottiglie di birra (!). Arrivo a Huari alle 8, è nuvoloso, vorrei andare a vedere una laguna che dicono essere molto bella ma non ci sono bussetti che partano, non importa posso camminare mi dico ma comincia a piovere ed io decido di abortire il piano A e afferrare al volo il piano B: non andrò più fino a San Luis e a Yanama, ma ritorno a Huaraz e da lì raggiungo un'altra vallata, perdo un'esplorazione ma guadagno un giorno... il bus parte alle 14, ma arrivato a Chavin si ferma per attendere tutti quelli che vogliono vedere la corrida; io, disgustato da questo tipo di spettacolo, non scendo dal bus, e ne approfitto per dormire... e rido di gusto quando i passeggeri mi raccontano che uno dei tori destinati alla mattanza è riuscito a fuggire, e tutto si è fermato per tentare di recuperarlo (chissà, magari è ancora là sulle montagne che scorrazza...).
Da Huaraz, il giorno dopo parto per la valle di Llanganuco, ma il vecciho pullman si sfascia dopo un'ora; mentre gli altri aspettano il rimpiazzo (che arriverà 5 ore dopo!), io e 3 americani saltiamo su un pullmino fino a Yungay, e da lì su un altro fino al punto di inizio del cammino; loro vanno verso il monte Pisco, per una scalata di 3 giorni, mentre io raggiungo la laguna 69, davvero splendida circondata com'è da fortezze di ghiaccio che ogni tanto agonizzando con un Crac! lasciano cadere dei pezzi nel sottostante bacino. Finito il pranzo, inizia a nevicchiare, ed io comincio la discesa (tempo record: 4 ore andata e ritorno più pasto, le guide ti dicono 6 ore... e non ho neppure corso); raggiungo a piedi le due lagune che danno il nome alla valle, ma non sono così interessanti come l'altra, ergo faccio qualche foto e poi salgo su un mezzo per arrivare a Yungay e di lì a Caraz.
Caraz "la dolce", dicono, per i dolciumi ed il miele locali. Ma, per me, è quasi un incubo: mi si è infiammata la gengiva, ieri notte non ho quasi dormito, ed ora mi risulta difficile persino mangiare... abortisco anche l'escursione di oggi, e ritorno a Huaraz, per visitare il pronto soccorso dell'ospedale (dove mi bucano per farmi passare il dolore) e poi una clinica odontoiatrica; diagnosi: l'ultimo dente del giudizio che mi resta in bocca, non avendo oppositore dalla parte opposta, ha infiammato la gengiva, che nel frattempo era cresciuta a ricoprirne le falde; in bocca ho un ascesso, e il dentista dice che finché non passa (6 giorni) non è da considerare la possibilità di togliere il dente (che non serve a niente, non potendo masticare niente da solo)... oddio, che ne sarà di me, considerando anche che dovrò farmi mettere le mani in bocca in Ecuador?
Huaraz è convenientemente piazzata nel centro della valle, ed è quindi un ottimo luogo da utilizzare come base per esplorare. Non essendo interessato (e non avendo tempo sufficiente) a scalate incredibili, ho deciso di pianificare un'escursione che mi permettesse di vedere il più possibile di natura e storia, cultura e tradizioni. Ovviamente, come sempre succede, non tutte le cose vanno per il verso giusto...
Partito da Huaraz con lo zainetto piccolo, raggiungo Chavin e quello che forse è il sito archeologico più importante del nord del Perù: qui i resti di una cittadella, probabilmente un luogo spirituale, costruita dalla cultura Chavin, di cui tra l'altro si conoscono pochi dettagli, forniscono ogni anno agli studiosi dell'università statunitense di Stanford nuove scoperte, quando non nuovi ritrovamenti: solo una parte del sito è stato scavato, scoprendo agli occhi moderni il tempio della dualità (bianco e nero, femminino e mascolino, notte e giorno), le gallerie labirintiche dove probabilmente i sacerdoti divinavano, e alcuni monoliti finemente decorati dei quali il più famoso è il "lanzon" (sorta di coltello alto 4 metri e passa e infilato nel terreno all'interno del tempio, probabilmente costruitogli intorno). A Chavin c'è la festa locale, quella della Vergine di nonsochecosa, e mi dicono che per la sera son previsti grandi festeggiamenti; "culo!", mi dico, e decido di fermarmi, anche se ho un sonno della madonna perché la notte prima degli spagnoli arrivati alle 4 del mattino all'albergo avevano svegliato tutti col loro rumore e non ero riuscito a riprendere sonno (e la sera prima avevo festeggiato l'incontro con Alon, l'israeliano conosciuto in Bolivia nella riseva faunistica... è già la terza volta che ci incontriamo per caso, qui in Perù!)... bancherelle ovunque, venditori ambulanti e imbonitori, e operai che costruicono un castello di canne e fuochi artificiali... una banda, rintanata dietro la cancellata della chiesa, suona per il pubblico danzante musiche tradizionali, e a mezzanotte si da inizio alla baldoria: il castello viene incendiato, elicotteri su fili portano la fiamma ad altre piccole costruzioni, ed un piano dietro l'altro fino in cima girandole luminose rischiarano la notte e rischiano di bruciare vivi gli astanti... poi, mentre la banda continua, un'orchestra a 50 metri si mette a fargli concorrenza spietata, ed io decido che le tre ore di sonno che mi restano vanno godute appieno (ergo, me ne vo a nanna!): alle 4 mi alzo, e vado ad attendere il microbus per raggiungere Huari; uno è già partito, mentre attendiamo che si riempia il nostro ammiriamo estasiati un gruppo di ubriachi (per la cronaca: il complesso sta ancora suonando!) che litigano e si menano in mezzo alla strada per la rottura di due bottiglie di birra (!). Arrivo a Huari alle 8, è nuvoloso, vorrei andare a vedere una laguna che dicono essere molto bella ma non ci sono bussetti che partano, non importa posso camminare mi dico ma comincia a piovere ed io decido di abortire il piano A e afferrare al volo il piano B: non andrò più fino a San Luis e a Yanama, ma ritorno a Huaraz e da lì raggiungo un'altra vallata, perdo un'esplorazione ma guadagno un giorno... il bus parte alle 14, ma arrivato a Chavin si ferma per attendere tutti quelli che vogliono vedere la corrida; io, disgustato da questo tipo di spettacolo, non scendo dal bus, e ne approfitto per dormire... e rido di gusto quando i passeggeri mi raccontano che uno dei tori destinati alla mattanza è riuscito a fuggire, e tutto si è fermato per tentare di recuperarlo (chissà, magari è ancora là sulle montagne che scorrazza...).
Da Huaraz, il giorno dopo parto per la valle di Llanganuco, ma il vecciho pullman si sfascia dopo un'ora; mentre gli altri aspettano il rimpiazzo (che arriverà 5 ore dopo!), io e 3 americani saltiamo su un pullmino fino a Yungay, e da lì su un altro fino al punto di inizio del cammino; loro vanno verso il monte Pisco, per una scalata di 3 giorni, mentre io raggiungo la laguna 69, davvero splendida circondata com'è da fortezze di ghiaccio che ogni tanto agonizzando con un Crac! lasciano cadere dei pezzi nel sottostante bacino. Finito il pranzo, inizia a nevicchiare, ed io comincio la discesa (tempo record: 4 ore andata e ritorno più pasto, le guide ti dicono 6 ore... e non ho neppure corso); raggiungo a piedi le due lagune che danno il nome alla valle, ma non sono così interessanti come l'altra, ergo faccio qualche foto e poi salgo su un mezzo per arrivare a Yungay e di lì a Caraz.
Caraz "la dolce", dicono, per i dolciumi ed il miele locali. Ma, per me, è quasi un incubo: mi si è infiammata la gengiva, ieri notte non ho quasi dormito, ed ora mi risulta difficile persino mangiare... abortisco anche l'escursione di oggi, e ritorno a Huaraz, per visitare il pronto soccorso dell'ospedale (dove mi bucano per farmi passare il dolore) e poi una clinica odontoiatrica; diagnosi: l'ultimo dente del giudizio che mi resta in bocca, non avendo oppositore dalla parte opposta, ha infiammato la gengiva, che nel frattempo era cresciuta a ricoprirne le falde; in bocca ho un ascesso, e il dentista dice che finché non passa (6 giorni) non è da considerare la possibilità di togliere il dente (che non serve a niente, non potendo masticare niente da solo)... oddio, che ne sarà di me, considerando anche che dovrò farmi mettere le mani in bocca in Ecuador?
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Commenti
Il giorno 21/07/2005, Lidia ha scritto...
Il giorno 22/07/2005, Daniele ha scritto...
Il giorno 24/07/2005, Daniele ha scritto...
Oltre al fatto della celerità e della professionalità dell'assistenza sanitaria fornitami, vorrei portare alla vostra attenzione i costi, così vi fate un'idea (e tenendo conto che un Sol è circa 23 eurocentesimi):
- visita ospedaliera: 5 S/.
- iniezione analgesica: 1 S/.
- visita odontoiatrica, inclusiva di radiografia e pulizia zona infetta: 10 S/.
- 18 pastiglie antibiotiche e 5 analgesiche: 22 S/.
- visita ospedaliera: 5 S/.
- iniezione analgesica: 1 S/.
- visita odontoiatrica, inclusiva di radiografia e pulizia zona infetta: 10 S/.
- 18 pastiglie antibiotiche e 5 analgesiche: 22 S/.
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inserito il 21/07/2005
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