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Un paseo al mercado, y uno al fuerte
La domenica, decine di turisti si imbarcano su dei microbus vicino alla piazza del mercato di Sucre per raggiungere il villaggetto di Tarabuco, ad una sessantina di chilometri di distanza, dove decine di mercanti delle zone limitrofe, arrivati probabilmente anche loro su mezzi non meno scassati, fin dalle prime luci dell'alba espongono prodotti artigianali. Di tutti i tipi, colori, forme e dimensioni. Soprattutto, di tutte le qualità. Ci vuole l'occhio esperto del compratore professionale per distinguere tra un'alfhombra fatta al telaio con tanta passione dalla donnina sperduta tra le montagne e quello fatto in fabbrica magari a 50 metri di distanza (Taiwan? costa troppo...), altro che dei dilettanti come noi... e poi, dove la piazzo tutta 'sta roba? Ho già lo zaino pieno... meglio gironzolare, giocare a calcetto con i bambini del paese, cercare di scattare foto senza farsi beccare a tutti quelli che indossano uno dei tradizionali abiti della festa (stupendi i cappelli in foggia d'elmo di conquistador, seppure al tatto sembrano fatti cartapesta), "invitare a pranzo" su un marciapiede di fianco ad una bancherella la mia compagna di questa avventura (Paula, irlandese ciarliera), e poi perdersi tra le poche strade che sono corte ma sembrano sempre diverse tanta è l'agitazione che le percorre... fino al mezzodì: poi, tutti cominciano ad impacchettare, pronti ad andarsene, e noi rischiamo di perdere il micro soffermandoci a parlare con una coppia di mercanti che in Italia ci sono stati (Milano, Torino, Cogne... bella roba che facciamo conoscere...) anni fa e che se la ricordano ancora...
... bus notturno, sotto una pioggia diluviante che ci impedisce di sostare per il primo appuntamento cena causa mancanza della corrente elettrica nel pueblito, fino a Samaipata, dove ci sbarcano alle 4 e mezza o giù di lì. Io aspetto un po', non ho voglia di svegliare i due vecchierelli che gestiscono la pensione che sta davanti alla fermata, e questo è un gesto molto cortese ma un grave errore sanitario...
Samaipata è nota per la vicinanza al parco Amborò (invisitabile ora, causa fango stradale), per qualche cascata nei dintorni e per una rocca sopra i 1400 e che una qualche civiltà preincaica ha trasformato, scavandola, in... ecco, questo è il punto: pare non esserci accordo tra i molti archeologi che hanno studiato il sito. Centro religioso? Cittadella fortificata? Luogo cerimoniale? Residence per privilegiati? Nel dubbio, io ed altri 3 recuperiamo una guida (Pedro) grazie ai suggerimenti dei curatori museali (il museo è abbastanza interessante, specie in una giornata piovosa, anche se trovo molto più calorosa - sarà anche per il caminetto acceso - la mostra fotografica che un tipo olandese ha organizzato in casa sua con i mille scatti fatti durante un semigiro del mondo), e camminando camminando ci godiamo la rocca ("El fuerte"), una cascata, una roccia che ricorda una farfalla e persino un paio di condor. E Pedro è un'ottima guida, ha lavorato con i dottoroni nel sito per due anni e mezzo, e risparmiamo pure 5 dollari a testa... di cosa potrei lamentarmi?
Mah, ad esempio del mal di stomaco che mi assale di soppiatto durante la visita... ok, lo ammetto, l'idea di saltare sul rimorchio di un camion insieme ad altre decine di boliviani solo perché il bus tarda ad arrivare non è particolarmente geniale, ma chi potrebbe pensare che il freddo accumulatosi nei due ultimi giorni sia stato così lesto ad agire?
Ed invece, eccomi qui, a Santa Cruz, dopo un giorno passato a convalescere tra la mia camera e le amache nel patio (quando non sono occupate dai due tucani mascotte), con qualche puntatina all'internet cafè di fornte al portone... cosa resterà di me, e degli anni 80? A ver...
... bus notturno, sotto una pioggia diluviante che ci impedisce di sostare per il primo appuntamento cena causa mancanza della corrente elettrica nel pueblito, fino a Samaipata, dove ci sbarcano alle 4 e mezza o giù di lì. Io aspetto un po', non ho voglia di svegliare i due vecchierelli che gestiscono la pensione che sta davanti alla fermata, e questo è un gesto molto cortese ma un grave errore sanitario...
Samaipata è nota per la vicinanza al parco Amborò (invisitabile ora, causa fango stradale), per qualche cascata nei dintorni e per una rocca sopra i 1400 e che una qualche civiltà preincaica ha trasformato, scavandola, in... ecco, questo è il punto: pare non esserci accordo tra i molti archeologi che hanno studiato il sito. Centro religioso? Cittadella fortificata? Luogo cerimoniale? Residence per privilegiati? Nel dubbio, io ed altri 3 recuperiamo una guida (Pedro) grazie ai suggerimenti dei curatori museali (il museo è abbastanza interessante, specie in una giornata piovosa, anche se trovo molto più calorosa - sarà anche per il caminetto acceso - la mostra fotografica che un tipo olandese ha organizzato in casa sua con i mille scatti fatti durante un semigiro del mondo), e camminando camminando ci godiamo la rocca ("El fuerte"), una cascata, una roccia che ricorda una farfalla e persino un paio di condor. E Pedro è un'ottima guida, ha lavorato con i dottoroni nel sito per due anni e mezzo, e risparmiamo pure 5 dollari a testa... di cosa potrei lamentarmi?
Mah, ad esempio del mal di stomaco che mi assale di soppiatto durante la visita... ok, lo ammetto, l'idea di saltare sul rimorchio di un camion insieme ad altre decine di boliviani solo perché il bus tarda ad arrivare non è particolarmente geniale, ma chi potrebbe pensare che il freddo accumulatosi nei due ultimi giorni sia stato così lesto ad agire?
Ed invece, eccomi qui, a Santa Cruz, dopo un giorno passato a convalescere tra la mia camera e le amache nel patio (quando non sono occupate dai due tucani mascotte), con qualche puntatina all'internet cafè di fornte al portone... cosa resterà di me, e degli anni 80? A ver...
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inserito il 27/04/2005
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