Mille volte meglio Florianopolis di Curitiba, davvero
Curitiba è, per me, una parentesi dimenticabile. Citata da tutti quelli che ho incontrato come più ordinata e bella città del Brasile, non potevo farmela certo sfuggire, così ho deciso di fermarmici per tre notti, dopo un viaggio in autobus durato un'intera notte da Rio de Janeiro. Invece, vi ho trovato solo freddo, molto freddo, tanto che la notte dormivo con due coperte sul letto; e molta povertà, che nel centro svuotato dal ponte per una festività nazionale risaltava ancora di più, con ad ogni angolo vagabondi e senzatetto rannicchiati tra i cartoni, unici ad offrir loro un po' di riparo.
Certo, la città ha le sue strade ben delineate, e un sistema di trasporto urbano da fare invidia a grandi metropoli, ma sembrava mancarle quello spirito che si trova in molte altre località del paese.
Ho provato a girarla, comprando il biglietto per la "linea turismo", una serie di autobus che portano a tutti i punti turistico/panoramici identificati dalla municipalità; ma dopo il giardino botanico, al centro del quale risplende un palazzo di vetro come i "crystal palace" inglesi, e il museo d'arte costruito da Niemeyer (che miracoli che faceva quell'uomo, con un po' di cemento armato e tanta inventiva) dal cui grande occhio però non si vede nulla (l'hanno oscurato, immagino per motivi di temperatura), devo dire che ho lasciato perdere, ritornandomene a piedi cercando di non scontrarmi con centinaia di cacciatori di Pokemon, che l'unica realtà che vedono è quella immaginaria dei loro pupazzetti colorati.
Per fortuna poi sono ripartito, direzione Florianopolis: altro posto decantato da molti, ma questa volta devo dire che sono d'accordo con loro.
Il nome, con quel "polis", può ingannare, ché uno si aspetterebbe una città. Invece, è un'intera isola, e pure grande. Cioè, detto meglio: è una città diffusa, con un centro (non centrale) piazzato nel punto in cui due ponti collegano l'isola alla terraferma, e una serie di villaggetti che in realtà fanno da quartieri; solo che tra i vari quartieri ci sono una o più decine di chilometri di distanza.
Essendo naufragata la mia speranza di alloggiare presso un couchsurfer che avevo conosciuto in Italia, causa sua totale disorganizzazione (prima mi ha detto di sì, poi di no perché aveva la casa già piena, poi ha detto di aver trovato uno che mi poteva ospitare ma mi ha dato il contatto sbagliato ecc. ecc.), ho affittato un monolocale con Airbnb, ritrovandomi con 6 letti ed una cucina a disposizione, che sono riuscito ad usare una sera che non volevo mangiare fuori.
Primo giorno, o meglio primo pomeriggio, visita doverosa del centro storico, con la sua gigantesca pianta di fico intorno alla quale, si dice, si riuniscono le streghe ed i fantasmi di notte; poi un passaggio al mercato del pesce, dove dovrebbe esserci una sorta di piccola Oktoberfest, se non fosse che alle sei del pomeriggio stanno già sbaraccando, perché qui di fare notte non se ne parla proprio; infine, un salto a godermi un rosseggiante tramonto dietro al ponte sospeso più grande (credo) del mondo, o del Brasile, o dello stato di Santa Catarina (onestamente, non ricordo; ma, tanto, è in riparazione da qualche anno, quindi al momento non è poi così sospeso).
Il secondo giorno, grazie all'attivismo di Ashaf, altro couchsurfer, si trasforma in una domenica spettacolare. Il sistema integrato di bus, che connettono vari terminal strategicamente piazzati in giro per l'isola, mi porta in un'oretta a casa dei genitori del ragazzo, dove una famiglia allargata (ci sono pure una nonna, uno zio e altri parenti) mi accoglie come se fossi il più importante dignitario del mondo. Andiamo con alcuni (i più "mobili") a fare una scarpinata lungo un sentiero che porta ad un punto panoramico da cui la vista abbraccia varie spiagge, poi facciamo un ottimo pranzo "a buffet" preparato dalle donne di casa (sante, subito!), poi tutti assieme raggiungiamo una spiaggia che si chiama "Daniela" e che, trovandosi ad ovest, ci permette di godere del sole fino al suo tramontare. Il tutto condito con miei esperimenti per esprimermi in portoghese, aneddoti, racconti, memorie della nonna (figlia di immigrati tedeschi, come molti della sua età da queste parti), scambi di ricette, persino qualche accenno di politica. Davvero, qualcosa di inatteso e fantastico, e se non avessi temuto di perdere l'ultimo bus di ritorno sarei rimasto pure a cena, tanto me la sono goduta. E il sole, il sole era lì, a baciarci in fronte.
Cosa che non si può dire purtroppo del terzo giorno, quando le nuvole hanno prevalso, frustrando il mio tentativo di esplorare la parte orientale dell'isola: son partito tardi, ho fatto un paio di sentieri interessanti lungo la costa, ho mangiato la mia razione giornaliera di "pao de queijo" ma me ne sono tornato indietro anche presto, contando di partecipare alla serata di yoga organizzata dal mio anfitrione (la cosa è poi saltata, perché la mia gamba aveva ricominciato a farmi male e perché dovevo finire un lavoro per il quale necessitavo connessione internet - cosa che non era disponibile nel primo pomeriggio causa assenza di corrente). Ma va ben lo stesso, dai!
Riassumendo: saltate Curitiba, ma fatevi sicuramente un giro a Floripa, come la chiamano da queste parti, ché ne vale la pena.
Ed ora, avanti con l'Argentina (si preannunciano 30 ore di autobus, se non di più, fino alla capitale).
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Informazioni
inserito il 13/09/2016
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