La Foresta dei Famosi
Una densa coltre di alte nubi ha impedito, per la maggior parte del volo, di intravedere il polmone verde della Terra. La stessa coltre di nubi mantiene, vicino al suolo, un’umidità che solo i pesci ne conoscono una maggiore. Ma noi c’importa un fico secco dell’umidità, e atterriamo a Manaus pronti per andare nella selva. Prima, però, strizziamo le magliette, che sono già madide di sudore. Tanto che i miei quattro clienti (gruppo piccolo, questa volta) decidono di passare l’intero pomeriggio rilassandosi nell’hotel a cinque stelle (loro), mentre io prima devo trovarmene un altro perché quello che avevo prenotato (hotel Veneza... facciamo un po’ di pubblicità negativa, ogni tanto, eh?!) via internet fa davvero schifo, e poi faccio un sopralluogo in centro per vedere se mi ricordo dove sono i vari palazzi, visto che per domattina è prevista una breve visita guidata (da me).
Il pomeriggio scivola via in fretta (sul proprio sudore), ed è già ora di cena. Mezz’ora per raggiungere l’hotel dei turisti, altri venti minuti poi per arrivare alla Casa Da Sopa, un ristorante in cui mi avevano portato anni fa i signori Lorenzo (frugate, frugate, ci sono dei racconti di viaggio su di loro) e dove si possono mangiare zuppe in quantità per un prezzo fisso. Zuppa in Amazzonia, con ’sto caldo, direte voi?! Ebbene sì, e ce le gustiamo pure, perché al corpo non pare vero di ingurgitare liquidi in qualsivoglia forma, e dato che la maggior parte sono pure gustose...
Visita guidata al mattino, dicevo; giusto due orette, perché poi dobbiamo raggiungere il battello che ci porterà nella selva. Esploriamo quindi il Teatro Amazonas, con un’orchestra che sta facendo le prove per la Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Dvorak, i suoi pavimenti in legno intarsiato, i suoi marmi toscani e veronesi; e poi una visita alla Skina Dos Sucos, dove spremono qualsiasi frutto esistente nella regione per trasformarlo in deliziosi succhi, una alla Igreja Matriz, la prima chiesa fondata in città, e infine l’arrivo in riva al fiume, con il caos di barche che arrivano e aspettano e partono trasportando la vita in giro per la regione.
La nostra, di barca, accoglie noi ed una manciata di tedeschi e francesi nel primo pomeriggio, e navighiamo lungo la linea di separazione (o di incontro) delle acque del Rio Negro e del Rio Solimões, che per quasi otto chilometri non si mescolano a causa delle differenti velocità e temperature; ogni tanto, qualche delfino rosa mostra il dorso, affiorando per respirare, ma è un attimo ed è subito sparito. Arrivati all’altezza del lago Puraquequara, lasciamo il grande fiume per addentrarci verso nord, e dopo un po’ dobbiamo abbandonare anche il nostro barcone a due piani per proseguire su delle lance con il motore dal lungo albero, simili a quelle che si trovano in paesi del sud-est asiatico: è stagione secca, ora, e anche per loro è difficile avanzare, tanto che ogni tanto ci tocca scendere e spingere per superare le secche che, quasi invisibili, ingannano anche gli sperimentati piloti.
Finalmente arriviamo all’Amazon Village, e dopo un succo di frutta di benvenuto ci assegnano i nostri bungalow e Alex, la nostra guida, ci informa degli orari e delle regole: colazione alle 7, pranzo alle 12:30, cena alle 19, solo candele nelle stanze, elettricità a 12 volt solo la sera lungo i viali e negli spazi comuni, poche zanzare data l’acidità delle acque circostanti e bibite non comprese nel prezzo (quest’ultima cosa è quella che causa i maggiori sommovimenti), ma un tavolo con bevande calde (!) sempre a disposizione. La mia capanna non è niente male, pulita e con le sue belle zanzariere e la doccia con l’acqua fresca (ma chi la vuole, calda?!) e più candele che in una chiesa media; e poi c’è l’amaca, fuori, nella veranda, che prima o poi ci capito dentro.
Il gong ci chiama alla cena, un buffet a lume di lampade a gas, cibo molto abbondante e buono anche se, come già sospetto, sarà quasi sempre uguale nei prossimi giorni. L’età media degli ospiti è di alcuni (eufemismo) anni maggiore della mia, tiro un sospiro di sollievo perché temevo di dovermi lanciare in balli sfrenati... yuppieeee! In realtà, speravo davvero di incontrare il classico gruppo di ragazze single svedesi in vacanza, ma anche questa volta è andata male :(
Dopo cena, si va a cercare caimani. Ci fanno salire sul barchino del pomeriggio, e scendiamo un po’ lungo il fiume, finché vicino ad un’ansa uno dei barcaioli si addentra, munito solo di torcia elettrica, un po’ all’interno, ritornando dopo 2 minuti (il tempismo è un po’ sospetto, non mi spiacerebbe controllare se per caso c’è una gabbia giusto dietro il secondo o terzo cespuglio) con un rettile lungo circa mezzo metro, visibilmente infastidito dal fatto che gli tiene una mano intorno al collo. La nostra guida ce lo descrive, per filo e per segno, mostrandocene ogni parte anatomica (e sì, è un maschietto), per poi darcelo da tenere in mano e scattare le foto di rito; io lo tratto a mo’ di baguette, e credo che esista un’ottima foto in cui si vede come lo mangio... come si è sciocchini, in viaggio...
Il giorno dopo due escursioni, una al mattino a piedi nella foresta che circonda il villaggio, osservando come le piante più alte si mangiano letteralmente il sole non lasciandone per chi sta in basso, con la conseguenza che si può camminare per chilometri senza problemi perché il sottobosco è più inesistente che rado; sempre, ovviamente, tenuti d’occhio da decine di uccelli che si scambiano i richiami più curiosi per dirsi "hey, li ho visti anch’io"; ed una al pomeriggio, in barca, risalendo la corrente, con multipli avvistamenti di martinpescatori, falchi, avvoltoi e persino qualche cicogna; il tutto con un pranzo, in mezzo, e seguito da una ponzata in amaca (ve l’avevo detto, che prima o poi...), una cena e la prima di una serie di disfide a Scrabble, la versione inglese dell’italico Scarabeo, che scopro non solo avere le sue frequenze di lettere diverse da quelle italiane, ma anche delle regole che mi fanno gridare più volte allo scippo, acciderbolina! Ovviamente, perdo, ma almeno in modo onorevole.
Il cielo è stupendo, ovviamente: le fioche luci del villaggio si spengono via via, lasciando il posto alle stelle, ed alla luna che sta crescendo ogni giorno di più; l’unico problema è trovare un varco tra il fogliame, che anche nelle vicinanze delle nostre capanne è abbastanza fitto.
L’ultimo giorno si va a pesca di piranha, perché se no non puoi tornare a casa dai tuoi amici dicendogli che sei stato nella giungla ma non ci hai provato, almeno; e quindi il barcozzo ci riporta nel posto dove siamo andati il giorno prima, ed io ritorno a fare il mio bagno nel fiume che freddo non è mentre i miei quattro ospiti si provano, con lenze avvolte intorno ad una bottiglia di plastica e esche di carne cruda, a catturare i temibili pesci. Risultato: un pesce (non piranha), una foglia e tre pezzi di legno; i pesci però gradiscono le esche, smangiucchiandosele per benino. Meglio fare il bagno, va! Tornando indietro, ci fermiamo su una sorta di penisolotto, dove viene allestito un barbeque con le prede della nostra barca e (per fortuna) di quella di due tedeschi (che anche loro, comunque, han fatto ben poco, dato che è tutta pescagione - si potrà dire? - della loro guida), mentre al riparo degli alberi ci godiamo il primo ed unico acquazzone che ci coglie nella foresta amazzonica.
Il pomeriggio è più tranquillo, corta camminata al villaggio (vero) che sta dietro il nostro, e "carramba che sorpresa!" loro sì che ce l’hanno la corrente elettrica, con le cocacole e le birre fredde e pure la televisione con l’antenna satellitare... sapevamo di essere sull’Isola dei Famosi, dopo tutto, ma vederlo rende la cosa un po’ più triste e meno spavalda. Per fortuna c’è sempre lo Scrabble, a salvarci, e pure un buon mazzo di carte, con il quale insegno ai britannici l’arte del tresette...
Un’ultima notte con gli unici rumori di cicale e uccelli, e poi al mattino presto partenza per non rischiare di rimanere bloccati e perdere l’aereo che ci riporterà sulla costa, nella baia di tutti i santi.
La Casa da Sopa, ricca di zuppe di ogni gusto, si trova nell'avenida Constelaçao (un segno celeste, direi), e il loro sito è http://www.casadasopamanaus.com.br/
Invece, la Skina dos Sucos si trova nell'avenida Ribeiro, a pochi passi dal Teatro Amazonas, e i loro succhi sono visibili (ma non gustabili, purtroppo) su http://skinadossucos.com.br/
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Informazioni
inserito il 27/11/2012
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