Paratì, perla della storia portoghese
Lasciata Rio de Janeiro, dopo poco più di 24 ore passate nella città carioca con i componenti del gruppo Trogon che sto guidando, un amabile autista di nome Gino ci ha condotti lungo la costa atlantica fino alla bella, sconosciuta, acquatica Paratì.
Nascosta in una baia dalle acque poco profonde, tanto che la cosa l'aveva protetta in passato dagli attacchi dei pirati, che non avrebbero potuto accedervi con i loro velieri dalle alte chiglie, questa piccola colonia portoghese è stata, per secoli, praticamente ignorata da tutti, comprese le orde turistiche, salvandosi dalla trasformazione selvaggia che invece ha rovinato (o, quanto meno, snaturato) tante altre località della costa brasiliana.
Il centro storico, chiuso al traffico automobilistico da grosse catene tirate da un lato all'altro delle strade che si incrociano nella tipica griglia coloniale (detta anche "damero di Pizarro", in spagnolo, perché ricorda una scacchiera), è caratterizzato da case coloratissime lungo strade che definire scomode è riduttivo: le pietre che costituiscono l'acciottolato non sono stato certe squadrate dagli Inca o dai Romani, e risultano infidamente sconnesse; a questo si aggiunga la concavità centrale, ché per qualche motivo che sto ancora ricercando i portoghesi preferivano avere lo scolo dell'acqua al centro della strada, mentre gli spagnoli ne facevano due ai bordi di strade costruire "a dorso di mulo", e il fatto che, con l'alta marea, l'acqua della baia entra da appositi fori e scorre lungo il selciato, rendendolo scivoloso quel tanto che basta... aprire un ambulatorio di ortopedia, qui, avrebbe un successo strepitoso...
Gli alloggi più diffusi sono all'interno di pousadas, vecchie case anch'esse costruite in stile coloniale, restaurate, dotate possibilmente di piscina e palme, ventilatori e aria condizionata nelle stanze, e gestite generalmente da staff molto cortesi e disponibili. La nostra, quanto meno, è così, ma avendo parlato con varie persone direi che il sentimento amichevole verso i turisti è molto diffuso.
Amichevole, per esempio, è stata la commessa di una cachaçeria, luogo in cui vendono tutti i possibili tipi dell'acquavite ricavata dalla canna da zucchero e che è alla base della famosa caipirinha: senza forzarci a comprare alcunché, ci ha spiegato le differenze tra la cachaça pura (45% di alcool) e quelle via via più invecchiate o aromatizzate con frutta varia, meno forti ma più gradite ai miei viaggiatori.
E amichevoli sono stati i ristoratori, anche se avrebbero fatto bene ad avvertirci preventivamente delle dimensioni pantragrueliche delle porzioni, ché molti piatti è bene dividerseli in due se non in tre tanto è il cibo che contengono.
Così come amichevoli sono stati il capitano e l'equipaggio del saveiro Netuno III, il vascello di legno che ci ha portati a spasso per la baia a visitare varie spiagge e zone in cui nuotare. Nel caso specifico, poi, siamo stati particolarmente fortunati: solitamente queste imbarcazioni sono prese di mira da decine di turisti brasiliani, che tendono ad avere una limitata comprensione della parola "tranquillità"; nel nostro caso, invece, sarà per la stagione ancora non piena o per qualche altra ragione, eravamo in 10, che con 5 membri di equipaggio fa un rapporto di 1 a 2! Nessun problema nello scegliere, in ogni momento, dove si voleva stare (noi siamo rimasti sul ponte in alto per quasi tutto il tempo, anche perché le nuvole in cielo filtravano abbondantemente il sole), e nessun problema al momento di disimbarcare o reimbarcarsi; soprattutto, niente musica ad altissimo volume, quasi tradizionale per questo tipo di viaggi.
Godibilissima, insomma, Paratì, davvero a misura d'uomo. E anche i prezzi lo sono. Un'ottima scoperta, grazie ad un tour che mi sta portando in luoghi del Brasile che ancora non conoscevo, o che ho frequentato pochissimo negli ultimi 15 anni (l'ho scelto per questo, dopo tutto).
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inserito il 30/09/2015
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