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Alla fine son riuscito a buscarmi il raffreddore
Il termine 'Dieng' viene da due parole in sanscrito che voglio dire, pressappoco, altopiano o casa degli dei.
Dieng è un altopiano nel centro di Giava, contenente una serie di lussureggianti villaggi che si beano della rarefatta e fresca aria dei 2000 metri di quota che li ospitano.
Ci arrivo con una serie di cambi di mezzo di trasposto impressionante, e vengo accolto dal freddo e dalla pioggia. Sì, freddo! Finalmente: era ora che potessi usare quei pochi indumenti caldi che mi son portato in giro per quattro mesi (per la cronaca: in camera dormo con 3 coperte!).
Il mattino di venerdì, parto stancamente in esplorazione, e mi vedo in rapida sequenza il 'lago coloratò (a causa delle sorgenti sulfuree... ovviamente, il plateau è la caldera di un altro dei 1000 vulcani dell'isola), il 'lago specchiò (che tanto specchio non mi pare), ed alcuni piccoli templi più antichi di quello di Borobudur che vedrò tra qualche giorno. Torno per mezzodì, giusto in tempo per mangiare e risparmiarmi l'acquazzone pomeridiano (pomeriggio che passo leggendo il libro sull'Australia).
La mattina successiva, insieme ad altri due deficienti tedeschi ed al gestore della gh parto alle 4 per andare a vedere il sorgere del sole... arrivati in cima alla collina prediletta, scopriamo che la bassa nebbia ci impedisce di gustare lo spettacolo. Pazienza. In realtà, a me interessava di più ascoltare un pò di informazioni sulle cose che avevo visto il giorno prima e che rivediamo da altri punti di vista.
Qui intorno è pieno di patate, pare che la zona sia la maggiore produttrice dell'isola; e alcune varianti particolari di altre piante, come la papaya e le arachidi locali.
Tornati alla base, aspetto che passi il pulmino che mi porterà a Yogyakarta (pronuncia: Giogiacarta, per gli amici solo Giogia), e mi godo i preparativi per l'arrivo di un locale leader politico in visita di rappresentanza: gente che tira fuori il vestito della festa, bambini mascherati da adulti, venditori di palloncini e fanfara con gli ottoni lustrati.
Il viaggio lo fo con una coppia di anziani olandesi, simpatici e curiosi. Arrivato a Yogya, trovo un simpatico posticino a 4 euri con piscina e doccia calda e colazione compresi, e mi fiondo subito a vedere una rappresentazione spettacolare del poema Ramayana (quello dei rilievi di Angkor) fatto all'aperto con alcuni templi come sfondo.
Dieng è un altopiano nel centro di Giava, contenente una serie di lussureggianti villaggi che si beano della rarefatta e fresca aria dei 2000 metri di quota che li ospitano.
Ci arrivo con una serie di cambi di mezzo di trasposto impressionante, e vengo accolto dal freddo e dalla pioggia. Sì, freddo! Finalmente: era ora che potessi usare quei pochi indumenti caldi che mi son portato in giro per quattro mesi (per la cronaca: in camera dormo con 3 coperte!).
Il mattino di venerdì, parto stancamente in esplorazione, e mi vedo in rapida sequenza il 'lago coloratò (a causa delle sorgenti sulfuree... ovviamente, il plateau è la caldera di un altro dei 1000 vulcani dell'isola), il 'lago specchiò (che tanto specchio non mi pare), ed alcuni piccoli templi più antichi di quello di Borobudur che vedrò tra qualche giorno. Torno per mezzodì, giusto in tempo per mangiare e risparmiarmi l'acquazzone pomeridiano (pomeriggio che passo leggendo il libro sull'Australia).
La mattina successiva, insieme ad altri due deficienti tedeschi ed al gestore della gh parto alle 4 per andare a vedere il sorgere del sole... arrivati in cima alla collina prediletta, scopriamo che la bassa nebbia ci impedisce di gustare lo spettacolo. Pazienza. In realtà, a me interessava di più ascoltare un pò di informazioni sulle cose che avevo visto il giorno prima e che rivediamo da altri punti di vista.
Qui intorno è pieno di patate, pare che la zona sia la maggiore produttrice dell'isola; e alcune varianti particolari di altre piante, come la papaya e le arachidi locali.
Tornati alla base, aspetto che passi il pulmino che mi porterà a Yogyakarta (pronuncia: Giogiacarta, per gli amici solo Giogia), e mi godo i preparativi per l'arrivo di un locale leader politico in visita di rappresentanza: gente che tira fuori il vestito della festa, bambini mascherati da adulti, venditori di palloncini e fanfara con gli ottoni lustrati.
Il viaggio lo fo con una coppia di anziani olandesi, simpatici e curiosi. Arrivato a Yogya, trovo un simpatico posticino a 4 euri con piscina e doccia calda e colazione compresi, e mi fiondo subito a vedere una rappresentazione spettacolare del poema Ramayana (quello dei rilievi di Angkor) fatto all'aperto con alcuni templi come sfondo.
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inserito il 18/10/2003
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