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Galapagos #1: Darwin e la coda della giraffa
"La prima volta che Charles Darwin vide una giraffa, non si interessó tanto nel suo lungo collo, quanto nella sua coda: er per lui evidente trattarsi di uno strumento utile all'allontanamnto delle mosche..."
Con questa affermazione in testa, sono sbarcato nell'isola di San Cristobal, divenuta porto principale di ingresso per l'arcipelago delle Galapagos essendo chiusa per lavori l'isola /aeroporto di Baltra.
Andare oltre l'ovvio, oltre la ricerca della foto perfetta di una tartaruga o di un'iguana marina, era ora il mio obiettivo per questa parte di viaggio. Se possibile, senza spendere un patrimonio: queste isole sono come quei fiori tanto belli che, attirato un insetto, lo inghiottono e scilgono lentamente con i loro acidi... molti cercano di spennarti, tutti cercano di guadagnare qualcosa da te.
Trovato un alberghetto, incontro i primi esemplari di fauna a due passi dal Municipio: leoni marini comodamente spaparanzati sul bagnasciuga (di notte, offrono uno spettacolo incredibile: a due passi da un locale/discoteca, continua ad abbaiarsi e ringhiarsi l'un l'altro per il posto migliore sulla spiaggia, mentre molti starnutiscono per la sabbia che gli si infila nelle narici, e pochi poveri ritardatari annusano qui e là per trovare i parenti... sembra di essere in un sanatorio per anziani... umani!), iguanette che si confondono perfettamente con le rocce su cui stanno in attesa (di cosa, lo sanno solo loro), granchi rossi più delle guance di una donna presa in castagna, e alcune delle 13 varietà di fringuelli evolutisi differentemente in base all'isola, al cibo e ad altre condizioni "indipendenti dal loro volere".
Mi affido ai servizi di un centro di immersioni, per andare il giorno dopo a Leon Dormido, una coppia di pinnacoli nel mare antistante; e qi scatta il colpo di fortuna: incontro un tipo del Lichtenstein (no, non è questo il colpo di fortuna, anche se è il primo viaggiatore di quel Paese che incontro in 18 mesi), e Ricardo e Mercedes, due spagnoli purosangue di Barcelona con i quali, da quel momento e per i prossimi 6 giorni, faró trio fisso. Leon Dormido non è eccezionale, la visibilità sottomarina è bassa e non avvistiamo nessuno squalo testa-di-martello; in compenso, la seguente visita a Isla Lobos è quanto di più vicino ad un viaggio in Paradiso io abbia fatto negli ultimi mesi: con le nostre pinne e maschere, ci gettiamo in acqua in mezzo ad un gruppo di leoni di mare, molto giovani, e sguazziamo per un'ora tra di loro cercando di imitarne le evoluzioni sopra e sotto il pelo dell'acqua. F A N T A S T I C O !
L'isola non è facile da visitare, pare che se cerchi di uscire dal tracciato turistico i prezzi e le difficoltà aumentino in modo esponenziale... Noi, testardi, esploriamo e domandiamo, domandiamo ed esploriamo, finché non riusciamo a trovare assieme ad una coppia di ecuadoriani un taxi che ci porti a visitare l'entroterra: la laguna del Junco, la bella spiaggia (anche se fredda: la temperatura dell'acqua si aggira sui 17-20 gradi, cattive notizie per gli amanti del caldo!) del Chino, e il centro di allevamento delle tartarughe giganti, dove facciamo il nostro primo incontro (di tanti) con le icone viventi di queste isole... immaginatevi una di quelle tartarughe che avete in giardino, quelle che si possono comprare al mercato per qualche euro, e ingranditela... molto: le più grandi che abbiamo visto erano lunghe almeno almeno un metro e venti, e credetemi quando vi dico che non vorrei dovermi portare in giro sulle spalle tutto il giorno tutti i giorni quei guscioni!
Al nostro ritorno, andiamo a visitare la Loberia, una spiaggia alle spalle dell'aeroporto piena zeppa di iguane marine di maggiori dimensioni (una quarantina di centimetri, da testa a coda) e di altri leoni marini... e, qui, succede il fattaccio: un'onda anomala, arrivata quatta quatta alle mie spalle, infradicia me e la mia fedele macchina fotografica, che tento disperatamente di proteggere...
Con questa affermazione in testa, sono sbarcato nell'isola di San Cristobal, divenuta porto principale di ingresso per l'arcipelago delle Galapagos essendo chiusa per lavori l'isola /aeroporto di Baltra.
Andare oltre l'ovvio, oltre la ricerca della foto perfetta di una tartaruga o di un'iguana marina, era ora il mio obiettivo per questa parte di viaggio. Se possibile, senza spendere un patrimonio: queste isole sono come quei fiori tanto belli che, attirato un insetto, lo inghiottono e scilgono lentamente con i loro acidi... molti cercano di spennarti, tutti cercano di guadagnare qualcosa da te.
Trovato un alberghetto, incontro i primi esemplari di fauna a due passi dal Municipio: leoni marini comodamente spaparanzati sul bagnasciuga (di notte, offrono uno spettacolo incredibile: a due passi da un locale/discoteca, continua ad abbaiarsi e ringhiarsi l'un l'altro per il posto migliore sulla spiaggia, mentre molti starnutiscono per la sabbia che gli si infila nelle narici, e pochi poveri ritardatari annusano qui e là per trovare i parenti... sembra di essere in un sanatorio per anziani... umani!), iguanette che si confondono perfettamente con le rocce su cui stanno in attesa (di cosa, lo sanno solo loro), granchi rossi più delle guance di una donna presa in castagna, e alcune delle 13 varietà di fringuelli evolutisi differentemente in base all'isola, al cibo e ad altre condizioni "indipendenti dal loro volere".
Mi affido ai servizi di un centro di immersioni, per andare il giorno dopo a Leon Dormido, una coppia di pinnacoli nel mare antistante; e qi scatta il colpo di fortuna: incontro un tipo del Lichtenstein (no, non è questo il colpo di fortuna, anche se è il primo viaggiatore di quel Paese che incontro in 18 mesi), e Ricardo e Mercedes, due spagnoli purosangue di Barcelona con i quali, da quel momento e per i prossimi 6 giorni, faró trio fisso. Leon Dormido non è eccezionale, la visibilità sottomarina è bassa e non avvistiamo nessuno squalo testa-di-martello; in compenso, la seguente visita a Isla Lobos è quanto di più vicino ad un viaggio in Paradiso io abbia fatto negli ultimi mesi: con le nostre pinne e maschere, ci gettiamo in acqua in mezzo ad un gruppo di leoni di mare, molto giovani, e sguazziamo per un'ora tra di loro cercando di imitarne le evoluzioni sopra e sotto il pelo dell'acqua. F A N T A S T I C O !
L'isola non è facile da visitare, pare che se cerchi di uscire dal tracciato turistico i prezzi e le difficoltà aumentino in modo esponenziale... Noi, testardi, esploriamo e domandiamo, domandiamo ed esploriamo, finché non riusciamo a trovare assieme ad una coppia di ecuadoriani un taxi che ci porti a visitare l'entroterra: la laguna del Junco, la bella spiaggia (anche se fredda: la temperatura dell'acqua si aggira sui 17-20 gradi, cattive notizie per gli amanti del caldo!) del Chino, e il centro di allevamento delle tartarughe giganti, dove facciamo il nostro primo incontro (di tanti) con le icone viventi di queste isole... immaginatevi una di quelle tartarughe che avete in giardino, quelle che si possono comprare al mercato per qualche euro, e ingranditela... molto: le più grandi che abbiamo visto erano lunghe almeno almeno un metro e venti, e credetemi quando vi dico che non vorrei dovermi portare in giro sulle spalle tutto il giorno tutti i giorni quei guscioni!
Al nostro ritorno, andiamo a visitare la Loberia, una spiaggia alle spalle dell'aeroporto piena zeppa di iguane marine di maggiori dimensioni (una quarantina di centimetri, da testa a coda) e di altri leoni marini... e, qui, succede il fattaccio: un'onda anomala, arrivata quatta quatta alle mie spalle, infradicia me e la mia fedele macchina fotografica, che tento disperatamente di proteggere...
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inserito il 25/09/2005
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