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Probabilità ed imprevisti

immagineQuante sono le possibilità di incontrare, in un paesino sperso nel nulla nelle vallate peruviane, un altro viaggiatore (Thomas) che viene dal tuo Paese, da un paio di provincie più a nord? E sono le stesse che hai di incontrare un tuo vecchio compagno scout (Lorenzo), seduto a fianco a te in un internetcafè di Nazca? Son poche, di certo; di certo meno che essere invitati a fermarti ad una fiesta paesana da alcuni musicisti di passaggio, o di fare colazione a casa di un tessitore di tappeti mentre i suoi figli si stanno svegliando alle 5 del mattino... ma andiamo con ordine!

Lasciata Aguas Calientes, Thomas ed io siamo arrivati ad Ollantaytambo dove, nelle ennesime rovine inca, si è tenuto il giorno seguente la rappresentazione del dramma storico Ollanta (purtroppo per me e per molti turisti e peruviani, in Quechua, così abbiamo capito poco o niente; però, almeno abbiamo potuto apprezzare i colori di costumi e bandiere...). L'altoatesino è partito, mentre io son rimasto a gustare le prelibatezze presentate nel concorso di piatti tipici (sì, ho provato il "cuy"... beh, a parte l'impressione di quella zampina rattrappita nel piatto, devo dire che il tanto decantato porcellino d'india, col suo contorno di patate e verdure locali e riso e formaggio e "quinua" non si distacca molto dal normale coniglio...) e poi a godermi le danze messe in scena da ballerini di ogni provenienza ed abilità (o agilità).

Al mattino seguente, son partito per Urubamba, da dove una scarpinata neppure tanto pesante mi ha portato fino a Moray, con i suoi 4 imbutoni inca: si tratta di terrazze scavate nel terreno, pare usate come laboratori per esperimenti agroculturali; è possibile apprezzare cambiamenti di temperatura scendendo per i gironi, segno dell'esistenza di microclimi scientificamente preparati. Il pomeriggio e la sera li ho trascorsi in compagnia del locale membro SERVAS, Jaime, architetto di grande cultura e molta affabilità, e del suo ospite (che in realtà mi ha fregato il letto!) Daniel, canadese del Quebec.

Altra mattina, altro bus: per raggiungere Pisaq, ultima meta presente nel mio megabigliettone turistico. Simile a Machupicchu, per modalità di costruzione più che d'uso, la cittadella arroccata in cima all'ennesimo monte (se non dovevano trascinare quintalate di roccia su per ripidi pendii non erano contenti, quelli!) si raggiunge con una lunga camminata (accorciata da una scorciatoia indicatami da un contadino) che ti lascia pieno di sudore e vuoto di fiato... però, come spesso accade, ne vale la pena: costruzioni di differente fattura, fonti d'acqua che mi fanno venire in mente gli orinali dei bagni pubblici, e un panorama di una bellezza mozzafiato.

Mentre un altro bus mi riporta al Cusco, comincia a farsi strada in me l'idea che la maledizione di Thomas ("non pere akva di Maciupiciu, ke poi ti fiene male!") mi abbia in fin dei conti colpito: io l'acqua l'ho bevuta ("testone!"), ed i microbini ora mi chiedono di pagare il pedaggio... passo un pomeriggio debilitante, ed una notte da incubo anche a causa del freddo pungente che passa dagli spifferi della porta. Il giorno seguente, presa la mia bella dose di pillole a stomaco vuoto (non c'avevo voglia di mangiare, capirete... beh, una cosa è certa: se continuo così, torno a casa che sono un figurino!), ho cazzeggiatto (ops, vagheggiato) fino al pomeriggio, quando ho preso il mio bel bus per Ayacucho.

"La morte è un processo rettilineo", scrive Pennac. Sarà; ma la vita ha volte prende strade ben tortuose. Una di queste strade è quella che dal Cusco porta ad Ayacucho; e ed è su questa strada che, dopo due ore di viaggio, il bus decide che è ora di rompersi. Cosa, esattamente, non l'ho ancora capito: credo una ruota, o qualcosa di simile, ma onestamente non avevo voglia di guardare fuori dal finestrino nel buoi della notte. Di certo, si rompono anche molti viaggiatori, e quelli che non partono con un bus fermato in mezzo alla strada restano a protestare per il troppo peso caricato sul mezzo. Alla fine, lasciando a terra svariate casse di pesce diretto ad un mercato, ripartiamo con due ore di ritardo, dopo che l'autista con le sue magiche manine ha rappezzato il guasto.

Arrivati ad Andahuaylas, scopriamo che la coincidenza (coincidenza? ma non era un bus diretto???) non ci ha aspettato, e quindi io ed altri viaggiatori dobbiamo rimanercene in questo luogo dimenticato da ogni dio per 12 ore... faccio amicizia con Fausto, tessitore di tappeti (e poeta) di Ayacucho, insieme ci facciamo scucire qualche soldo dalla compagnia di trasporti per andare a pranzare, e visitiamo il mercato (quello del famoso pesce!) pieno di vita che occupa metà del territorio comunale. Altro da fare non c'è, Fausto va a trovare una conoscente ed io mi tuffo in internet, con lo stomaco che finalmente decide di reclamare il suo cibo e di non protestare più...

Alle 18 partiamo, il viaggio passa svelto (anche perché l'autista ha paura di rimanere bloccato da supposti scioperi stradali) ed alle 4 mi ritrovo in casa di Fausto, con la moglie che ci prepara una buona colazione ed i figli che, senza protestare, si svegliano e si mettono a giocare (dopo avermi salutato! Wow, credo siano i bambini più educati del mondo... provate voi, a quell'ora!). Passiamo ore parlando, di tappeti e di Sendero Luminoso, ma questa è un'altra storia, e come diceva M.Ende va raccontata da un'altra parte...

Commenti

Il giorno 08/07/2005, Lidia ha scritto...
Tutti questi incontri di conterranei dove non te lo saresti mai aspettato.... Non è che sia un segnale che è giunto il momento di tornare a casa? :-)
Il giorno 08/07/2005, Daniele ha scritto...
Ahah, crediamo ancora nella cabala, è?!... mah, speriamo di no, io intanto faccio gli scongiuri...

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inserito il 04/07/2005
visualizzato: 3141 volte
commentato: 2 volte
totale racconti: 562
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