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Guarda i muscoli del capitano
Su e giù. Giù e su. Le onde affrontano la nave, le si parano davanti, e poi la incontrano, facendola ondeggiare. Il capitano fuma la sua sigaretta, e guarda tra la nebbia sicuro del funzionamento dei suoi radar. E gli stomaci dei passeggeri danzano convulsamente, e le pillole "antimareo" non bastano a rendere meno violacee le facce di molti. Il freddo è penetrante, portato dalle gocce di una pioggerellina fina ma insistente, ed i brevi sprazzi di sole sono solo specchietti per i viaggiatori che tornano sul ponte a cercare di avvistare foche, orche e persino balene (con risultati deludenti: 2 foche che saltano come grilli, la pinna dorsale di un delfino nero, e riusciamo pure a perderci il cadavere della balena morta che ci dicono galleggiare da qualche parte nei canali patagonici).
Ho fatto il viaggio in nave da Puerto Natales a Puerto Montt, su un cargo che trasporta passeggeri disposti a spendere un pò di soldi (motivo per cui non ci sono molti israeliani a bordo... non si tratta di una battuta, è la verità) per gelarsi e rovinarsi lo stomaco per quattro giorni. Il tempo, inclemente, ci costringe a stare nella sala da pranzo per buona parte del tempo, a subirci le conferenze illustrate con PowerPoint della animatrice di bordo (non vi parlo delle sue teorie sulle glaciazioni, perché farebbero rabbrividire il geologo che c'è in ognuno di noi), a vedere film su cavalli e navi (nessuno ha capito il nesso!), o a imparare nuovi giochi pazzeschi con le carte. I pasti sono buoni, tranne il giorno in cui, attraversato con molti problemi gastrici un pezzo di mare aperto (in subbuglio), il cuoco ha pensato di preparare una pappina che ai meno maliziosi pareva "vomito riscaldato"; le cabine sono pulite, piccole ma accoglienti (non so per quale merito in Paradiso, ne ottengo una da 4 invece di quella da 18...); le docce sono calde ed abbondanti, confrontate coi pisciolini trovati fino ad ora nelle pensioni in cui sono stato; e, tra più di cento passeggeri, alcuni hanno storie interessanti da raccontare. Reincontro 2 spagnoli di Barcelona conosciuti nel Parco di Torres del Paine, e conosco alcune ragazze tedesche che studiano per 6 mesi qui in Cile, una coppia svedese che sta per fare parte del mio viaggio al contrario, il vicecapitano cileno con la passione per l'archeologia che sta aspettando il momento di poter visitare l'Italia, e poi due personaggi particolari: Stefano e Gonzalo. Il primo, milanese, sta tirando il fiato per 3 mesi in questo continente dopo aver lavorato seriamente per una quindicina d'anni, indeciso se tornare a cercare un altro lavoro o se tirare un pò più a lungo lungo la Cordigliera delle Ande; copia carbone di Massimo Lopez nelle sue migliori imitazioni dell'ispettore Clouseau, ha la risata contagiosa e la macchina fotografica pronta e scattante. Il secondo invece è portoghese, ha un paio d'anni più di me ma ha già fatto il giro del mondo, e campa scrivendo: ha una rubrica fissa su un periodico portoghese, in cui racconta il suo viaggio patagonico; parla 5 lingue (l'italiano molto bene, anche se con spiccato accento genovese), e appare come la rilassatezza in persona (lo sarei anch'io, forse, se mi pagassero per viaggiare).
Dicono che questa crociera sia stupenda, con il sole. Dicono anche che il sole lo si vede poco di frequente, da queste parti. In realtà, è uan cosa che ti fa venire la voglia di rimettere piede a terra, ma senza fretta: il tempo passa, tutti hanno un buon libro (o più) da leggere, e l'"happy hour" di pisco proposto dal barista (mister Pollo) contribuisce a spezzare la monotonia (in realtà, ci sono talmente tanti "happy hour" che sono le pause astemie a spezzare la monotonia).
Intanto, i ghiacciai passano tranquilli intorno a noi, e le isole pure; ma sono quelle acque gelate che ci circondano che immutabili restano nell'immaginario notturno, quando i sonni si trasformano in sogni e ti vedi a bordo di una zattera che va tranquilla, mentre sei nel ventre della balena metallica con gli occhi elettronici che non dormono mai (controllati da Gerardo, il cileno con la voglia di storia).
E il Capitano dice al mozzo di bordo "Signor mozzo io non vedo niente c'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole andiamo avanti tranquillamente". [FdG]
Ho fatto il viaggio in nave da Puerto Natales a Puerto Montt, su un cargo che trasporta passeggeri disposti a spendere un pò di soldi (motivo per cui non ci sono molti israeliani a bordo... non si tratta di una battuta, è la verità) per gelarsi e rovinarsi lo stomaco per quattro giorni. Il tempo, inclemente, ci costringe a stare nella sala da pranzo per buona parte del tempo, a subirci le conferenze illustrate con PowerPoint della animatrice di bordo (non vi parlo delle sue teorie sulle glaciazioni, perché farebbero rabbrividire il geologo che c'è in ognuno di noi), a vedere film su cavalli e navi (nessuno ha capito il nesso!), o a imparare nuovi giochi pazzeschi con le carte. I pasti sono buoni, tranne il giorno in cui, attraversato con molti problemi gastrici un pezzo di mare aperto (in subbuglio), il cuoco ha pensato di preparare una pappina che ai meno maliziosi pareva "vomito riscaldato"; le cabine sono pulite, piccole ma accoglienti (non so per quale merito in Paradiso, ne ottengo una da 4 invece di quella da 18...); le docce sono calde ed abbondanti, confrontate coi pisciolini trovati fino ad ora nelle pensioni in cui sono stato; e, tra più di cento passeggeri, alcuni hanno storie interessanti da raccontare. Reincontro 2 spagnoli di Barcelona conosciuti nel Parco di Torres del Paine, e conosco alcune ragazze tedesche che studiano per 6 mesi qui in Cile, una coppia svedese che sta per fare parte del mio viaggio al contrario, il vicecapitano cileno con la passione per l'archeologia che sta aspettando il momento di poter visitare l'Italia, e poi due personaggi particolari: Stefano e Gonzalo. Il primo, milanese, sta tirando il fiato per 3 mesi in questo continente dopo aver lavorato seriamente per una quindicina d'anni, indeciso se tornare a cercare un altro lavoro o se tirare un pò più a lungo lungo la Cordigliera delle Ande; copia carbone di Massimo Lopez nelle sue migliori imitazioni dell'ispettore Clouseau, ha la risata contagiosa e la macchina fotografica pronta e scattante. Il secondo invece è portoghese, ha un paio d'anni più di me ma ha già fatto il giro del mondo, e campa scrivendo: ha una rubrica fissa su un periodico portoghese, in cui racconta il suo viaggio patagonico; parla 5 lingue (l'italiano molto bene, anche se con spiccato accento genovese), e appare come la rilassatezza in persona (lo sarei anch'io, forse, se mi pagassero per viaggiare).
Dicono che questa crociera sia stupenda, con il sole. Dicono anche che il sole lo si vede poco di frequente, da queste parti. In realtà, è uan cosa che ti fa venire la voglia di rimettere piede a terra, ma senza fretta: il tempo passa, tutti hanno un buon libro (o più) da leggere, e l'"happy hour" di pisco proposto dal barista (mister Pollo) contribuisce a spezzare la monotonia (in realtà, ci sono talmente tanti "happy hour" che sono le pause astemie a spezzare la monotonia).
Intanto, i ghiacciai passano tranquilli intorno a noi, e le isole pure; ma sono quelle acque gelate che ci circondano che immutabili restano nell'immaginario notturno, quando i sonni si trasformano in sogni e ti vedi a bordo di una zattera che va tranquilla, mentre sei nel ventre della balena metallica con gli occhi elettronici che non dormono mai (controllati da Gerardo, il cileno con la voglia di storia).
E il Capitano dice al mozzo di bordo "Signor mozzo io non vedo niente c'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole andiamo avanti tranquillamente". [FdG]
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inserito il 08/03/2005
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