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Francisco Pascasio Moreno, perito in geografia
A causa del mio mal (per cui piango me stesso), ovvero la necessità di non sforzare la mano sinistra per un pò di giorni, e poiché era arduo trovare un bus che mi riportasse a Punta Arenas, ho deciso di cambiare itinerario: con due bus ho raggiunto Rio Gallegos, in Argentina, attraversando due volte le frontiere con il Cile (la cosa è noiosa, non tanto per il tempo perso quanto per l'uso di pagine del passaporto per timbri e controtimbri); lì, approfittando di una sosta per attesa nuova coincidenza, ho pigliato un tassì con due svizzeri ed abbiamo gironzolato per il centro ventosissimo del luogo (la visita al Museo dei Pionieri {e stata peró molto istruttiva); infine, un terzo mezzo, extralusso con proiezione di Spiderman 2 (in linguaq originale con sottitoli in spagnolo... che spasso, la traduzione!), mi ha scaricato poco dopo mezzanotte a El Calafate, autodefinitasi "Capitale dei Ghiacciai".
Vuole infatti la fortuna degli abitanti locali che a poca distanza si trovi il lago Argentino, un enorme serbatoio di acqua turchese alimentato da una serie spettacolare di ghiacciai; ergo, migliaia di turisti argentini e non frequentano i locali della cittadina durante i mesi estivi (ma non solo) per effettuare scarpinate, trekking e navigazioni ed andare ad ammirare i giganti gelati. La quantità di presenze è tale, in questo periodo, che fatico non poco a trovare un letto per la notte; alla fine, mi sistemo in un posticino semitranquillo (avrei scannato i due tossitori notturni!), e al mattino dopo colazione mi sposto dall'altra parte della strada (America del Sur Hostel), dove per qualche soldo in più guadagno in tranquillità, comodità e informazioni dettagliate.
Il primo giorno, insieme a Martina (ragazza ceca incontrata sul secondo bus il giorno precedente, e con la quale viaggeró per alcuni giorni), abbiamo optato per una navigazione sul lago Argentino, per andare a vedere i ghiacciai Spegazzini, Onelli e Upsala. Il primo ci offre l'opportunità di vedere il miglior esempio di "rompimiento", quando un enorme pezzo del ghiacciaio si stacca dallo stesso a causa di fessurazioni, infiltrazioni e cambiamenti di temperatura (c'è molta gente che viene qui solo per osservare questo fenomeno): un grande crac, una valanga di ghiaccio che cade, un boato quando tocca l'acqua e comincia a formare una serie di onde che raggiungono la barca. Nella baia Onelli sbarchiamo per una breve escursione, raggiungendo una bella laguna ripiena di iceberg che galleggiano tranquillamente, e solo il tempo (a tratti piovoso, sempre nuvoloso) ci rende la cosa non completamente gradita. Ma il tempo si riscatta nel pomeriggio, quando raggiungiamo sotto il sole il fronte del ghiacciaio Upsala, il secondo del parco nazionale in ordine di grandezza; è uno spettacolo maestoso, con le sue varie tonalità di blu e bianco, effetto della rifrazione della luce attraverso i cristalli gelati. Anche il tratto di ritorno è favoloso, sfiorando questi giganti galleggianti che aspettano di sciogliersi lentamente.
Il secondo giorno, invece, è dedicato ad un solo ghiacciaio: il Perito Moreno (e qui Max schiatta d'invidia). Dedicato al succitato esploratore e geografo argentino, che tanto e tanto tempo fa giunse fino a questa regione scoprendo il lago (denominato Argentino non tanto per il colore, ma per reclamarne la sovranità prima che ci provassero i cileni) ma non il ghiacciaio che porta il suo nome (in realtà, molte sono le cose e le località che ora si fregiano delle iniziali P.M.: esiste un parco nazionale, e persino una cittadina), è la meta della maggior parte dei turisti. La nostra escursione ci porta a scoprire il ghiacciaio lentamente, con una camminata guidata fino al punto in cui delle passerelle permettono di raggiungere le piattaforme di osservazione direttamente davanti ad un lato del fronte di gelo; di seguito, un barcozzo di medie dimensioni ci porta direttamente davanti, ma onestamente questa parte non è migliore di quelle della giornata precedente (anche se, ovviamente, vista la brevità del tragitto il costo è minore).
Rinfrescati per benino, torniamo all'ostello in tempo per caricarci gli zaini in spalla e raggiungere il terminal dei bus: abbiamo deciso di seguire un suggerimento di Sebastiano, il gestore, e di visitare la località di El Chalten, "Capitale del trekking".
Vuole infatti la fortuna degli abitanti locali che a poca distanza si trovi il lago Argentino, un enorme serbatoio di acqua turchese alimentato da una serie spettacolare di ghiacciai; ergo, migliaia di turisti argentini e non frequentano i locali della cittadina durante i mesi estivi (ma non solo) per effettuare scarpinate, trekking e navigazioni ed andare ad ammirare i giganti gelati. La quantità di presenze è tale, in questo periodo, che fatico non poco a trovare un letto per la notte; alla fine, mi sistemo in un posticino semitranquillo (avrei scannato i due tossitori notturni!), e al mattino dopo colazione mi sposto dall'altra parte della strada (America del Sur Hostel), dove per qualche soldo in più guadagno in tranquillità, comodità e informazioni dettagliate.
Il primo giorno, insieme a Martina (ragazza ceca incontrata sul secondo bus il giorno precedente, e con la quale viaggeró per alcuni giorni), abbiamo optato per una navigazione sul lago Argentino, per andare a vedere i ghiacciai Spegazzini, Onelli e Upsala. Il primo ci offre l'opportunità di vedere il miglior esempio di "rompimiento", quando un enorme pezzo del ghiacciaio si stacca dallo stesso a causa di fessurazioni, infiltrazioni e cambiamenti di temperatura (c'è molta gente che viene qui solo per osservare questo fenomeno): un grande crac, una valanga di ghiaccio che cade, un boato quando tocca l'acqua e comincia a formare una serie di onde che raggiungono la barca. Nella baia Onelli sbarchiamo per una breve escursione, raggiungendo una bella laguna ripiena di iceberg che galleggiano tranquillamente, e solo il tempo (a tratti piovoso, sempre nuvoloso) ci rende la cosa non completamente gradita. Ma il tempo si riscatta nel pomeriggio, quando raggiungiamo sotto il sole il fronte del ghiacciaio Upsala, il secondo del parco nazionale in ordine di grandezza; è uno spettacolo maestoso, con le sue varie tonalità di blu e bianco, effetto della rifrazione della luce attraverso i cristalli gelati. Anche il tratto di ritorno è favoloso, sfiorando questi giganti galleggianti che aspettano di sciogliersi lentamente.
Il secondo giorno, invece, è dedicato ad un solo ghiacciaio: il Perito Moreno (e qui Max schiatta d'invidia). Dedicato al succitato esploratore e geografo argentino, che tanto e tanto tempo fa giunse fino a questa regione scoprendo il lago (denominato Argentino non tanto per il colore, ma per reclamarne la sovranità prima che ci provassero i cileni) ma non il ghiacciaio che porta il suo nome (in realtà, molte sono le cose e le località che ora si fregiano delle iniziali P.M.: esiste un parco nazionale, e persino una cittadina), è la meta della maggior parte dei turisti. La nostra escursione ci porta a scoprire il ghiacciaio lentamente, con una camminata guidata fino al punto in cui delle passerelle permettono di raggiungere le piattaforme di osservazione direttamente davanti ad un lato del fronte di gelo; di seguito, un barcozzo di medie dimensioni ci porta direttamente davanti, ma onestamente questa parte non è migliore di quelle della giornata precedente (anche se, ovviamente, vista la brevità del tragitto il costo è minore).
Rinfrescati per benino, torniamo all'ostello in tempo per caricarci gli zaini in spalla e raggiungere il terminal dei bus: abbiamo deciso di seguire un suggerimento di Sebastiano, il gestore, e di visitare la località di El Chalten, "Capitale del trekking".
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Commenti
Il giorno 26/02/2005, Massielena ha scritto...
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Informazioni
inserito il 22/02/2005
visualizzato: 3649 volte
commentato: 2 volte
totale racconti: 562
totale visualizzazioni: 1443928
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