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Giardini chiusi? No problem, non paghi!
Svegliatomi presto, ma alzatomi tardi (sono ancora a corto di sonno... mi sa che recupero fra due mesi, in Indonesia: loro sì che sanno come farmi dormire...), ho saltato la prevista visita alla zona est di Singapore, comprensiva di escursione a Pulau Ubin (e per fortuna: con la pioggia che è venuta giù nel pomeriggio...), e mi son diretto a cose più vicine e più cinesi.
Prima, però, ho acquistato la carta EZLink, quella che magicamente ti mette in conto le spese per il trasporto urbano. Oltre a mettertela in quel posto, o sprovveduto turista, considerando il suo bel costo fisso non rimborsabile di 2,5 euri circa.
Quindi, bus e poi MRT (metro di superficie, Mass Transport Railway) fino ai Chinese Gardens, una riproduzione di tutte quelle cose che vi aspettereste di vedere in un grande parco tipicamente cinese: laghetti con pescioni rossi e tartarughe, qualche pagoda qui e là, vialetti tortuosi, dragoni e leoni. Peccato che i Giardini Giapponesi - accanto - erano chiusi; almeno, però, avevano anche temporaneamente abolito il biglietto d'ingresso all'intero complesso, scusandosi per il disturbo.
Altro viaggetto, e sono arrivato alla villa dei fratelli Han Taw, quelli che hanno fatto i soldi vendendo il Balsamo di Tigre. Il più vecchio, 'Tigre gentile', fece costruire una villa con giardino per il più giovane, 'Leopardo gentile', e nel giardino fece posizionare una infinita serie di statue, monumenti, riproduzioni, diorami e modelli di personaggi ed elementi importanti e famosi per la tradizione e la cultura cinese (acciocché il fratello potesse non scordare mai di dove venivano). Morti i fratelli, è rimasto questo splendido esempio kitch del folklore cinese, e si imparano davvero molte cose aggirandosi per i vialetti della villa (anch'essa con lavori in corso, ed anch'essa per questo ad ingresso gratuito). Per ripararmi poi dal violento acquazzone del pomeriggio, mi son rifugiato sotto una tettoia dove ho incontrato il manager del posto, che per una fantastica e davvero interessante novantina di minuti mi ha intrattenuto amabilmente rispondendo a tutte le mie domande sui cinesi di Singapore... alcune curiosità:
- il governo pianifica la distribuzione delle etnie, per far sì che non si creino ghetti o enclave; questo significa che ogni quartiere ha tetti percentuali per i cinesi, i malesi, i tamil e tutte le altre genti che compongono questa società multiculturale;
- i cinesi di qui stanno subendo un'allarmante calo demografico, perché pensano troppo al successo ed agli affari e poco a metter su famiglia; rischiano perciò di essere sopravanzati dai malesi, più tranquilli e faciloni;
- il cinese medio, anche senza volerlo, tende a superare gli altri sia in astuzia sia in operosità; quelli di Singapore, pare, più degli altri;
- ai cinesi di qui pare piacciano di più le donne indiane, con le loro fronti decise e gli occhi scuri, che le donne cinesi... contento lui: io, fino ad ora, ho visto molte belle ragazze di origine cinese, e quasi nessuna indiana.
Raggiunta la mia ospite Anne all'Holland Village, luogo in cui gli expat (espatriati) amano affollarsi, girovaghiamo un pò (lei deve fare shopping, io devo cercare altri prezzi per la fotocamera), e poi andiamo a Little India a visitare un tempio e a mangiare una deliziosa cena vegetariana (pago io, è il minimo che possa fare... e, tornati a casa, le riparo pure la lampada del bagno, giusto per farmi benvolere ancor di più!)
Prima, però, ho acquistato la carta EZLink, quella che magicamente ti mette in conto le spese per il trasporto urbano. Oltre a mettertela in quel posto, o sprovveduto turista, considerando il suo bel costo fisso non rimborsabile di 2,5 euri circa.
Quindi, bus e poi MRT (metro di superficie, Mass Transport Railway) fino ai Chinese Gardens, una riproduzione di tutte quelle cose che vi aspettereste di vedere in un grande parco tipicamente cinese: laghetti con pescioni rossi e tartarughe, qualche pagoda qui e là, vialetti tortuosi, dragoni e leoni. Peccato che i Giardini Giapponesi - accanto - erano chiusi; almeno, però, avevano anche temporaneamente abolito il biglietto d'ingresso all'intero complesso, scusandosi per il disturbo.
Altro viaggetto, e sono arrivato alla villa dei fratelli Han Taw, quelli che hanno fatto i soldi vendendo il Balsamo di Tigre. Il più vecchio, 'Tigre gentile', fece costruire una villa con giardino per il più giovane, 'Leopardo gentile', e nel giardino fece posizionare una infinita serie di statue, monumenti, riproduzioni, diorami e modelli di personaggi ed elementi importanti e famosi per la tradizione e la cultura cinese (acciocché il fratello potesse non scordare mai di dove venivano). Morti i fratelli, è rimasto questo splendido esempio kitch del folklore cinese, e si imparano davvero molte cose aggirandosi per i vialetti della villa (anch'essa con lavori in corso, ed anch'essa per questo ad ingresso gratuito). Per ripararmi poi dal violento acquazzone del pomeriggio, mi son rifugiato sotto una tettoia dove ho incontrato il manager del posto, che per una fantastica e davvero interessante novantina di minuti mi ha intrattenuto amabilmente rispondendo a tutte le mie domande sui cinesi di Singapore... alcune curiosità:
- il governo pianifica la distribuzione delle etnie, per far sì che non si creino ghetti o enclave; questo significa che ogni quartiere ha tetti percentuali per i cinesi, i malesi, i tamil e tutte le altre genti che compongono questa società multiculturale;
- i cinesi di qui stanno subendo un'allarmante calo demografico, perché pensano troppo al successo ed agli affari e poco a metter su famiglia; rischiano perciò di essere sopravanzati dai malesi, più tranquilli e faciloni;
- il cinese medio, anche senza volerlo, tende a superare gli altri sia in astuzia sia in operosità; quelli di Singapore, pare, più degli altri;
- ai cinesi di qui pare piacciano di più le donne indiane, con le loro fronti decise e gli occhi scuri, che le donne cinesi... contento lui: io, fino ad ora, ho visto molte belle ragazze di origine cinese, e quasi nessuna indiana.
Raggiunta la mia ospite Anne all'Holland Village, luogo in cui gli expat (espatriati) amano affollarsi, girovaghiamo un pò (lei deve fare shopping, io devo cercare altri prezzi per la fotocamera), e poi andiamo a Little India a visitare un tempio e a mangiare una deliziosa cena vegetariana (pago io, è il minimo che possa fare... e, tornati a casa, le riparo pure la lampada del bagno, giusto per farmi benvolere ancor di più!)
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inserito il 16/03/2004
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