Nuovi e vecchi amici a Trinidad
Alle 8:30 in punto, orario tetesco, Niki e Mario si presentano davanti alla mia casa particular e, caricati i bagagli, partiamo per Trinidad, con sosta lungo il percorso a El Nicho. Questo è una riserva naturale con diverse deliziose cascate e pozze d'acqua collegate da dei sentieri lungo i quali ci accompagna un guida molto preparata (sembra che tutte le visite turistiche a Cuba includano una guida... comincia a spiegarsi come più del 75% della popolazione lavori in qualche modo per lo Stato! La guida ci dice che si può fare il bagno nelle pozze d'acqua, e noi non ce lo facciamo ripetere due volte, così come le altre decine di turisti (perlopiù tedeschi e canadesi) che affollano lo stesso luogo. L'acqua è limpida, fresca ma non fredda, e la vista intorno mozza il fiato.
Per proseguire Mario, che viaggia solo seguendo la app GPS del suo telefono (credo la usi anche per andare in bagno), decide di prendere una strada che pare una scorciatoia. Il fatto che nessuna delle persone a cui chiediamo ce la indichi come "la" via per andare a Trinidad ci dovrebbe insospettire un po', ma noi siamo avventurosi e quindi partiamo... beh, un motivo per cui nessuno la prendeva in considerazione c'è: il terreno è in pessime condizioni, con varie buche e avvallamenti nell'asfalto, e vari tratti in cui l'asfalto non c'è proprio. Io scendo due o tre volte dalla macchina per andare avanti e fare segno a Mario come aggirare degli ostacoli, e lui è costretto a procedere a non più di 10 km per ora. Aggiungiamo pure che, ad un certo punto, il freno anteriore sinistro comincia a emettere pessimi suoni, segno che il ferodo si è consumato completamente (ma che carretta gli hanno affittato?!), e si capisce perché impieghiamo 1 ora e mezza circa per arrivare alla strada principale, più o meno quelli che sarebbero serviti seguendo la strada più lunga.
Arrivati in città, dato che è venerdì pomeriggio portiamo subito l'auto al centro assistenza, dove ci dicono che il meccanico (impegnato al momento da qualche parte a risolvere un guasto) ci si metterà al lavoro subito per terminare entro le 9:30 del mattino dopo ("sicuro?" "certo, 9:30... beh, guardate, facciamo le 10:00 giusto per essere sicuri sicuri!"). A qualche isolato di distanza si trova la casa che i due tedeschi hanno riservato (pagando circa 60 euri a notte, con colazione; io, senza colazione, ne pago normalmente 20-25... magia delle prenotazioni via internet!), c'è una camera libera - in realtà, una suite: 2 stanze da letto con tre letti, più un bagno che è tanto grande che ti serve lo scooter per andare dal cesso al rotolo di carta igienica! - per una notte così mi ci fermo anch'io. Poi, ognuno per i fatti suoi per un po', ché loro hanno priorità diverse dalle mie: io giro strade, cerco un alloggio per i due giorni successivi, scopro dove c'è buona musica e dove si può mangiare, compro carte per la connessione internet, mi mangio un gelato da Coppelia, ecc.; loro vanno a mangiarsi una pizza, camminano un po' e poi si fanno un pisolino.
Le strade di Trinidad sono piene di turisti, non ne ho visti così tanti concentrati neppure a La Havana, e sono tutte lastricate di sassi e sassetti che rischiano di storcerti la caviglia ad ogni passo. Le due cose insieme, e la stanchezza che abbiamo addosso per la lunga giornata, ci spingono a cenare in un ristorante vicino al nostro alloggio comune, e ci va pure bene, ché il cibo è buono e la musica jazz suonata da un gruppetto locale pure.
Il giorno dopo, trasloco nel nuovo alloggio, di proprietà di una ex-avvocato e della madre, acquisto il biglietto dell'autobus per la mia prossima destinazione prima che si esauriscano completamente, e poi accompagno i miei amici a ritirare la macchina, che (ovviamente) non è pronta prima delle 11. Però, almeno, il meccanico ha sostituito il ferodo completamente mangiato, ed ha pure effettuato la revisione periodica, così l'auto è pronta per viaggiare di nuovo. Ci diamo appuntamento con i tedeschi per un buon gelato nel tardo pomeriggio, e poi comincia la mia esplorazione. Su e giù per le stradine, visitando musei e salendo in cima a torri panoramiche, sbirciando in gallerie d'arte e dietro ogni angolo da cui esce musica, devo dire che la città è piacevole a visitarsi. Per mangiare basta guardare dove c'è una coda di cubani, un sandwich ed un succo di frutta li si rimedia sempre. L'architettura del centro è particolarmente pomposa, qui una volta c'era denaro a bizzeffe, la zona era infatti la principale produttrice di zucchero nel diciottesimo e diciannovesimo secolo.
La gelateria Coppelia è chiusa, purtroppo (senza motivo apparente), quindi al momento del ritrovo con i tedeschi dobbiamo trovare un altro posto per il nostro gelato; ci va male nel senso che ci tocca una gelateria per gringo (meno gelato, e più caro: da Coppelia una pallina costa 0,75 CUP, qui costa 1,25 CUC - circa 30 volte tanto!), ma ci va di stralusso perché, camminando, passiamo davanti ad una casa dove stanno celebrando un rito di venerazione per Yemayà, una delle divinità della santeria cubana; ci invitano ad entrare, e sediamo assieme agli altri presenti mentre alcuni danzano al ritmo della rumba intorno al piccolo altare colmo di regali creato in onore della dea; snack e bicchieri di un qualche punch altamente alcoolico vengono offerti, l'atmosfera è rilassata ma intensa allo stesso tempo, le persone ci sorridono ma al tempo stesso ci trattano come se fossimo parte di loro, e siamo davvero fortunati e riconoscenti per questa opportunità.
Cena all'interno di una casa privata, che ha convertito l'ingresso in un piccolo ristorante; il menu è un po' bizzarro, con cracker fatti in casa e maionese come antipasto, ma buono ed economico, e la sensazione di trovarsi in casa di qualcuno invece che in un ristorante con camerieri annoiati è davvero curiosa; poi, cocktail alla Bodeguita del Medio (locale famoso nella capitale, che ora ha aperto filiali in tutto il mondo), dove un ottimo gruppo sta suonando musica cubana sotto gli sguardi delle foto dei personaggi famosi passati di qua (riconosco Sting, Gerard Depardieu e persino Jovanotti).
La domenica saliamo sulla macchina rinnovata e andiamo ad esplorare la valle de Los Ingenios, dove la canna da zucchero veniva coltivata e trasformata in melassa e poi in denaro sonante. Rimangono solo ruderi, in alcuni casi ben restaurati, ma un paio di ottime guide (incluse nell'esorbitante prezzo di ingresso di 1 CUC) rendono San Isidro e poi Guaimaro davvero interessanti, raccontandoci di come fosse lussuosa la vita dei ricchi padroni e di quanto difficile e pericolosa fosse quella delle centinaia di schiavi che, in cambio di miseri vitto e alloggio, lavoravano anche 16 ore al giorno per chi li aveva comprati al mercato; a decine morivano, alcuni riuscivano a scappare cercando rifugio nella giungla, la maggior parte passava la propria intera esistenza sull'isola cercando di sopravvivere, controllati dall'alto di torri appositamente costruite da feroci custodi pronti a dare l'allarme ogni volta che qualcosa succedeva. Una ferrovia, tutt'ora funzionante anche se ora usata per portare a spasso i turisti, serviva per trasportare i pani di zucchero (quelli che, con la loro forma conica, danno il nome alla famosa montagna di Rio de Janeiro) fino ai porti.
Trascorsa la mattinata in modo educativo, raggiungiamo la spiaggia di Ancon per un pomeriggio più rilassante, e ci godiamo il sole ed il calore con, di tanto in tanto, un bel bagno rinfrescante. Mario e Niki ci tenevano particolarmente, perché volevano vedere un bel tramonto sul mare, prima di raggiungere la parte nord dell'isola; ed il sole non li delude, dando un ottimo spettacolo mentre si inabissa nell'oceano.
Torniamo in città, e ci salutiamo: loro giustamente vogliono un po' di privacy, ed a me sta bene gironzolare ancora un po' nell'atmosfera serale della città. Ceno, e poi torno alla Casa de la Trova dove i musicisiti fanno sempre un salto; mentre entro, mi sento chiamare e, voltandomi, riconosco Alexandra, una tipa che era venuta in un tour in Patagonia con me un paio di anni prima: è lì con la madre ed il padre, ed un gruppo di turisti, un gruppo di JLA che sta facendo il cammino inverso a quello che faccio io. Incredibile coincidenza, davvero! Mi presenta il loro tour leader, un cubano di nome Lazaro, poi chiacchieriamo un po', mentre i turisti ballano al ritmo della salsa cubana.
Strano come il mondo sembri piccolo, a volte!
Casa Particular Amigos del Mundo, calle San José 269 tra Real e Amargura, tel. (53) 41994780, e-mail mariaelenatrinidad@yahoo.com, proprietaria Maria Elena Hernandéz de Zayas
Casa Particular Hostal Virginia, calle Redondo (San José) 191 tra Vicente Sumaya (Encarnacion) e Pedro Colina (Independencia), tel. 4199 4209 / 52580581, e-mail jacy@nauta.cu, proprietaria Virginia Yubran Placeres
Ristorante El Dorado, Piro Guinart (Boca) 228, tel. 4199 3849, email nfdeztrini@gmail.com
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Informazioni
inserito il 11/12/2016
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